Clarissa

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CAPITOLO 21 "Clarissa"

Clarissa fissava le lame angeliche sistemate perfettamente sugli scaffali davanti ai suoi occhi, riposte con cura qualche ora prima dal maestro d'armi, Isabelle.
La ragazza aveva sempre avuto molto occhio per tutte le armi angeliche, ricordava bene quanto desiderasse diventare una sorella di Ferro anni prima, glielo aveva ripetuto si e no mille volte. Ricordava ancora la sua felicità quando le avevano affidato l'armeria dell'Istituto, così come ricordava come se fosse ieri il momento in cui aveva scelto le sue armi da battaglia.
"Clary! Che ci fai qui?"
Sussultò quando la voce di Sebastian la distolse dai suoi pensieri, attirando la sua attenzione. Spostò lo sguardo sul ragazzo fermo sulla soglia dell'armeria, ricambiando subito il suo sorriso.
"Sebastian... ciao... ero venuta a vedere se c'era Izzy, volevo chiederle di andare a mangiarci qualcosa insieme...."
"Isabelle è in missione, con Alec e Jace..." le spiegò il ragazzo entrando nella stanza ed avvicinandosi a lei "pensavo che Jace te l'avesse detto..." aggiunse sorpreso.
"Mi stavo allenando, dev'essere uscito mentre ero in palestra..." disse la ragazza con un sorriso poco ocnvincente; era meglio evitare di pensare a quante volte nell'ultimo periodo Jace avesse fatto cose e preso decisioni senza avvisarla.
Erano sempre stati coordinati su tutto, avevano sempre lavorato insieme come una squadra da quando era arrivata all'Istituto anni prima, erano sempre stati sulla stessa lunghezza d'onda... ma negli ultimi tempi Jace sembrava preferire la solitudine alla sua compagnia.
"Tutto bene?" indagò Sebastian guardandola meglio.
Sentì distintamente lo sguardo del ragazzo pesare su di lei, quindi si voltò a guardarlo scoprendolo in attesa di una risposta.
"Si..." mentì abilmente con un sorriso "certo tutto bene..." aggiunse appoggiandosi al tavolo "tu che ci fai qui?" gli chiese cercando di dirottare la conversazione altrove.
Il ragazzo rimase un attimo in silenzio, probabilmente intuendo quanto fosse falsa la sua risposta, ma decise di non insistere oltre. Sfilò con un sorriso il pugnale dalla sua fondina cosciale, appoggiandolo poi sul tavolo affianco a lei con delicatezza.
"Sono venuto a portare questo... l'ho danneggiato durante l'ultima missione, un demone mi ha disarmato e la lama si è scheggiata cadendo per terra..." spiegò pacato "speravo che Izzy potesse darmi una mano ed aggiustarlo..." aggiunse rigirando tra le mani il pugnale.
Clary lo guardò meglio mentre era intento ad osservare l'arma appoggiata sul tavolo; invidiava la pacatezza nella sua voce, capace di infondere un senso di tranquillità anche a chi lo ascoltava parlare. Non era una qualità molto diffusa rendere sereni gli altri, ma Sebastian sembrava essere contornato da un alone di solarità e tranquillità che irradiava anche chi gli stava affianco, così diverso dall'aura cupa e inquieta che aveva il glamour usato da suo fratello in passato.
Il vero Sebastian Verlac aveva lo stesso aspetto di quello conosciuto un paio di anni prima, ma i suoi lineamenti addolciti dalla sua bontà d'animo lo rendevano totalmente diverso e... così angelico.
Il ragazzo si voltò improvvisamente verso di lei, incrociando il suo sguardo e Clary distolse immediatamente gli occhi da lui imbarazzata, colta in flagrante ad osservarlo un po' troppo attentamente.
"Quindi volevi chiedere a Isabelle di mangiare qualcosa?" le chiese.
La ragazza annuì "si... ma ho appena scoperto che è in missione, così come tutti gli altri, quindi..."
"Ci sono io" disse il ragazzo con un sorriso, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Perché non andiamo a mangiarci qualcosa insieme? E' quasi ora di cena e non so a che ora rientreranno gli altri..." aggiunse decisamente convincente.
