Open doors

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CAPITOLO 13 "Open doors"

"Impetus ingens" disse sotto voce tendendo la mano verso il rubinetto, ma ne uscì soltanto qualche gocciolina ribelle, niente di più, niente di sensazionale. Sbuffò scocciata riprovandoci per l'ennesima volta, ma anche questa volta il suo incantesimo non andò a buon fine.
Era incredibili come le riuscisse così naturale interferire con il fuoco e controllarlo, ma avere a che fare con l'acqua le costava una fatica immensa. Anche un banale incantesimo come quello le riusciva difficile quel giorno, forse complice il suo stato d'animo turbato che si portava a presso da quando erano stati all'Istituto giorni prima.
Il pensiero di Alec continuava a torturarle la mante, senza lasciarle tregua neanche un istante. Aveva cercato di non pensarci, di concentrarsi su altro, ma per quanto ci provasse il giovane Lightwood restava lì, al centro della miriade dei suoi pensieri.
Aveva riflettuto molto sui suoi sentimenti per il ragazzo, ed era giunta alla conclusione di essere troppo confusa per capire cosa provasse per lui in quel momento.
Sentiva il bisogno di stare con lui,anche solo poche ore; avrebbe desiderato ribaciarlo altre mille volte e poter vivere la sua quotidianità insieme a lui come facevano prima che partisse per l'Accademia, prima che cambiasse tutto, ma l'idea che non l'accettasse così com'era la frenava ogni volta che si immaginava con lui.
Non che le avesse mai detto qualcosa sulla sua natura di strega, non direttamente almeno, ma ogni volta cercava di tralasciare questo suo aspetto, che era sempre più parte di lei.
Non era disposta a mettere tutto da parte per lui, non avrebbe mai messo da parte chi era per qualcuno.
Per quanto odiasse ammetterlo, Laurance dopotutto aveva ragione...
Era stato per più di un anno con Magnus Bane ed il suo sguardo, ogni volta che i suoi occhi verdi si appoggiavano sullo stregone, brillavano di ammirazione, come se ogni sua mossa fosse strabiliante. E lo era, effettivamente; Magnus Bane era davvero incredibile, probabilmente uno degli stregoni più potenti che avesse mai conosciuto.
Ma cosa c'era che non andava in lei allora?
Non era... il giusto tipo di strega per lui?
Un tuono improvviso la fece sobbalzare spaventata, cogliendola di sorpresa. Non aveva mai avuto paura del temporale, ma persa nei suoi pensieri si era isolata nei meandri della sua mente, come faceva ormai da giorni.
Alzò gli occhi al soffitto innervosita, mentre tese di nuovo la mano verso il rubinetto.
"Impetus ingens" ripeté ad alta voce; ma ancora una volta, non successe niente.
Sbuffò sempre più alterata "dannato shadowhunter" imprecò cercando di sfogare il suo nervosismo. I nervi tesi da giorni non le rendevano di certo tutto più facile, complicavano solo la situazione già complessa di suo. Odiava essere in balia dei suoi sentimenti, odiava che le sue emozioni interferissero così sulla sua magia e sui suoi incantesimi. Se avesse voluto diventare davvero forte, avrebbe dovuto imparare ad avere più controllo sui suoi poteri, non poteva lasciare la loro buona riuscita al caso o alle sue emozioni del momento.
Lei doveva poter controllare ogni sua mossa, sempre.
Voleva dimostrare ad Alec di essere brava, di essere una strega potente, in grado di controllare i suoi poteri e di non lasciarsi controllare dalle tenebre insite nel suo dna.
L'idea di avere una spada sopra alla testa non le piaceva.
Era questo che non sopportava della sua magia, la sua natura così oscura, la sua origine così nera. Nonostante qualsiasi nascosto avesse sangue demoniaco nelle vene, lei a volte si sentiva quasi in balia dei suoi poteri. Prigioniera delle tenebre, più di chi aveva sangue demoniaco dentro di sè. Aveva paura di poter perdere il controllo della sua magia da un momento all'altro, aveva paura che le tenebre la reclamassero improvvisamente, senza avere abbastanza forza interiore da resistere, aveva paura di non poter controllare un potere così grande.
Forse era tutto questo che Alec vedeva in lei.
Forse aveva paura dei suoi poteri, della sua natura, della sua discendenza...
Dopotutto, neanche lei era sicura di poter camminare sempre nella luce, come poteva un Nephilim accettare il suo lato oscuro che non poteva cancellare?
