Escape route

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CAPITOLO 37 "Escape route"

POV Laurance 

Camminavanoin quella foresta sperduta ormai da ore, diretti verso il loro rifugio chenessuno avrebbe mai potuto trovare e dove avrebbero potuto mettere in atto la prossima mossa del loro piano. Suo padre aveva studiato quel piano nei minimi dettagli negli anni passati, rendendolo di fatto uno stratagemma perfetto.
Non aveva mentito per così tanto tempo, aveva odiato davvero suo padre per innumerevoli anni. Tuttavia, dopo averlo incontrato qualche settimana prima, aveva avuto modo di ricredersi.
Non aveva da subito compreso le sue intenzioni; l'alto contenuto alcolico che aveva in corpo quel giorno non gli aveva permesso di essere lucido, ma quando avve accettato di incontrarlo di nuovo di nascosto da tutti, le sue motivazioni e le sue spiegazioni gli erano sembrate chiare.
Tom Marshall non era il cattivo che tutti credevano.
O almeno, così la sua mente pensava. 
Il rifugio ormai distava pochi chilometri dalla loro posizione attuale;  una volta raggiunto quel luogo, nessuno li avrebbe visti ne sentiti graziealla barriera magica che lui stesso aveva innalzato intorno al loronascondiglio qualche giorno prima.
Nessuno avrebbe potuto rintracciarli, nessuno li avrebbe piùritrovati.
"Laurance sbrigati, dobbiamo raggiungere il rifugio prima che tramonti il sole"
Laurance ignorò la voce dura di suo padre, ma continuò a camminare dietro dilui in silenzio.
La sua mente era tormentata dai sensi di colpa, consapevole di ciò che avevafatto e di ciò che avrebbe causato il suo gesto alle persone a cui voleva bene.
Aveva mentito a tutti, avevadeluso tutti, aveva tradito tutti.
Un traditore, era considerato solo questo adesso probabilmente;proprio come suo padre.
Fissò la schiena di suo padre, che camminava a qualche metro di distanza davantia lui con passo deciso. Il passo deciso di chi è abituato a comandare ed aottenere ciò che vuole, sempre.
Aveva passato tutta la vita ad opporsi al volere di Tom Marshall, aveva passatola sua infanzia ad odiare quel padre così assente, aveva passato l'adolescenzaa pensare ad un modo per fargliela pagare.
Alla fine di tutto aveva ceduto.
Si era sottomesso al richiamo delle arti oscure ed al volere di suo padre,anche se aveva giurato a sé stesso che non sarebbe mai successo.
Eppure, adesso Tom Marshall sembrava cambiato.
Nonostante i suoi loschi piani, suo padre non sembrava essere così male come loaveva sempre descritto Albert e tutto ciò che stavano facendo, nella suaassurdità, aveva un senso logico.
"Sei sordo? Accelera il passo se non vuoi essere catturato dal Conclave" loincalzò acidamente la ragazza che camminava al suo fianco, spintonandolo conuna mano.
"Jane, perché non vai avanti da sola invece di parlare?" chiese alterato bloccandoi suoi passi "lasciatemi in pace" borbottò secco.
La ragazza si fermò di colpo per guardarlo meglio , sorridendo maliziosa.
"I sensi di colpa ti tormentano Marshall?"
Laurance digrignò i denti sentendosi chiamare con il suo vero cognome.
Un cognome che non aveva quasi mai usato per lamaggior parte della sua vita e che adesso lo infastidiva ancora di più, ricordandogli ciò che aveva fatto alle persone che avevano piena fiducia in lui. Albert, Rose, Beth, Edward...
"Sai farti i cazzi tuoi o sai solo rompere le palle?" rispose nervosovoltandosi verso di lei.
Senza che se ne accorgesse, totalmente privo di controllo, la sua magia scatenò un tuono seguitoistantaneamente dall'arrivo di un fulmine che si schiantò sul terreno, giusto apochi passi dalla ragazza. Il terriccio della foresta bruciò in fretta,generando una lieve coltre di fumo.
Resosi conto di ciò che aveva fatto inconsapevolmente, cercò di rimediare subito generando un getto d'acqua che andò a spegnere quella debole fiammela, in grado però di emettere del fumo che avrebbe rischiato di farli avvistare. 
Strinse i pugni cercando disperatamente di riprendere il suo autocontrollo e chiuse gli occhicercando di staccare la mente, ignorando il fastidio che gli attanagliava lo stomaco.
La risata della ragazza rimbombò fastidiosamente nelle sue orecchie, mentre unasua mano si appoggiò delicatamente sulla sua guancia.
Improvvisamente, un sensodi calore invase le sue guancie, mentre un alone dorato proveniente dal palmodella mano della strega davanti a lui si irradiò sul suo viso.
"Sei nervoso eh?" lo prese in giro catturando le negatività del suo animo conla magia.
Jane ci sapeva fare con le arti della mente, era sempre stato il suoforte.
"Datti una calmata, o finiremo per farciscoprire a causa tua" aggiunse con un ghigno.