Clary si sentì in imbarazzo, senza riuscire a spiegarsene il motivo.
Dopotutto era solo una cena tra amici, dato che tutti gli altri non erano all'Istituto... o no?
"Sarebbe fantastico" accettò sorridente "andiamo... qui alla fine succede sempre qualcosa e non si riesce mai a mangiare in pace" aggiunse incamminandosi fuori dall'armeria.
Il ragazzo abbandonò il pugnale sul tavolo, seguendo la ragazza in direzione della mensa.
"Sai dove sono andati gli altri?" chiese curiosa la ragazza.
"Battery Park... qualche ora fa è comparso un demone magico lì... sono via da parecchio tempo in realtà, ci stanno mettendo più del previsto" disse pensieroso, infilando le mani in tasca.
"Si beh... con questi demoni magici è sempre un terno al lotto" commentò sospirando "chi è andato con loro se Magnus è a Santa Barbara con Joel?"
"Non ne ho idea... penso abbiano chiamato qualche altro stregone per andare con loro"
Clary rimase in silenzio, meditando sulla situazione.
"E' strano essere shadowhunter ma non poter fare niente con questi demoni..." disse improvvisamente guardando il ragazzo.
Sebastian la osservò per un istante, accennando un sorriso ed annuendo.
"Si lo è... mi sento un po' inutile" ridacchiò sincero continuando a camminare e riportando lo sguardo davanti a sé.
"E tu come stai?" gli chiese diretta. Il ragazzo tornò a guardarla sorpreso.
"A cosa ti riferisci?" le chiese facendo finta di non capire.
"Alle missioni, all'essere in un Istituto diverso, all'essere tornato dopo tutto quello che ti ha fatto mio fratello, a Rosalie..." disse velocemente "a tutto..." aggiunse riprendendo fiato.
Sebastian tornò a guardare davanti a sé, evitando accuratamente il suo sguardo.
"Bene suppongo..." disse solamente "penso di stare bene" aggiunse pensieroso "non credo di aver superato del tutto quello che mi è successo, ma sto bene..."
"Lo dici tanto per dire o lo pensi davvero?"
Il ragazzo ridacchiò "no, sono sincero..." ammise voltandosi a guardarla "perché dovrei mentirti Clary" aggiunse a bassa voce "sto bene... ma non so perché sono qui" continuò serio.
"In che senso?" chiese confusa.
"Perché mi ha riportato in vita Marshall? Che scopo aveva? Sento di avere uno scopo, ma non so quale sia... e poi tutta questa storia del Pentagono... non lo so, sento che c'è qualcosa sotto, ma non riesco a capire cosa" disse meditabondo "e mi da fastidio non riuscire a capirlo"
Clary restò in silenzio, limitandosi a guardarlo.
Sebastian aveva ragione e le sue domande erano più che lecite. Dovevano scoprire cosa stesse tramando Marshall se volevano davvero fermarlo, la situazione stava diventando insostenibile e loro non riuscivano più ad assolvere ai loro compiti di cacciatori, avevano sempre bisogno di una strega o di uno stregone.
Osservò il ragazzo negli occhi, calamitata dal suo sguardo azzurro.
"Mi dispiace per quello che ti ha fatto mio fratello..." disse improvvisamente a bassa voce.
Sebastian sussultò sorpreso, non si aspettava di certo che la rossa tirasse fuori proprio quell'argomento.
"Cosa c'entra..." disse visibilmente a disagio ed accennando un sorriso "non è colpa tua Clary" aggiunse "Jonathan aveva bisogno di un cavallo di troia con cui entrare all'Istituto ed avvicinarti... e ha usato me"
"Si perché sapeva che un ragazzo come te avrebbe avuto influenza su di me" disse senza pensare. Si rese conto solo dopo averlo detto ad alta voce di ciò che aveva detto e si maledì mentalmente, senza riuscire a spiegarsi perché aveva detto quello che le era uscito dalla bocca.
"Cioè... io intendo che..." cercò di rimediare a ciò che aveva appena detto, ma era difficile negare l'evidenza di ciò che aveva appena ammesso "sei buono e simpatico e gentile..." disse a disagio cercando di sostenere lo sguardo divertito e sorpreso al tempo stesso del ragazzo.