Forse era quello il prezzo da pagare per avere i suoi poteri?
La convivenza con la consapevolezza di discendere dall'angelo nero, il signore oscuro, Lucifero in persona? Perfino i suoi poteri rispecchiavano l'oscurità della sua magia... l'acqua resisteva al suo controllo, mentre il fuoco scalpitava per uscire dalle sue mani senza alcuna difficoltà.
Era come se l'acqua avesse paura di lasciarsi controllare da lei, per quello la prima volta che aveva cercato di usare la sua magia molto tempo prima, in casa di Lady Fitzroy il vaso si era rotto. L'acqua aveva opposto resistenza a lei, mentre il fuoco qualche minuto dopo era uscito dalle sue mani senza alcun problema.
Ma era riuscita a spiegarsi tutto quello solo con il tempo, solo con le giuste spiegazioni.
De la Roux sosteneva che, con il tempo, sarebbe riuscita a controllare molto bene anche l'acqua, serviva solo allenamento... e lei si sarebbe allenata.
Alzò nuovamente la mano fissando il rubinetto più decisa che mai "impetus ingens" disse con voce decisa, alzando il tono di voce, in attesa di vedere l'acqua uscire dal rubinetto.
Per un istante non successe niente, ma improvvisamente degli schizzi d'acqua saettarono impazziti fuori dal rubinetto del lavandino investendola in pieno e bagnandola da testa a piedi.
Guardò incredula il rubinetto, imprecando mentalmente. Tutto intorno a lei era bagnato, compresi i suoi vestiti ed i suoi capelli. Era fradicia, dalla testa ai piedi.
"Cazzo" esclamò con i nervi a fior di pelle, cercando di scrollarsi l'acqua di dosso.
Alzò una mano veloce e con un movimento rapito del polso tutta l'acqua evaporò immediatamente, asciugando tutte le superfici intorno a lei. Uscì dal bagno furibonda, togliendosi il vestito che indossava ormai inzuppo.
"Ma come può essere successo" borbottò sotto voce sempre più innervosita "tutta colpa di Alec e di quanto mi fa incazzare..." rifletté tra sé e sé continuando a farfugliare imprecazioni contro il ragazzo.
Sapeva bene di non dover osare troppo con i suoi poteri quando non era in vena, soprattutto quando si trattava di qualche incantesimo su cui aveva delle difficoltà; ma l'idea di essersi lasciata trasportare dal nervosismo provato per la questione di Alec le faceva perdere la testa.
Quel ragazzo era deleterio per lei e per la sua magia in quel momento, nonostante avesse pensato per giorni solo ed esclusivamente al suo bacio ed alle sue maledettissime labbra.
Si avvicinò all'armadio per prendere dei vestiti asciutti, quando il suo occhio cadde sul mobile che usava per truccarsi, pieno zeppo di gioielli che aveva preso un po' in tutto il mondo con Laurance. Il suo sguardo azzurro cadde su una collana in particolare, che conosceva fin troppo bene e che le aveva dato molto da pensare fino a qualche settimana prima.
D'istinto prese la collana di Sebastian e la rigirò tra le dita lentamente, analizzandola attentamente.
Quel giorno all'Istituto, era stata così presa dalla sua missione di distruggere i demoni che non aveva neanche avuto tempo di salutarlo né di scambiarci una parola.
Dopo quasi due anni che non si vedevano...
Forse aveva paura di affrontarlo, di dover spiegare anche a lui ciò che era diventata... o forse in cuor suo aveva già fatto una scelta che non aveva il coraggio di portare a termine?
Da quando lo aveva visto a New Orleans, si era ripromessa di non mandare più a quel paese una missione per il suo istinto, quindi si era controllata. Aveva seguito la ragione una volta tanto... aveva fatto la cosa giusta, lo sapeva, ma forse c'era troppa confusione nella sua vita, un po' troppe porte aperte ancora che non rendevano sicuramente le cose più facili.
Era arrivato il momento di chiuderne qualcuna?
Sbuffò alzando gli occhi al soffitto; per tutto quel tempo aveva pensato ad Alec ed al suo bacio incredibile... ma non aveva minimamente pensato a Sebastian. Non era forse già questa una risposta alle sue domande?
Non parlavano da due anni, l'ultima volta che si erano visti due anni prima stavano insieme ed erano felici. Poi era sparito e tutto si era complicato...
Come stavano le cose adesso?
Ripercorse con la mente l'istante in cui, per un secondo, lo aveva sfiorato sfilando la sua arma angelica per combattere il demone, ed una sensazione stranissima attraversò ogni muscolo del suo corpo provocandole un brivido lungo la schiena. I suoi capelli biondissimi e gli occhi blu avevano incatenato il suo sguardo, ma si era sganciata immediatamente per tornare alla battaglia, prima di combinare qualche altro guaio.
Forse avrebbe potuto dirgli qualcosa, almeno salutarlo... ma le parole le erano rimaste in gola, intrappolate.
Si rigirò tra le dita le collana pensierosa, quando un'idea improvvisa e pericolosa le attraversò la mente fulminea. Avrebbe rischiato molto, è vero, ma se nella sua vita non avesse rischiato altre volte si sarebbe persa un'infinità di possibilità.
Memento audere semper dicevano gli antichi romani, e anche De la Roux tendeva a ripeterglielo sempre...
Abbandonò la collana sul comodino, vestendosi frettolosamente. Prese i primi jeans neri che trovò sotto mano ed un maglioncino azzurro che le piaceva tanto. Infilò i suoi anfibi ed uscì dalla stanza correndo veloce verso la stanza in cui tenevano tutti gli oggetti per praticare i rituali.
Cercò velocemente quello che le serviva ed uscì dalla stanza prima che qualcuno potesse vederla; nove candele strette tra le mani, e tornò rapida in camera sua prima che qualcuno si accorgesse che lei era stata lì.
Si richiuse la porta della sua camera alle spalle e chiuse a chiave la serratura.
Nessuno sarebbe dovuto entrare, se l'avessero scoperta sarebbe potuta finire davvero male questa volta.
Sistemò in centro alla stanza le nove candele in forma circolare, componendo un cerchio perfetto.
Ci aveva messo un bel po' prima di imparare a disegnare le forme geometriche in modo perfetto; ma se c'era una cosa che aveva appreso era che, se volevi un rituale perfetto, ti serviva anche una geometria perfetta. La geometria era alla base dei rituali.
Fece un bel respiro e prese la collana di Sebastian tra le mani, portandosi al centro del cerchio piuttosto nervosa. Le ci volle solo un secondo di concentrazione, e tutte le candele si accesero come se fossero state sfiorate da una fiamma ardente.
Ok, era quasi fatta.
Ancora qualche minuto e poi non sarebbe più potuta tornare indietro.
Si stava giocando tutto, anche la sua libertà.
Ma doveva sistemare le cose con Sebastian, doveva chiudere una porta fondamentale della sua vita. Finché sarebbe rimasta aperta, non avrebbe potuto aprirne un'altra.
Ricordava di averlo visto fare a Elisabeth una volta.
Il rituale di trasposizione non era usato perché apparteneva ai rituali di magia oscura, ma permetteva di spostarsi in un altro luogo, superando ogni barriera magica e senza tracciare il proprio spostamento. Così, in teoria, non l'avrebbero potuta rintracciare. Non avrebbe lasciato indizi del suo spostamento fisico e spirituale in un altro luogo. Non ci sarebbe stato alcun rintracciamento che avrebbe potuto trovarla, ne magico, ne Nephilim, ne Parabatai, ne angelico.
Un unico pegno... il sangue.
Questo era il prezzo della magia oscura.

Con un coltellino si ferì il palmo della mano e strinse forte la collana chiudendo il pungo concentrandosi attentamente. Non poteva commettere errori, avrebbe messo in pericolo sé stessa e tutti gli altri.
"Huc advenio"
disse decisa.
Lasciò scivolare la collana dalle sue mani e, non appena toccò il suolo, una luce bianca si sprigionò da esso, costringendola a chiudere gli occhi abbagliata dalla luce intensa.
Per qualche istante si sentì incredibilmente leggera, come se stesse volando. Riaprì gli occhi, guardandosi intorno incredula e sorpresa.
Tutto era bianco intorno a lei, non c'era alcun riferimento...
Poi, così com'era iniziato all'improvviso, finì improvvisamente, facendole riacquistare il suo peso corporeo e poté avvertire nuovamente il terreno sotto i suoi piedi. In una frazione di secondo, tutto intorno a lei assunse acquistò di nuovo forma, e riconobbe subito stanza in cui aveva passato i suoi mesi all'Istituto.
La stanza di Sebastian.
Si guardò intorno agitata, non sembrava esserci nessuno ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, un improvviso scatto della serratura della porta del bagno attirò la sua attenzione facendola voltare di scatto spaventata che qualcuno potesse scoprirla, ma, l'unica cosa che vide, fu solo il soggetto dei suoi pensieri in carne ed ossa.
Il suo cuore fece un balzo nel petto.
Si fissarono increduli a vicenda, continuando ad osservarsi in silenzio, quasi avessero paura di risvegliarsi da un sogno se avessero parlato. I loro occhi azzurri continuavano ad analizzarsi spiazzati, mentre i loro cuori battevano furiosi contro il petto sincronizzati.
Ma loro questo non potevano saperlo.
Rose non riusciva a togliere gli occhi di dosso da Sebastian.
Dopo tutte le volte che aveva sognato di poterlo rivedere, di poterci parlare un'ultima volta... adesso era lì. In carne ed ossa.
Lui era lì.
Davanti a lei, in quella che fino a qualche mese prima era stata la sua stanza.
Lo osservò a lungo in silenzio, cercando di studiare la sua figura in quelle vesti che non gli aveva mai visto, e lui fece altrettanto. Analizzò curiosa il suo cosciale da cui sbucava una lama angelica che non aveva mai visto prima, evidentemente quell'arma non era dell'istituto, apparteneva proprio a lui. La sua figura slanciata fasciata da jeans neri, anfibi e un maglioncino grigio era la stessa di sempre; il suo volto, il suo sguardo ed i suoi capelli biondissimi erano uguali, proprio come se li ricordava, proprio come li aveva sognati nell'ultimo anno e mezzo. I suoi lineamenti sembravano essere tesi, ma riconobbe lo stesso ragazzo che due anni prima era uscito dalla porta di camera sua dicendole quanto l'amasse, e poi non era più tornato, facendola sprofondare nel baratro più profondo che avesse mai esplorato.
Stava per aprire la bocca e dire ciò che aveva elaborato poco prima nella sua stanza; che era andata lì per chiudere con lui, per fare chiarezza sul loro rapporto, per salutarlo e dirgli quanto fosse felice che fosse tornato, per ammettere che lei però aveva superato la loro storia. 
Stava per aprire la bocca e dire tutto questo, ma le parole le morirono in gola, poi, improvvisamente, il ragazzo le sorrise timido ed il suo cipiglio teso si addolcì.
Rose non riuscì più a trattenersi.
Quel sorriso angelico che l'aveva fregata troppe volte...
Con uno scatto annullò la distanza tra di loro fiondandosi tra le sue braccia e poté avvolgere il suo corpo muscoloso dopo due anni che non lo faceva. Affondò il viso nell'incavo del suo collo, mentre il suo profumo che avrebbe riconosciuto tra mille invase le sue narici prepotente, riportandole alla memoria vecchi ricordi che credeva sepolti per sempre.
Una lacrima solitaria fece capolino sulla sua guancia.
Si era ripromessa di non piangere, ma quello era troppo.
Strinse il corpo del ragazzo ancora più forte con le sue braccia e non le ci volle molto per avvertire la presa sicura intorno alla sua vita farsi sempre più stretta. Si aggrappò con tutte le sue forze a lui, trattenendo un singhiozzo sommesso, mentre le braccia del ragazzo la sostenevano solide.
"Rose..." sussurrò piano sul suo collo emozionato, provocandole dei brividi lungo la schiena.
Il suo nome pronunciato da quelle labbra angeliche e con il suo dannato accento francese sembrava quasi surreale da quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che l'aveva potuto udire. Allentò la presa per poterlo guardare in faccia e avvolse il suo viso con le mani, avvertendo di nuovo la morbidezza della sua pelle nivea al tatto, proprio come se la ricordava. Si persero nei loro occhi blu, continuando a fissarsi increduli per quel ricongiungimento che non pensavano sarebbe mai avvenuto, e trattenendo le lacrime emozionati.
"Sebastian..." sussurrò la ragazza a pochi centimetri dalle sue labbra, ancora sconvolta.
Non poteva essere vero, lui era morto.
"L'altro giorno... io..." farfugliò con difficoltà a proseguire per l'emozione il ragazzo, accarezzandole una guancia con la mano, come per accertarsi che fosse vera.
Rose lo interruppe e non lo fece terminare "dovevo aiutare Laurance... non ho potuto salutarti" si giustificò rapidamente, ma il ragazzo scosse la testa con un mezzo sorriso "non devi scusarti... lo so. Mi hai salvato la vita" disse guardandola intensamente "se non fosse stato per te, quel demone avrebbe fatto fuori sia me che Jo" aggiunse sistemandole delicatamente un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Sfiorò con le dita i numerosi orecchini sul lobo della ragazza, provando l'irrefrenabile impulso di baciarla.
Non poteva farlo, non era certo che lei l'avrebbe voluto.
Dopotutto, era passato così tanto tempo...
"Non avrei mai permesso che vi succedesse qualcosa"
"Lo so..." disse pacato guardandola negli occhi.
Si guardarono intensamente, cercando di leggere l'uno dentro l'altra.
Senza capire cosa volessero entrambi.
Senza sapere cosa fare.
Totalmente persi.
Tutte le certezze che Rosalie Thorne aveva prima di trasportarsi in quella stanza, esplosero svanendo come il fumo di un incendio che si spegne, lasciando posto alla confusione più totale.
Rose sostenne lo sguardo continuando a fissare il ragazzo, confusa come mai prima di allora.
Il ricordo del bacio con Alec l'aveva torturata per giorni, rendendole impossibile addirittura il sonno... ma adesso...
Le dita del ragazzo sfiorarono lentamente il labbro ancora tumefatto dalla battaglia della ragazza, mentre i suoi occhi blu fissarono la ferita "perché non ti sei guarita con l'Iratze... o con la magia?" le chiese sotto voce fissando le sue labbra.
Rose schiuse le labbra, abbandonandosi al tocco del ragazzo; aveva dimenticato quanto potesse essere delicato "è una ferita causata da un demone magico... l'Iratze non la guarisce e neanche la magia..." spiegò a bassa voce, adeguandosi al tono di voce del biondo.
Sebastian sollevò lo sguardo immergendosi nuovamente nei suoi occhi blu e con la mano scese a sfiorarle il collo. Un brivido percorse la schiena della ragazza e, in quel preciso istante, Rose decise di mandare tutto a quel paese.
Non poteva resistere oltre.
Il momento per pensare sarebbe arrivato dopo.
Seguendo il suo istinto, si alzò sulle punte ed annullò la distanza tra di loro, catturando finalmente le labbra del ragazzo che desiderava da quando aveva messo piede in quella stanza. Una scossa elettrica attraversò il suo corpo, sentendo un incredibile energia pulsare dentro di lei improvvisamente, non appena sfiorò le labbra di Sebastian. Si staccò per un istante senza fiato, ma tornò immediatamente a baciarlo, riprovando la stessa incredibile sensazione di poco prima, come se avesse preso la scossa.
Era come se la magia dentro di lei fremesse al contatto con lui, sfogando le sue emozioni rimaste assopite e nascoste per troppo tempo.
Avvolse le sue guance con le mani fredde preoccupata che potesse allontanarsi, ma Sebastian circondò la sua vita con le braccia e l'attirò ancora di più a sé approfondendo il bacio. Schiuse la bocca incontrando la sua lingua, iniziando una danza che avevano sempre ballato fin troppo bene insieme.
Era assurdo come fosse passato così tanto tempo, ma allo stesso tempo come se non fosse passato neanche un giorno.
Affondò le mani nei capelli biondi del ragazzo, tirandolo ancora di più verso di sé. Senza il minimo sforzo, lui la sollevò prendendola in braccio e la ragazza avvolse le gambe intorno alla sua vita decisa a non fermarsi; non ce l'avrebbe fatta neanche se avesse voluto.
Si avvicinò alla scrivania, facendola sedere sul ripiano, continuando a baciarsi come se fosse l'unica fonte di ossigeno dopo ore passate sotto acqua in apnea. Si baciavano famelici, come non avevano mai fatto prima di allora, senza riuscire a staccarsi l'uno dall'altra.
Sebastian spinse la testa della ragazza contro le sue labbra, mentre le mani di Rosalie iniziarono a vagare sul suo corpo per accertarsi che fosse tutto vero. Riportò le mani sulle sue guance e si staccò dalle sue labbra, appoggiando la fronte contro la sua.
Chiuse gli occhi ancora con il fiatone, senza mollare la presa sul suo viso "non mi sembra vero che tu sia vivo" farfugliò a bassa voce cercando fiato per parlare.
Il suo petto si alzava e si abbassava irregolarmente, ma una risata spontanea uscì dalle sue labbra.
Era felice. Era dannatamente felice.
"Non ho fatto altro che pensare a te, per tutto questo tempo" disse a bassa voce Sebastian, prima di riunire le loro labbra con un bacio a stampo.
"Mi sembra di respirare di nuovo" disse Rosalie dandogli un bacio a stampo a sua volta.
"Non posso credere che tu sia venuta qui all'Istituto, è pericoloso per te, potrebbero scoprirti" disse il ragazzo dandole l'ennesimo bacio a stampo.
"Non riesco a starti lontana" farfugliò unendo ancora una volta le loro labbra, ma quando cercò di allontanarsi il ragazzo la trattenne, ridacchiando felice "allora resta qui" borbottò sulle sue labbra sollevandola e girando su sé stesso tenendola in braccio.
Al diavolo tutto. Al diavolo l'Accademia, il Conclave, la magia, il mondo invisibile...
Rose appoggiò i piedi per terra ed iniziò a torturare la runa tatuata sul suo collo con le labbra. Il profumo così familiare di Sebastian la mandò in estasi, mentre le mani del ragazzo si infilarono veloci sotto la sua maglietta sfiorandole la schiena nuda.
"Mi sei mancato così tanto" mormorò sotto voce staccando per un istante le labbra dalla pelle morbida del suo collo, rendendosi conto di essere definitivamente persa.
Non riusciva più a pensare razionalmente, ne a controllare le sue parole.
Il ragazzo sorrise, consapevole che non potesse vederlo "toi aussi" disse a bassa voce soffiando sulla sua pelle. Rose sorrise sentendo di nuovo il suo francese dopo tanto, davvero tanto tempo.
Tornò a guardarlo negli occhi... il sorriso di poco prima ancora stampato in faccia.
Gli accarezzò una guancia dolcemente, ancora incredula di poterlo toccare di nuovo.
In pochi secondi, ripercorse con la mente i mesi in cui credeva che l'avesse abbandonata senza dirle niente e i momenti di disperazione che aveva provato quando aveva saputo della sua morte.
Se il ragazzo era lì, lo doveva ad uno scherzo del destino che ancora doveva scoprire, ma lo doveva soprattutto alla magia oscura.
La magia delle tenebre... così pericolosa, eppure così potente.
La magia che ancora non aveva imparato ad accettare del tutto.
Annullò di nuovo la distanza tra di loro, premendo le sue labbra sulle labbra del ragazzo ed assaporandone il sapore che aveva quasi dimenticato.
Tutto ciò era surreale.
Senza aggiungere altro, si abbandonarono entrambi al loro istinto ed alle loro emozioni, seguendo totalmente il loro cuore comprendendo quell'implicita decisione di mandare tutto a quel paese per quella notte. Nessuna guerra, nessun demone, ne cacciatori, ne streghe...
Quella notte ci sarebbero stati solo loro due. Quella notte sarebbe stata solo loro.
Rosalie sapeva bene che non sarebbe dovuta essere lì.
Era pericoloso, ma non poteva farne a meno.
Sebastian le sfilò lentamente la maglietta torturandole il collo con le labbra ed i denti e lei fece lo stesso con lui. Le mani della ragazza sganciarono svelte la cintura con le armi angeliche, che ricaddero per terra pesantemente e saettò a sbottonargli i jeans. Pochi minuti dopo, caddero nel letto senza di vestiti, continuando a baciarsi in preda alla passione, come se tutto quello non stesse succedendo realmente; come non facevano da quasi due anni, ma come se non fosse passato un giorno dall'ultima volta in cui l'avevano fatto.
"Ci sentiranno... tuo fratello è nella stanza qui affianco" ridacchiò il ragazzo mordendole un labbro.
Rose rise sommessamente facendo cadere la testa all'indietro in estasi quando le labbra del ragazzo iniziarono a scendere dal collo verso il petto "nullum sonitus" farfugliò a bassa voce.
Sebastian sollevò lo sguardo curioso, ma senza distogliere l'attenzione da ciò che stava facendo.
Rose sorrise maliziosa "ecco fatto... adesso non ci sentirà nessuno" aggiunse afferrando il mento del ragazzo, ed obbligandolo a riunire le loro labbra.

COLPO DI SCENA!
La nostra cara Rose alla fine è caduta tra le braccia di Sebastian, cosa succederà adesso con Alec? Qualcuno scoprirà che è dentro l'Istituto in compagnia dello shadowhunter francese?
Aggiornamento in tempi record perchè non so quando potrò aggiornare con il prossimo capitolo, vi lascerò un po' con il fiato in sospeso ;)

Claimed by the shadows - II VolumeWhere stories live. Discover now