54. Lavinia ♀ Festa di compleanno (I parte)

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Per un lungo istante, lo shock mi paralizza. «Tiziana Ilardi è tua madre» ripeto, quasi volessi convincermi che quelle parole sono vere. Certo, questo spiega molte cose, non solo la scena a cui ho assistito dietro ai campi da tennis, ma anche la sua strana abitudine di guardare nella nostra direzione ogni volta che entra in aula.
Di guardare suo figlio.

Chris annuisce e nel frattempo studia la mia reazione.
«Non riesco a capire... se lei è tua madre, perché la chiami Tiziana?»

Per tutta risposta, lui scoppia a ridere. «È questo che vuoi sapere? Il motivo per cui la chiamo per nome?»

Non mi viene in mente nulla di sensato, perciò rimango in silenzio, consapevole di essere arrossita di nuovo.

Chris distende le braccia sul volante. «Avevo dodici anni quando i miei hanno divorziato e mia madre pretese che venissi con lei in Italia. Io non volevo. Amavo la mia casa in Svezia, mio padre, i miei compagni... non desideravo rinunciare alla mia vita. Le dissi che la odiavo, che se mi avesse costretto a seguirla non sarebbe stata più mia madre ma la mia carceriera. Mi ignorò e - come al solito - fece di testa sua. Da allora ho smesso di chiamarla mamma.»

Ho la bocca secca e faccio fatica a deglutire. «La odia ancora?» domando in un sussurro.

Lui scuote la testa. «Aveva le sue ragioni per agire come ha fatto, adesso lo so, ma questo non cancella il dolore che ha causato a me, a mio padre, alla nostra intera famiglia.»

Le sue parole toccano un nervo scoperto e ricordano fin troppo da vicino la mia situazione. Anche io faccio fatica ad accettare il divorzio dei miei e do la colpa a mio padre per aver distrutto la nostra felicità.

«Scusa, sono stata indiscreta, io... non avrei dovuto intromettermi.» Sono mortificata, non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, ma allo stesso tempo una parte di me è sollevata perché tra lui e la Ilardi non c'è alcuna relazione. O meglio, non quella che immaginavo.

Il ticchettio della pioggia e il rumore dei tergicristalli sul vetro del parabrezza riempiono il silenzio che è calato tra noi come un sipario. Con un dito, Chris mi solleva il mento, costringendomi a guardarlo. I nostri occhi si incrociano e nei suoi non leggo il biasimo che mi sarei aspettata, bensì comprensione, gentilezza, divertimento perfino.

«Credevi che Tiziana e io fossimo amanti.» Si sporge verso di me, gli angoli delle labbra piegati all'insù. «Eri gelosa, per caso?»

«No!» esclamo, forse con troppa veemenza. «Perché avrei dovuto?» Mi allontano da lui per quanto consentito dallo stretto abitacolo. Sotto il suo sguardo insistente sono sempre più a disagio.

«Stai dicendo che non è per questo che hai ignorato tutti i miei inviti? Non lo hai fatto perché credevi che me la intendessi con un'insegnante?»

La temperatura, da quando non è più in funzione l'aria condizionata, è calata rapidamente, eppure sto sudando. «Ecco... in un certo senso sì». Abbasso lo sguardo e mi impongo di essere sincera come lo è stato lui con me. «Però, c'è anche un'altra ragione: ho conosciuto un... ehm, un ragazzo
D'accordo, un po' meno sincera.

Le sopracciglia di Chris schizzano in alto. «Davvero? E dov'è adesso questo tizio?»

Mi mordo le labbra e resto in silenzio.

Il suo sguardo ardente mi incatena mentre le sue parole mi accarezzano, soffici come il velluto. «Te l'ho detto, Lavinia, tu mi piaci, tengo molto a te, ho capito che eri speciale fin dalla prima volta che ti ho incontrata e frequentandoti ne ho avuto la conferma. Se c'è stato un malinteso tra noi è soprattutto colpa mia e me ne rammarico, ma non rinuncerò a quello che desidero solo perché un altro si è messo in mezzo. Lotterò per te se sarà necessario.»

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