"Sei sempre così tranquillo che infondi tranquillità anche a chi ti sta intorno... non è una dote da tutti" aggiunse abbassando lo sguardo imbarazzata.
Come le era venuto in mente di dire una cosa del genere che poteva essere facilmente mal interpretata?!
Si sistemò i capelli nervosamente, sorridendo al ragazzo in attesa di una sua risposta che non arrivò.
"Perché non andiamo a mangiare?" gli disse smorzando la tensione del momento "ormai è tardi..." aggiunse riprendendo a camminare veloce verso la mensa e maledicendosi mentalmente da sola.
Perché aveva detto quelle cose?
Tutto ciò che aveva detto era vero, ma non avrebbe dovuto dirle a Sebastian.
Perché lo aveva fatto?
"Andiamo su..." disse con un sorriso il ragazzo, avvolgendole la vita con un braccio. E Clary in quell'istante si sentì morire di vergogna. 
Raggiunsero finalmente la mensa e si presero da mangiare. Presero posto su un tavolo da soli e, dopo il primo imbarazzo iniziale, iniziarono a parlare del più e del meno per tutta la cena, scoprendo cose l'uno dell'altra che non avrebbero mai immaginato.
Sebastian era un ragazzo piuttosto timido e riservato, non parlava molto di sé se non ti conosceva bene, ma quella sera era più aperto del solito e più disponibile a raccontare di sé, dimostrandosi una piacevole sorpresa. Era così... virtuoso.
"Non immaginavo ti piacesse la letteratura inglese..." ridacchiò la ragazza guardandolo stupita "ne che tu sapessi cucinare così bene..." aggiunse divertita.
"Moi aussi j'ai un amour fou pour la littérature" ridacchiò il ragazzo "e tu da quanto disegni?" chiese curioso. Clary lo guardò sorpresa.
"Come fai a sapere che disegno?" indagò stupita. Sebastian abbassò lo sguardo imbarazzato. 
"Hai la stanza piena di dipinti... ho supposto li avessi fatti tu"
"Beh si... disegno da quando sono piccola, da quando ho preso in mano una matita..." raccontò ritornando indietro nel tempo "una volta disegnavo sempre, adesso purtroppo ho molto meno tempo" aggiunse triste.
"E perché mai?"
"Le missioni, la vita da shadowhunter... mi porta via tempo" spiegò con un sorriso.
"I nostri doveri angelici non devono precluderci le nostre passioni..." disse pacatamente il ragazzo "dobbiamo ricordarci di essere anche umani... è giusto rispettare le regole e assolvere a tutti i nostri doveri, ma non tralasciando le nostre passioni e ciò che ci caratterizza" aggiunse con un sorriso.
Clary lo fissò riflettendo sulle sue parole; aveva ragione.
"Lo so... ma negli ultimi anni ne sono successe così tante..."
"Oh... non dirlo a me" ridacchiò il ragazzo facendola sentire in colpa.
"Scusa... hai ragione... io... sono stata insensibile" ammise guardandolo colpevole.
Il ragazzo scosse la testa "t'inquiète pas" disse svelto "te l'ho già detto Clary, non è colpa tua" precisò sereno "in realtà... dispiace a me per te" aggiunse pensieroso.
"Per me? Perché?" chiese confusa.
"Hai dovuto uccidere tuo fratello" disse il ragazzo a bassa voce "non penso ci sia cosa più difficile da fare al mondo..."
Clary lo fissò stupita ed incredula al tempo stesso. Nessuno le aveva mai chiesto cosa avesse provato o aveva provato a capirla dopo ciò che era successo. Jonathan era un mostro, è vero, ma era pur sempre suo fratello. Nessuno si era interessato a ciò che si era scatenato nel suo animo, ma lo stesso ragazzo che era stato pestato ed ucciso da suo fratello sì, lui lo aveva fatto.
Come poteva pensare a ciò che aveva provato lei, quando Jonathan lo aveva tenuto rinchiuso in uno sgabuzzino per mesi torturandolo e tenendolo prigioniero?
La bontà d'animo e l'altruismo di quel ragazzo erano quasi surreali, nonostante Joel le avesse raccontato più volte quanto fosse fantastico e fuori dal comune il suo Parabatai.
