113. Alexis ☼ Un incantesimo chiamato amore

442 33 0
                                    

Michele è un avversario formidabile. Come Arcangelo il suo elemento è il fuoco, ma quando combatte sa essere freddo e controllato, peggio di un robot. E proprio come una dannata macchina, sembra in grado di prevedere e vanificare ogni mia mossa e la cosa mi sta innervosendo.

Dopo che ha minacciato la vita di Lavinia, sfidarlo è stato inevitabile. Non avevo considerato, però, con quale impeto i ricordi mi avrebbero travolto. Ricordi dolorosi, tristi, umilianti, legati a episodi così lontani nel tempo che mi ero illuso non potessero più scalfirmi. E invece eccoli che tornano a galla, fastidiosi come spine conficcate nella carne.

«Nessuno è all'altezza del Principe dei Serafini e suo fratello non fa eccezione. Non vale nemmeno la metà di lui». Quando tutti quelli che hai intorno dicono la stessa cosa, deve essere per forza vera.

Michele era un autentico prodigio. Spiccava in mezzo agli altri allievi come un tulipano in un campo di margherite. All'inizio notavano l'insolito colore delle sue ali. Quando lo videro all'opera, ne lodarono la bravura, il coraggio, la forza e la determinazione. Divenne presto un esempio e poi una leggenda. Era ammirato e venerato da tutti. Persino le pietre con cui era costruita l'Accademia lo sapevano. Lui era semplicemente il migliore. Io non avevo speranze di eguagliare i suoi risultati. Ci avevo provato a lungo, mettendoci tutto l'impegno di cui ero capace, ma avevo dovuto piegarmi di fronte alla realtà. Sarei stato sempre inferiore a lui e avrei continuato a guardarlo brillare sul suo piedistallo, fulgido come una stella e altrettanto irraggiungibile.

Dicevi di volermi bene, fratello, invece mi hai lasciato indietro. Non ti importa più di me. Forse non ti è mai importato.

Scuoto il capo e sgombero la mente da ricordi e pensieri che l'affollano, distraendomi. Questo scontro mi sta mettendo a dura prova, perciò decido di spegnere il cervello e lasciare campo libero al Demone.

Balthazor è crudele e spietato. Non ha fratelli e non gli importa di nessuno tranne che di se stesso. Lascio tutto nelle sue mani, penserà lui a salvaci.

Dopo, però, chi salverà te dal senso di colpa?

Stiamo lottando da ore, o forse da giorni, non so. La spada di Michele mi ha ustionato la pelle, i miei artigli gli hanno lacerato la spalla e il costato, nel punto lasciato scoperto durante un affondo. Ci ho quasi rimesso un braccio, ma ne è valsa la pena.

Come i nostri corpi, anche il terreno dello scontro è costellato di ferite. Ci sono fenditure e buche profonde decine di metri in cui la pioggia si insinua copiosa, alberi divelti con le radici simili a dita adunche rivolte verso il cielo. Rocce grandi come automobili sono ridotte in cenere.

Le streghe si stanno dando da fare per occultare la maggior parte dei danni, il brusio dei loro incantesimi mi ronza nelle orecchie come un'eco lontana, interrotto dal rombare dei tuoni. Il temporale è un buon diversivo, ma non durerà a lungo e prima o poi anche gli umani più stupidi si renderanno conto di quel che sta avvenendo, praticamente sotto i loro occhi.

Questa consapevolezza mi disturba, ma adesso ho pensieri più urgenti, come difendermi dal prossimo attacco di Michele. Per neutralizzare il vantaggio delle sue ali, mi sono infilato in un punto in cui la vegetazione è più fitta e gli alberi tanto vicini che a stento si scorge un pezzetto di cielo. Qui il terreno è quasi completamente asciutto e i miei piedi lasciano impronte bagnate fin troppo facili da individuare. So che il mio avversario non ci metterà molto a trovarmi e mi preparo a riceverlo.

Spingo le mie percezioni al limite e mi accerto che non ci siano altre presenze nei paraggi. Siamo all'interno di un'oasi naturale e l'ombra degli Appennini incombe su di noi. Ho messo diversi chilometri tra me e il luogo in cui ho lasciato Lavinia, ma la protezione che ho tessuto attorno al suo corpo è programmata per bloccare chiunque provi ad avvicinarsi.

Luce alle tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora