I'm sorry

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CAPITOLO 39 "I'm sorry"

Aveva discusso per ore con suo padre e De la Roux, ma nessuno dei due sembrava pensare che fosse una buona idea andare da Lady Fotzroy.
Rosalie invece, era sempre più convinta che quella fosse la scelta migliore.
Nessuno di loro poteva aiutarla, ma forse lei aveva qualche informazione in più al riguardo.
La sua mente continuava a tormentarsi con l'idea di quanto fossero tutti estremamente egoisti, interessati solo alla loro sicurezza ma ben poco a come si sentisse lei, privata di ogni potere. Non gliene fregava niente a nessuno del vuoto martoriante che sembrava corroderla dall'interno, prosciugandola di ogni energia.
Era come se, insieme ai suoi poteri, avessero preso anche un po' delle sue emozioni e della sua energia vitale. Era normale che si sentisse così dopotutto; il suo Ki trovava energia spirituale nella sua energia magica, nel fuoco infernale.
Adesso che non aveva più quello, non era più niente.
Rosalie camminava rapida per i corridoi dell'Istituto di New York, ripetendo mentalmente tutte le cose che avevano detto suo padre ed il suo maestro fino a pochi istanti prima, quando era ancora nella loro stanza con loro.
Doveva pensare rapidamente a qualcosa, prima che fosse troppo tardi.
Lei si sarebbe ripresa i suoi poteri, a costo di andare dritta da Marshall.
Doveva trovarlo.
"Rose!"
Sussultò presa alla sprovvista quando la voce di Alec attirò la sua attenzione, distogliendola dai suoi pensieri. Si fermò di colpo e si voltò, osservando il ragazzo in piedi davanti a lei.
"Dove stai andando?" indagò sospettoso.
Rosalie si morse il labbro nervosa.
Non aveva voglia di litigare ancora con lui.
"In camera mia" mentì abilmente, anche se in fin dei conti non era proprio una bugia.
"Hai parlato con Andrew e Albert?"
La ragazza annuì, poi distolse lo sguardo stizzita.
"Non credono si auna buona idea andare da Lady Fotzroy"
"E non lo è davvero Rose..."
Ripresero a camminare, dirigendosi verso la stanza che una volta apparteneva proprio alla ragazza.
"Vorrei solo che capiste che per me non è facile" disse Rose continuando a guardare davanti a sé. Un'idea malsana si insinuò all'istante nella sua mente, delineando ciò che avrebbe dovuto fare nonostante fosse conscia del fatto che sarebbe stata una pessima idea ascoltare il suo istinto adesso. Il suo istinto non era attendibile, ma c'era una cosa che voleva fare.
Più di ogni altra cosa.

"Lo so, ma ne va della tua incolumità..."
Rose chiuse per un istante gli occhi.
Ormai aveva deciso, ormai sapeva cosa doveva fare.
Si fermò davanti alla porta di camera sua e si voltò verso il ragazzo. Lo guardò intensamente negli occhi, decisa a dirgli tutto definitivamente. Ormai teneva tutto dentro da troppo tempo.
"Grazie per essermi stato sempre accanto Alec... mi dispiace non essere stata all'altezza delle aspettative, ma sono stata ingannata e adesso mi sento così inutile" ammise sincera abbassando lo sguardo.
La mano dello shadowhunter volò rapida sotto il suo mento, facendole sollevare il volto per guardarla meglio negli occhi.
"Tu sei straordinaria Rosalie" disse inaspettatamente, e la ragazza lo guardò spiazzata. Poi riprese a paralre.
"Inizialmente dubitavo di te, del tuo potere, del fatto che tu potessi farcela... ma ho sempre ignorato quanto tu fossi straordinaria" ripeté come se lo stesse dicendo anche sè stesso.
Rose lo guardò metabolizzando le sue parole.
L'ultima persona che gliel'avvea detto, l'aveva pugnalata alle spalle.
Prima che potesse rendersene conto, le labbra dello shadowhunter raggiunsero le sue, ricnogiungendole dopo tantissimo tempo.
Rosalie restò immobile, spiazzata dal gesto avventato del ragazzo, ma dopo qualche istante di incertezza rispose al bacio con vigore ed il cuore iniziò a batterle tachicardico.
Da quanto agognava quel momento?
Tanto.

Aprì con il piede la porta della sua stanza alle sue spalle ed entrarono rapidi richiudendola dietro di loro.
Nessuno dei due sembrava volersi staccare, mentre le loro mani iniziarono a vagare sui loro corpi avide di quel contatto che non avevano realizzato per troppo tempo.
Rose sfilò svelta la maglietta del ragazzo, appoggiando le mani sul petto nudo e cosparso di rune di Alec. Percorse la sua pelle morbida al suo tatto dall'addome fino alle spalle, beandosi del corpo perfetto del ragazzo. Un gemito di apprezzamento sfuggì dalle sue labbra impegnate a baciarlo, mentre le mani del cacciatore compirono lo stesso movimento ma senza la grazia avuta dalla ragazza. Le sue mani strinsero possessive le rotondità della ragazza, poi iniziò a scendere sempre di più, fino ad arrivare ad afferrare le sue natiche sode e la sollevò senza sforzo. Rose circondò la vita di Alec con le gambe, senza smettere di baciarlo.
Si spogliarono in fretta, cadendo sul letto goffamente e senza nessuna intenzione di fermarsi.
Ormai era troppo tardi.
Prima che uno dei due potesse dire qualcosa, Alec si fece largo tra le sue gambe ed entrò in lei senza attendere un attimo di più. Un gemito di piacere sfuggì dalle labbra di entrambi, appagati da quella sensazione che non provavano da troppo tempo.
Non avevano più modo di tornare indietro, giusto o sbagliato che fosse.
Ormai era troppo tardi.

Rosefissava il soffitto ormai da ore in silenzio, coperta solo dal lenzuolo fino, senza muoversi per non svegliarelo shadowhunter assopito affianco a lei. Si voltò a guardarlo per un istante.
Alec dormiva con un espressione beata in volto, così rilassato come non lovedeva da tempo.
Non era certa fosse stata la cosa giusta da fare, avrebbe complicato tutto, maavevano seguito il loro istinto e non erano riusciti a fermarsi. Lo volevano datroppo.
Aveva sempre dato retta al suo istinto, e ci aveva sempre azzeccato.
Ricordava di essere rimasta sempre sorpresa dal potere che aveva di fare sempre la cosa giusta, nonostante fosse la più impensabile nel momento in cui la faceva.
Istinto magico.
Questa era la definizione più corretta.
Gliel'aveva spiegato Laurance, qualche tempo prima, quando gli aveva rivelato quella strana sensazione che la colpiva ogni tanto spingendola a fare qualcosa nonostante fosse inaspettata.
Le aveva spiegato come, solo alcune streghe, avevano il potere di sentire, ciò che era intorno a loro, proprio come succedeva a lei. 
il suo non era mai stato istinto casuale o colpi di testa il suo era da sempre istinto magico che l'aveva guidata nella giusta direzione. Adesso, nonostante il suo istinto le dicesse chiaramente di non fare ciò che stava per fare, aveva deciso di farlo lo stesso.
Aveva bisogno di risposte
Aveva bisogno di un piano d'azione, e nessuno all'Istituto avrebbe potuto aiutarla. 
Sarebbe andata da Lady Fotzroy.
Guardò per un istante lo shadowhunter disteso affianco a lei.
L'avrebbe odiata, ne era certa.
Silenziosamente, scivolò fuori dal letto, iniziando a vestirsi senza fare nessun rumore. Indossò nuovamente i suoi vestiti cercando di fare in modo che non si svegliasse e scrisse rapidamente un biglietto con solo due parole.
Mi dispiace.
Alec l'avrebbe stracciato non appena l'avrebbe letto, ma doveva sapere. 
Quando fu pronta, raccolse in uno zaino delle sue cose frettolosamente ed appoggiò il biglietto sul suo posto vuoto affianco al ragazzo; poi, uscì dalla stanza senza voltarsi.
Se l'avesse guardato un'ultima volta, non sarebbe riuscita ad andarsene.
Richiuse piano la porta dietro di lei e si incamminò per i corriodi silenziosi dell'Istituto.
Era quasi l'alba.
Camminò svelta, raggiungendo in pochi minuti l'uscita e non ci pensò un attimo ad uscire dalla struttura.
Non era la mossa giusta, lo sapeva bene, ma doveva farlo. Il peso che opprimeva il suo torace ormaid a giorni non le permetteva dir espirare, lei doveva ritrovare sè stessa.
Andò svelta verso la fermata dell'autobus e, con il primo mezzo che si fermò davanti a lei, salì allontanandosi definitivamente dall'Istituto di New York.
Ancora una vlta da sola incontro al suo destino. 

Claimed by the shadows - II VolumeWhere stories live. Discover now