"Jonathan ha fatto male a tante persone..." disse vaga "e ha fatto un sacco di cose orribili... dovevo fermarlo" aggiunse giocherellando con l'anello sulle sue dita pensierosa "a volte mi chiedo se... se lo avessi incontrato prima... se avessi potuto evitare che facesse certe cose, se avessi potuto evitare quello che ti ha fatto e che diventasse un mostro..." ammise incerta "mi chiedo se le cose sarebbero andate diversamente, se ci fosse stato un modo per eliminare il suo sangue demoniaco..."
Si rese conto di non aver mai detto niente a nessuno di questo, ma con il ragazzo davanti a lei le era venuto così fluido parlare di questo che non si era fatta riguardi e per la prima volta dopo tanto tempo aveva dato voce ai suoi pensieri più profondi e nascosti.
Sebastian sospirò appoggiando i gomiti sul tavolo e si mise comodo.
"Purtroppo con i se e con i ma non si è mai costruito niente Clary... quindi non ha senso che tu continui a tormentarti con queste storie secondo me" le disse sincero "hai dimostrato un grande senso di responsabilità fermandolo, e solo tu potevi farlo... forse se tu avessi incontrato prima Jonathan le cose sarebbero andate in modo diverso, o forse no, questo non possiamo saperlo... ma non possiamo farci niente" disse guardandola negli occhi "purtroppo non si può cambiare il passato..." aggiunse sospirando pensieroso. Clary lo osservò meglio, convinta che ci fosse qualcosa di più sotto la sua ultima affermazione.
"C'entra Rose?" gli chiese diretta.
Voleva saperlo.
Sebastian distolse lo sguardo imbarazzato "anche... " ammise senza aggiungere altro.
"Tu vorresti cambiare il passato?" lo incalzò nuovamente.
"No, non scambierei il passato per niente al mondo" ammise con un sorriso amaro il ragazzo.
"So solo che... non so se sia ancora innamorata di me" aggiunse abbassando lo sguardo ed incrociando le braccia al petto. 
Clary rimase in silenzio, riflettendo sulle parole del ragazzo. Che tenesse ancora alla ragazza era palese, ma aveva avvertito distintamente una nota di malinconia nella sua voce che non riusciva proprio a spiegarsi. In fin dei conti, i suoi dubbi erano più che leciti.
Da quando Rosalie era arrivata all'Istituto aveva costruito qualcosa con Alec che nessuno di loro aveva mai capito realmente, forse neanche Rose ed Alec stessi.
"Sicuramente la situazione non aiuta..." disse a disagio guardando il ragazzo "immagino non sia facile senza poterle parlare... da quando sei... tornato non avete mai avuto modo di parlare e chiarirvi"
Il ragazzo si irrigidì improvvisamente, distogliendo lo sguardo da lei per indirizzarlo su un gruppo di shadowhunter seduto qualche tavolo distante da loro. Osservò il suo cipiglio farsi decisamente più serio e pensieroso, ma c'era qualcosa che non riusciva a decifrare nel suo sguardo.
"Tutto bene?" gli chiese confusa.
Sebastian tornò a guardarla "si certo..." disse accennando un sorriso tirato.
I loro cellulari squillarono all'unisono, prima che la ragazza potesse indagare ulteriormente. Aveva capito che c'era qualcosa di strano nella reazione di Sebastian, ma non riuscì proprio a capire cosa.
Guardò lo schermo del suo telefono, Magnus e Joel erano tornati all'Istituto.
Il biondo si alzò in piedi, sistemando la sedia sotto al tavolo e poi la guardò.
"E' stato belo mangiare insieme" disse facendole l'occhiolino "adesso sarà meglio andare al centro operativo... sentiamo se sono riusciti a scoprire qualcosa" disse accennando un sorriso. Le sembrò quasi sollevato dal terminare lì il discorso, quindi decise di non proseguire oltre. Dopotutto, non erano affari suoi...
Si alzò in piedi a sua volta.
"Oh si certo, andiamo..." disse entusiasta, prima di incamminarsi verso la sala dove avrebbero incontrato Magnus e Joel. 

Claimed by the shadows - II VolumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora