Scars of your past

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CAPITOLO 18 "Scars of your past"

Laurance scattò fuori dalla porta, rincorrendo la ragazza che sembrava corresse più veloce del vento. Per un attimo ipotizzò che si fosse disegnata una runa velocità, ma si ricordò che non faceva più uso del suo stilo da un bel po' di tempo ormai...
Corse veloce su per le scale con il fiatone cercando di raggiungerla, mentre il cuore batteva furibondo nel suo petto, ma sembrava tutto inutile; la perse di vista dopo pochi metri.
Non era nei suoi programmi che Rose venisse a sapere chi era suo padre in quel modo.
Più volte aveva cercato di dirle la verità, ma non era mai riuscito ad andare fino in fondo.
La ferita era ancora aperta dopo tanti anni, e l'idea che suo padre fosse uno psicopatico schiavo della magia nera gli rendeva ancora più difficile essere sincero, anche con sé stesso. Era il Jhonatan Morgenstair dei nascosti, come poteva convivere con quell'identità?
Era meglio far finta di essere qualcun altro, di essere figlio di qualcun altro...
Sbucò nella sala principale guardandosi intorno freneticamente alla ricerca della ragazza, ma di lei nessuna traccia. Il petto che si abbassava ed alzava velocemente non gli permetteva di respirare bene e per un attimo sentì mancargli l'ossigeno al cervello.
Doveva trovarla.
"Laurance..."
Si voltò di scatto verso Elisabeth, guardandola fuori di sé. La ragazza intuì immediatamente ci fosse qualcosa che non andava nel ragazzo e si avvicinò preoccupata.
"Tutto bene? Mi sembri strano..." constatò apprensiva guardandolo meglio.
Laurie scosse la testa ancora con il fiatone, non riusciva neanche a parlare a causa del fiato corto. Diede la colpa alla corsa appena fatta, ma era certo di avere quasi un attacco di panico in atto. Non poteva permettersi di perdere Rose, era una delle persone più importanti della sua vita e si sentiva un verme per averle mentito così. 
"Hai... hai... visto... Rose?" farfugliò cercando di riprendere fiato e continuando a guardarsi intorno. Si aprì nervosamente il primo bottone della camicia, allentando la morsa che sentiva sulla sua trachea e che gli rendeva ancora più difficile l'insipirio e l'espirio. 
Elisabeth lo fissò sorpresa e per un attimo le sembrò impazzito.
"L'ho vista correre verso il parco... ma penso fosse di fretta" disse incerta "ma cosa succede?" indagò curiosa comprendendo all'istante che ci fosse qualcosa che non andava nell'aria.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, senza rispondere scattò verso l'uscita che portava al parco, riprendendo la sua corsa disperata.
Doveva raggiungerla, doveva spiegarle le cose come stavano.
Non poteva permettere che Rose lo odiasse, era la sua migliore amica, l'unica persona di cui si fidava ciecamente dopo Albert. Non avrebbe mai voluto che andasse a finire così...
Improvvisamente, la intravide sulla collina, mentre camminava veloce verso il boschetto cresciuto rigoglioso sulla cima. Accelerò la corsa cercando di raggiungerla ed in pochi minuti riuscì a recuperare la distanza tra di loro, ma non abbastanza per raggiungerla.
"Rose fermati!" urlò cercando di fermare la sua corsa, ovviamente senza alcun risultato.
"Rosalie, aspetta, fammi spiegare..." urlò nuovamente con il fiatone; ma la ragazza continuò a correre, allontanandosi sempre di più dall'Accademia.
"Claudo cursa" urlò in direzione della ragazza, ma neanche il suo incantesimo per arrestare la sua corsa funzionò.
Doveva aver attivato uno scudo magico intorno a lei...
"Maledizione..." farfugliò senza smettere di correre; cercò di correre più veloce che poteva, più veloce del vento, finché non ebbe un'idea.
"acceleratum cursa" disse ed improvvisamente venne sbalzato in avanti come se fosse spinto dal vento, riuscendo finalmente a raggiungerla. L'afferrò rapido per il polso facendola voltare di scatto verso di lui. 
"Rose ti prego io..." le parole gli morirono in gola quando vide le lacrime rigare il volto arrossato della ragazza e gli occhi gonfi dal pianto.
Era distrutta.
"Lasciami andare" urlò strattonando il polso e liberandosi dalla sua presa. Riprese a camminare verso la cima della collina, ma non si diede per vinto e continuò a seguirla rapido a poca distanza, ma senza più toccarla.
"Rose ti prego devi ascoltarmi... io volevo dirtelo te lo giuro solo che... che non sapevo come farlo" disse in difficoltà continuando a correrle dietro "non è una cosa di cui vado fiero... non sapevo come dirtelo, volevo dirtelo nel modo giusto... io"
La ragazza non lo fece terminare e si voltò di scatto, appoggiando le mani sul suo petto e dandogli uno spintone che quasi lo fece cadere per terra.
"E quindi secondo te è meglio che io sia venuto a saperlo da Paul Martens? Lo stregone che abbiamo rapito per farci dare informazioni su Marshall? Su tuo padre?" urlò furiosa, mentre un vento sopranaturale iniziò a soffiare da Est sempre più forte.
Laurie si guardò intorno preoccupato, consapevole di ciò che stava rischiando. Il cielo si fece sempre più nero ed in pochi secondi delle intense nuvole viola si concentrarono sopra le loro teste. Un tuono squarciò il silenzio intorno a loro, ed il ragazzo riportò lo sguardo sulla ragazza davanti a lui ma per niente intimorito. La magia di Rose era potente, avrebbe potuto radere al suolo l'intera Accademia, ma non lui...
"Io non posso crederci... per tutto questo tempo... mi avete nascosto una cosa del genere. Non mi avete detto niente, nonostante tutti i discorsi che abbiamo fatto su Tom Marshall e... per l'Angelo! A Venezia abbiamo combattuto contro di lui..." urlò sempre più fuori di sé. Lo fissò incredula, mentre il ragazzo se ne stava in piedi davanti a lei con lo sguardo basso e le mani in tasca, senza il coraggio di guardarla in faccia.
Non riusciva davvero a capacitarsi di come l'avessero tenuta all'oscuro di tutto.
Le avevano mentito spudoratamente, per mesi e mesi.
"Per me non è facile ammettere che Tom Marshall è mio padre" disse improvvisamente il ragazzo continuando a fissare il terreno. Rose lo guardò incapace di dire qualsiasi cosa, se avesse parlato lo avrebbe solo ricoperto di insulti ed il suo cuore martellava impazzito nel petto. Stava cercando disperatamente ti trattenere a freno i suoi nervi; un fremito continuava a solleticare le sue dita, mentre la sua magia scalpitava per esplodere e riversare tutta la sua rabbia all'esterno, ma sapeva che avrebbe fatto una strage e non poteva permetterlo.
Stava cercando disperatamente di tenere a freno i suoi poteri oscuri ormai liberati e privi di catene, ma... era così difficile.
Le nuvole sopra di loro restavano concentrate e sul punto di esplodere, mentre le raffiche di vento aumentavano d'intensità. Strinse i denti ed i pugni, conficcandosi le unghie nel palmo della mano e cercando di resistere all'impulso di distruggere tutto ciò che era intorno a lei.Improvvisamente, un suono acuto e lontano raggiunse le loro orecchie e lo sguardo di Laurance volò sulla struttura dell'Accademia, ormai distante da loro. Vide distintamente tutti i vetri saltare in aria, andando in mille frantumi come se fossero di carta. Rose, in piedi davanti a lui, era pervasa da scosse elettriche nere emanate dalla sua magia; il volto contratto della ragazza palesava la sua difficoltà nel trattenere la sua magia dentro di lei.
"A Venezia mi ha ferito... mio padre mi ha quasi ucciso Rosalie..." farfugliò a bassa voce senza alzare lo sguardo. Non aveva niente da dire, se non quelle parole che gli laceravano l'anima ormai da mesi e di cui non aveva parlato a nessuno.
La ragazza avvertì il tono ferito del ragazzo ed improvvisamente intuì ciò che doveva passargli per la testa in quell'istante; come se si fosse risvegliata, le scosse elettriche nel suo corpo svanirono improvvisamente. Fece un bel respiro chiudendo gli occhi e lentamente cercò di calmarsi; scatenare tutto quel putiferio non sarebbe servito a niente, ne era consapevole.
Aveva ceduto al buio, era ora di far tornare la luce. 
Restò in silenzio e con gli occhi chiusi per qualche minuto, finché la raffiche di vento non cessarono e poté avvertire nuovamente i raggi del sole scaldare la sua pelle.
Decise quindi di riaprire gli occhi, osservando seriamente lo stregone davanti a lei.
"Tuo padre potrà essere anche la peggior canaglia sulla Terra... ma pensavo ti fidassi di me" commentò delusa. Laurance alzò la testa di scatto, guardandola disperato.
"Ma io mi fido di te Rose... come puoi pensare che non sia così... sei una delle persone di cui mi fido di più al mondo, ti metterei la mia vita in mano!" affermò agitato avvicinandosi a lei e guardandola negli occhi. I suoi occhi azzurri erano ancora lucidi per le lacrime versate poco prima ma, con grande sorpresa della ragazza, anche gli occhi dorati di Laurance erano ricoperti da un velo di lacrime.
"Allora perché non me l'hai detto" disse duramente continuando a guardarlo. Laurance si guardò intorno in difficoltà, cercando di trattenere le lacrime.
"Perché per me è difficile accettare che lui sia mio padre" ammise infilando le mani in tasca "vorrei non averlo mai conosciuto, vorrei non essere suo figlio, vorrei che lui non fosse mai esistito... ha rovinato la mia vita e quella di mia madre" sbottò continuando a non guardarla.
"Tua madre?" chiese confusa senza capire.
"Mia madre è morta a causa sua" disse alzando il tono di voce "l'ha distrutta intraprendendo il cammino delle tenebre! Mia madre era solo una povera stupida innamorata di un uomo malvagio, che non ha niente che fare con me e che se potessi cancellare io stesso da questo pianeta lo farei immediatamente" aggiunse quasi urlando "si è lasciata usare, si è fatta fare il lavaggio del cervello e alla fine la magia nera l'ha uccisa... è morta per l'amore che provava per Tom Marshall" vomitò sincero, continuando a guardarla insofferente.
Rose lo guardò incredula e confusa.
"Com'è successo?" chiese con un filo di voce.
Laurance sospirò voltandole le spalle.
Fissò l'orizzonte verde, ripercorrendo nella mente i suoi ricordi di molti anni prima. Parlare di ciò che era successo non era facile per lui, aveva seppellito quei ricordi molto tempo prima ed era per questo che non aveva voluto parlarne con Rose... per non doverli riportare a galla.
La mano delicata della ragazza si appoggiò sul suo braccio, cercando di incoraggiarlo implicitamente a proseguire, ma lui restò in silenzio, con gli occhi fissi sul prato davanti a loro, assorto nei suoi pensieri.
"Laurie" lo richiamò la ragazza riportandolo improvvisamente alla realtà "spiegami se vuoi che io capisca..."
"Poco prima che io nascessi Marshall si era interessato molto alle arti oscure... Albert era preoccupato che potesse finire su una cattiva strada e insieme agli altri membri del pentagono ha cercato in tutti i modi di mostrargli quello che sarebbe potuto accadere facendo uso della magia nera in modo improprio..."
"I membri del pentagono?" chiese curiosa "cos'è il pentagono?"
Laurance si voltò verso di lei, guardandola finalmente negli occhi.
"Ci sono molte cose che non sai ancora Rose... se mi dai l'opportunità ti spiegherò tutto, questa volta davvero" disse serio "voglio essere totalmente sincero con te..." aggiunse.
La ragazza lo guardò incerta per un istante, ma poi annuì.
"Vai avanti... ti ascolto" sospirò mordendosi il labbro.
"Il pentagono era un gruppo che avevano creato Marshall, De la Roux ed altri tre stregoni. Era un gruppo chiuso, nato durante gli anni di scuola... sono cresciuti insieme e sono diventati tutti stregoni molto potenti. Due di loro, possedevano puro sangue angelico ed i loro poteri magici non derivavano da sangue demoniaco, ma da puro sangue angelico..."
"E uno di questi era Marshall... e l'altro?" chiese curiosa.
Laurance sospirò "esatto..." disse guardandosi intorno per un istante, per poi tornare a guardarla dritto negli occhi "l'altro era Andrew Thorne" ammise.
Rosalie lo fissò incredula.
"Che cosa?! Mio padre?!" chiese sconcertata.
Suo padre le aveva nascosto tutto quello?
"Si, tuo padre..." confermò lo stregone infilando le mani in tasca.
"i componenti del pentagono erano Tom Marshall, Albert De la Roux, Andrew Thorne, Paul Martens e Jospeh Meyer..." le spiegò, intenzionato a proseguire il discorso "per questo De la Roux ha incaricato me di portarti all'Accademia... perché sapeva che avevamo più cose in comune di quanto pensassimo ed effettivamente direi che ha fatto centro in pieno" disse alzando gli occhi al cielo e smorzando per un istante la tensione del discorso.
Rose scosse la testa incredula, non poteva davvero crederci.
Per tutto questo tempo lei aveva saputo una verità a metà, aveva conosciuto solo un lato della medaglia, restano all'oscuro di tutto.
"Ecco perché De la Roux conosceva la natura dei miei poteri, le mie origini... perché conosceva mio padre" disse a bassa voce collegando tutto ciò che le era successo mesi prima.
"Cos'è successo con Marshall dopo?"
"Sono nato io e... per qualche anno tutto è andato bene, poi Jospeh Meyer ha scoperto la verità... è sparito di punto in bianco, nessuno l'ha più trovato, ne hanno saputo che fine avesse fatto... De la Roux e tuo padre l'hanno cercato in ogni parte del mondo, ma non l'hanno mai trovato" disse pensieroso "mia madre si è trasferita all'Accademia con Marshall... e si è portata dietro anche me"
"Tom Marshall viveva all'Accademia?" chiese stupita.
"Si... l'Accademia è stata fondata da De la Roux, per aiutare i giovani stregoni e le giovani streghe ad imparare a controllare i loro poteri, come ben sai... per allontanare Marshall dalla via della notte l'ha tirato dentro al suo progetto ma non ha ottenuto niente" disse indurendo il tono "Marshall ha continuato a praticare la magia nera in modo sconsiderato, iniziando a covare dentro di lui l'idea di conquistare il mondo" disse disgustato "e mia madre... mio dio, mia madre era succube delle sue follie. Per anni l'ho vista aiutarlo nei suoi incantesimi, nelle sue magie, nelle sue pozioni... finché un giorno... un giorno un incantesimo è finito male e mia madre ci ha rimesso la vita" la voce di Laurance si incrinò ed abbassò la testa interrompendo il discorso.
Rosalie lo fissò sconvolta dalle notizie appena apprese, rendendosi conto solo in quel momento del perché fosse stato così difficile per il ragazzo parlare del suo vero padre. Le aveva nascosto la verità, ma forse iniziava a capire il perchè...
"Ha provato a riportarla in vita con la necromanzia... ma era morta per... per... un incantesimo che non avrebbe permesso di tornare... indietro" disse con difficoltà, tirando su con il naso un paio di volte "uno degli incantesimi più oscuri che ci siano..."
Senza pensarci un istante di più, Rose fece un passo in avanti e avvolse il ragazzo con le sue braccia, stringendolo forse al suo corpo. Laurie abbandonò la testa sulla sua spalla, stringendo il corpo della ragazza al suo come non aveva mai fatto prima di allora.
Si sentiva scoperto, svestito di tutte le sue barriere. Vulnerabile.
Ma doveva andare avanti.
Sciolse l'abbraccio e, trattenendo le lacrime, proseguì il racconto.
"Aspetta, devo dirti tutto Rose... non è mai stato un buon padre nei miei confronti... mi ha affidato ad Albert quando siamo arrivati all'Accademia... a lui interessava solo della sua magia" continuò scuotendo la testa "dopo che mia madre è morta a causa sua, facendogli da cavia durante un rituale che non aveva mai eseguito, io ho giurato a me stesso che non gli avrei più permesso di fare del male a qualcuno... il suo piano è riprovevole, io non posso permettere che riesca nel suo intento, sarebbe la fine per il mondo nascosto e per gli shadowhunter Rose" disse guardandola negli occhi "non amo gli shadowhunter... lo sai anche tu... ma non perché abbia qualcosa contro di loro, ma perché mi ricordano incessantemente tutto quello che era mia madre" ammise con voce strozzata ed un senso di colpa immenso investì Rose.
Si sentì terribilmente in colpa per tutte le volte che avevano discusso per i suoi pregiudizi nei confronti dei cacciatori di ombre. Non era mai riuscita a capire cosa avesse Laurance contro di loro, dato che di fatto anche lui era un Nephilim... ma adesso era tutto più chiaro.
"Per questo non sopporto vedere le rune sulla mia pelle..." disse con un sorriso amareggiato "perché mi ricorda mia madre..." aggiunse guardando l'orizzonte perso nei ricordi.
"Lui ha... cercato di tirarti dentro in questa cosa? In questo suo progetto..." chiese incerta.
Laurance annuì "più volte ha cercato di coinvolgermi nel suo piano malato... ma ho avuto la fortuna di crescere con Albert... lui mi ha fatto capire qual è la giusta via da seguire, mi ha insegnato cosa può succedere da uno scorretto uso della mia magia e... lui è come se fosse mio padre Rose" ammise guardandola intensamente "per me Tom Marshall non è niente... Albert De la Roux è l'uomo che mi ha cresciuto, non potrei mai tradirlo" disse mordendosi il labbro.
Lo fissò in silenzio, ancora incredula per tutto quello che aveva appena ascoltato. Non sapeva cosa pensare, la sua testa era in confusione e si sentiva così stordita da non riuscire a dire una parola.
"Mi dispiace non avertelo detto prima Rose... mi dispiace averti tenuto nascosto tutto questo, ma... io mi vergogno" disse alzando il tono di voce "io mi vergogno di chi è il mio vero padre. Vorrei non averlo mai conosciuto, vorrei che non fosse mai esistito, io vorrei essere figlio di qualcun altro... ma non posso, non posso cambiare le cose e non hai idea di quanto tutto questo mi abbia tormentato per anni. Io voglio fermarlo, voglio fermarlo con le mie mani..." disse a raffica guardandosi intorno sconvolto. La ragazza, istintivamente appoggiò una mano sulla sua guancia, accarezzandolo dolcemente.
"Laurance..." disse attirando il suo sguardo "basta..." disse sotto voce guardandolo intensamente.
"Rose io..."
"Ti perdono" disse risoluta, convinta di ciò che stava per dire "non possiamo scegliere i genitori, su questo hai ragione... e adesso so che non me l'hai detto perché per te era difficile farlo, non perché non volessi farlo..." aggiunse pensierosa. Guardò il ragazzo davanti a lei, provando ad immaginare cosa avrebbe potuto provare se fosse stata al suo posto. La verità era che l'idea che la propria madre fosse stata uccisa dalla smania di potere del padre sarebbe stata insopportabile per chiunque probabilmente.
Che infanzia poteva aver avuto senza l'amore di un padre e di una madre?
"Mi dispiace per quello che ti ha fatto mio... mio padre" disse il ragazzo abbassando lo sguardo nuovamente.
Rosalie lo guardò senza capire "a cosa ti riferisci?"
"Al fatto che tu sia dovuta venire qui perché sei stata costretta... andiamo Rose, se non fosse successo quel che è successo a Venezia tu probabilmente non saresti mai venuta qui..." ammise amareggiato passandosi una mano tra i capelli.
"Sei l'unica che ha una possibilità di riuscire a spezzare l'incantesimo di Tom... e sei stata costretta a venire qui per aiutarmi, per imparare a controllare la tua magia... ma se non fossi stata obbligata, tu saresti venuta all'Accademia? Avresti scelto la tua natura magica?" le chiese diretto rialzando lo sguardo. La ragazza rimase in silenzio per qualche istante, spiazzata da ciò che le aveva appena detto lo stregone.
Aveva ragione.
Una serie di circostanze delineate dal destino l'avevano portata lì, all'Accademia, senza che lei ci avesse pensato davvero alla proposta di Laurance. Era stata in balia degli eventi per giorni, con un susseguirsi di eventi e notizie che non le avevano permesso di fermarsi a pensare, di riflettere su ciò che avrebbe voluto fare nella sua vita...
I primi tempi lì erano stati duri. L'idea di non poter vedere ne sentire nessuno, l'idea di aver abbandonato tutti così, l'idea di aver lasciato quel mondo nuovo che stava iniziando a scoprire... la maggior parte dei giorni era triste. Restava chiusa in biblioteca notte e giorno a leggere libri per potenziare i suoi poteri ed andarsene da lì il più in fretta possibile, le ore in aula durante le lezioni sembravano interminabili, la maggior parte della gente lì dentro la definiva come mezza strega e dentro di lei in realtà doveva ancora accettare l'origine dei suoi poteri...
Non poteva dire di essere stata fin da subito felice lì all'Accademia, ne di aver accettato fin da subito la sua magia, ma con il passare del tempo tutto era migliorato.
Aveva girato il mondo insieme a Laurance, che le aveva fatto scoprire lati della magia che non aveva neanche mai minimamente immaginato; avevano intrapreso un pellegrinaggio in tutti i luoghi magicamente più attivi e con più storia, andando di paese in paese, conoscendo culture, rituali, incantesimi e credenze diverse; aveva avuto modo di conoscere, cantare, ballare, mangiare, pregare in tantissimi posti diversi, con tantissime persone diverse appartenenti a congreghe magiche diverse ed ogni volta che tornavano all'Accademia riusciva a vedere qualche particolare in più sul mondo magico che aveva sempre ignorato prima.
Qualche dettaglio in più che l'affascinava sempre di più.
All'Accademia si era creata la sua routine, circondandosi di persone su cui inizialmente non avrebbe scommesso un centesimo, ma che alla fine erano diventate la sua famiglia.
Lentamente si era fatta strada in un mondo che inizialmente aveva fatto difficoltà ad accettare, ma che alla fine di tutto l'aveva portata ad accettare sé stessa, in tutte le sue sfumature, di luce e di buio. Perché dopo tanto tempo passato a cercarsi, finalmente aveva capito.
Lei era questo.
Luce e buio.
Insieme. 
Non sarebbe mai potuta essere o uno o l'altro, avrebbe dovuto convivere con entrambi i suoi aspetti per sempre, equilibrandoli.
Sorrise involontariamente, guardando il ragazzo davanti a lei.
"E' vero... sono stata costretta a venire qui... ma se tornassi indietro potendo scegliere e sapendo tutto ciò che ho imparato e conosciuto in questi mesi qui rifarei tutto quello che ho fatto, senza esitazioni" ammise sincera "sono una Nephilim è vero, proprio come te... ma la mia magia è qualcosa di più grande e spesso tende a prendere il sopravvento" aggiunse allargando il sorriso "non fartene una colpa Laurie... affronteremo insieme tutto questo, ce la faremo vedrai... la faremo pagare a tuo padre per tutto quello che ha fatto..." concluse prendendo la mano del ragazzo e stringendola forte tra la sua.
"Te lo prometto" aggiunse decisa. Avvertì distintamente i suoi occhi cambiare di tonalità, ormai ci aveva fatto l'abitudine,e una sensazione di calore invase la sua mano trasmettendola in quella dello stregone. Gli occhi dorati del ragazzo saettarono sulle loro mani unite, sorridendo involontariamente.
"Tu ce la farai Rose..." la corresse.
Rosalie distolse lo sguardo pensierosa. Erano mesi ormai che sentiva il peso della responsabilità sulle sue spalle, e la paura di non farcela continuava a corroderla dentro, senza lasciarle un attimo di tregua. Lei stava facendo tutto il possibile, ma non era certa di riuscirci, neanche con i suoi poteri celestiali... o infernali... punti di vista dopotutto...
"E se lo facessimo insieme?"
"Che cosa?" chiese confuso il ragazzo.
"Il contro incantesimo... facciamolo insieme" ripeté convinta "non sono certa di potercela fare da sola, ma forse facendolo insieme avremo più chance di riuscirci..."
"Non so se sia una buona idea Rose... è molto complicato fare un rituale insieme ad un altro stregone, lo sai anche tu. Se uno di noi due dovesse distrarsi o non essere sulla stessa lunghezza d'onda dell'altro le conseguenze potrebbero essere catastrofiche, soprattutto se parliamo di un incantesimo di questa portata..." disse incerto "potremmo peggiorare la situazione, o peggio ancora... renderla irreparabile..."
"Allora ci alleneremo a farlo insieme" affermò convinta, per nulla intenzionata ad indietreggiare. Era certa che la sua fosse l'idea migliore; i loro poteri, insieme, sarebbero sicuramente stati sufficienti per compiere il contro incantesimo di cui avevano bisogno. Non avrebbero avuto dubbi, sarebbero andati a colpo sicuro.
"Non so se De la Roux ce lo permetterà... anche lui conosce i rischi"
"Memento audere semper..." disse guardandolo "indovina chi ce lo ripete sempre?" chiese ironica con un sorriso. Lo stregone sospirò, accennando poi un sorriso.
"Sei assurda Rose..." commentò ridacchiando "ma hai ragione..."
"Preferisci 'audentes fortuna iuvat'?" gli chiese ridendo "il concetto è sempre quello e mi sembra che De la Roux ce l'abbia ripetuto più volte negli ultimi mesi... non potrà dirci di no, anzi, dovrà aiutarci" ridacchiò finalmente meno tesa.
"Speriamo che la fortuna ci aiuti davvero..." commentò alzando gli occhi al cielo il ragazzo.
"Non avremo bisogno di fortuna Laurie, ci alleneremo e ce la faremo. I tempi stringono ormai, dobbiamo sbrigarci. Il fatto che abbia attaccato l'Istituto vuol dire che sta assumendo sempre più potere... dobbiamo fermarlo prima che faccia altri danni"
"Rose... e se contattassimo anche tuo padre?" chiese incerto il ragazzo guardandola.
La ragazza gli volò agli occhi "non se ne parla. In questo momento non ho bisogno dei miei genitori tra i piedi. Dopo tutto quello che mi hanno tenuto nascosto il minimo che possono fare è restarne fuori"
"Pensaci... insieme ad Albert potrebbe aiutarci... Martens è fuori gioco, ed era l'unico del pentagono dalla parte di Marshall... tu padre e de la Roux insieme possono aiutarci"
"Stiamo parlando di scatenare una specie di guerra magica?" chiese ironica guardandolo, ma tornò seria subito dopo "suppongo di sì..." affermò distogliendo lo sguardo pensierosa.
L'idea di coinvolgere suo padre in tutta quella storia non le faceva fare i salti di gioia, ma Laurance aveva ragione, probabilmente sarebbe stato d'aiuto.
Forse avrebbe dovuto parlare di tutta quella storia con Joel, ma il Clave non glielo permetteva.
"Dimmi una cosa..." disse improvvisamente il ragazzo "quindi ci serve Sebastian per fare annullare l'incantesimo di Marshall?" chiese curioso.
Rose annuì "si... serve il suo sangue..."
"Perché proprio lui?"
"Martens ha detto che avevano bisogno di qualcuno ucciso da Jhonatan Morgenstair... ma non so il perché"
Laurance sospirò meditabondo, cercando di collegare le informazioni che avevano a disposizione. Che collegamento c'era tra Marshall e Jonathan Morgenstair?
"Anni fa mio padre ha collaborato con Valentine da quello che ricordo..." disse pensieroso, cercando di scavare nella sua memoria "non so se possa c'entrare qualcosa con il circolo tutta questa storia..."
"Pensavo che Valentine volesse la morte di tutto il mondo nascosto, con la coppa mortale e tutto il resto..." rifletté confusa.
Un sorriso amareggiato si dipinse sul volto di Laurance "già... ma mio padre non è un nascosto..." precisò "un Nephilim con la magia farebbe comodo nelle schiere di chiunque..." aggiunse.
"Ma cosa c'entra tutto questo con Jhonatan?"
"Non lo so... dobbiamo scoprirlo. Intanto torniamo all'Accademia e parliamo con De la Roux... dobbiamo assolutamente contattare tuo padre il prima possibile, non abbiamo più tempo Rose... che ti piaccia o no dovremo coinvolgerlo in tutto questo"

Per farmi perdonare la lunga assenza, ho deciso di aggiornare a tempi record! 
Le cose si stanno facendo sempre più serie... finalmente abbiamo scoperto il passato di Laurance e cosa nascondeva, inoltre il padre di Rose verrà coinvolto in tutta questa storia e resta ancora il dubbio su cosa c'entri Sebastian in tutto questo... voi cosa ne pensate?
Piccolo spoiler: nel prossimo capitolo ci troveremo all'Istituto di New York.
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

Claimed by the shadows - II VolumeWhere stories live. Discover now