"Laurance, basta! Vuoi forse farci scoprire dagli shadowhunter e da Albert? Non è il caso di fare scenate adesso. Mi aspetto molto di più da te" lo ammonì suo padre tornando indietro per controllare cosastessero combinando i due ragazzi dietro di loro. Si fermò a pochi passi daloro, affiancato dal suo fedele compagno Paul Martens.
"Dobbiamo sbrigarci" aggiunse quest'ultimo "smettetela di fare i ragazzini. Se ciprendono, non avranno alcuna pietà per noi... non riusciremo a scappare ancorauna volta" gli ricordò duramente.
"Fatela stare zitta ed io andrò dove volete" sbottò nervoso Laurance,incamminandosi nuovamente nella direzione prestabilita ed ignorando totalmente l'occhiataccia della ragazza. Superò rapido i dueuomini infilando le mani in tasca, e riprese a camminare guardando il terrenopieno di foglie e fanghiglia sotto i suoi piedi.
Non aveva voglia di ascoltare le cazzate di Jane, ne tantomeno le sueprovocazioni.
In quel momento voleva solo stare da solo, ma quella ragazza fastidiosasembrava non volergli dare tregua da quando erano andati via dall'Accademia.
Sentì la risatina divertita della ragazza raggiungere ancora una volta le sueorecchie, ma decise di non darci alcun peso e continuare a camminare senzadargli la minima importanza.
Avvertì dei passi dietro di lui, piuttosto svelti; infatti, in pochi secondi lafigura di suo padre si materializzò al suo fianco, camminando insieme a lui.
Laurance non alzò la testa dal terreno, ma continuò a camminare in silenzio.
"Hai fatto la cosa giusta"
La voce di suo padre gli arrivò nelle orecchie come un tornado, travolgendoloimprovvisamente senza alcun preavviso.
Hai fatto la cosa giusta.
Ma lo aveva fatto davvero? Non aveva forse tradito tutte le persone a cuivoleva bene e che gli erano stati accanto negli ultimi anni?
E poi, la cosapeggiore... aveva tradito Rosalie.
Un mano si appoggiò delicatamente sulla sua spalla, facendogli finalmentealzare lo sguardo sulla figura che camminava accanto a lui. Guardò suo padrenegli occhi, specchiandosi in quello sguardo verde smeraldo ma in grado didiventare dorato, proprio come il suo.
"Hai fatto la cosa giusta Laurance" gli ripetè rassicurante guardandolo negliocchi.
Laurance si morse il labbro nervoso.
"Tu dici?" chiese scettico.
"Si... non avevamo altro modo, lo sai. Il Conclave ci sta addosso da troppotempo... dobbiamo smantellarlo e l'unico modo per farlo è avere a disposizionetutto il potere possibile. Il fuoco infernale ci sarà di immenso aiuto, saràfondamentale!"
"Ma abbiamo rubato i poteri ad una strega!" sbottò Laurance fermandosinuovamente. Tom si fermò con lui, facendo cenno a Martens e Jane diproseguire senza di loro verso il rifugio.
"Lo abbiamo fatto per uno scopo più grande"
"Non avevamo il diritto di fare una cosa del genere"
"Laurance ne abbiamo già parlato... è per un bene più grande"
"Potevamo parlarne anche con Rosalie, potevamo parlarne con lei e spiegarletutto... avremmo potuto averla dalla nostra parte"
Marsahll guardò il figlio spiazzato per qualche secondo, poi mutò il suosguardo incuriosito incrociando le braccia al petto ma senza staccare i suoiocchi dal volto tormentato del ragazzo.
"Bene bene..." disse sorridendo malizioso "lei ti piace!" esclamò sorpreso dallarivelazione.
Laurance guardò altrove nervoso, infilando nuovamente le mani in tasca.
"Questo non ha rilevanza..." rispose vago scappando dallo sguardo di suo padre.
"Ho visto cos'è successo prima che scappassimo..." disse Tom "l'hai baciata..." gliricordò.
Laurance sbuffò alzando gli occhi al cielo.
"E va bene! L'ho baciata!" esclamò a voce alta allargando le braccia "ho fattouna cazzata, ok?"
"Hai fatto quello che ti sentivi di fare ragazzo" disse lo stregone, attirandofinalmente gli occhi verdi del figlio su di lui.
Era la prima volta che sembrava concedergli un tono quasi comprensivo.
Quando Tom fu certo di averel'attenzione del figlio, decise di proseguire.
"Ti capisco Laurance... è la diretta erede dell'inferno, è la protettrice delfuoco infernale, Rosalie Elisabeth Thorne è una dea vera e propria... capisco cheil suo potere possa affascinarti..."
"Non c'entra il suo potere!" ribattè subito il ragazzo.
"Certo che no, ma la sua potenza potrebbe essere un ostacolo per noi"
"Ha perso tutto il suo potere a causa mia... direi che questo non è più unproblema" rispose secco il ragazzo. Dopo qualche istante di silenzio, prima cheil padre potesse dirgli altro, Laurance si incamminò nuovamente lungo ilsentiero, velocizzando il passo per non dover più parlare di quella storia.  

Claimed by the shadows - II VolumeWhere stories live. Discover now