25. Lavinia ♀ Sorpresa

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Sofia... Non scappare da me, Sofia! Io ti amo! 

No! Stammi lontano!

L'automobile rallenta di colpo e io mi sveglio con un sussulto.
I cancelli automatici dell'università sono quasi del tutto spalancati e davanti a noi si snoda il lungo viale fiancheggiato dai cipressi. «Siamo già arrivati?» domando, e la mia voce trema un poco. Ho sognato di essere quella ragazza, Sofia, ed ero terrorizzata mentre fuggivo da qualcuno, correndo con tutte le mie forze. Chi fosse l'inseguitore non saprei dirlo, mentre so per certo dove mi trovavo: nel bosco dietro l'università. 

Christofer, accanto a me, solleva un sopracciglio. «Già arrivati? Hai dormito per quasi un'ora.»

Un'ora? Accidenti..! Devo essermi appisolata dopo che abbiamo lasciato mia madre alla stazione. Prima era impossibile a causa delle sue continue chiacchiere. «Sono stata proprio di compagnia, eh?» mormoro, imbarazzata, ma lui ride. «Tranquilla, ne avevi bisogno. Sei davvero carina mentre dormi, anche se mi hai sbavato sul sedile.»

«Cos..? Non è affatto vero! Io non sbavo.» esclamo indignata, e faccio per tirargli un pugno, ma lui scoppia in un'altra risata e ruota di colpo il volante, facendo sbandare la macchina. «Chris che fai?! Sei impazzito? Non è divertente!» lo redarguisco, stringendo le dita sulla maniglia sopra il finestrino. «Dove stiamo andando? L'università è da quella parte!» indico la strada asfaltata alle nostre spalle, mentre Christofer scala la marcia, conducendo la piccola utilitaria lungo il viottolo in terra battuta che abbiamo imboccato.

«Zitta, voglio farti vedere una cosa.»

Ci infiliamo tra gli alberi, ma dopo appena qualche metro davanti a noi scorgo uno scintillio e nel giro di pochi minuti stiamo parcheggiando sulle rive del lago. Scendo dall'auto e inspiro a pieni polmoni il profumo del bosco che ci circonda, facendo da cornice a questo splendido angolo di paradiso. La piatta superficie del lago è increspata da piccole onde laddove un gruppo di cigni ne solca le acque.

«Che meraviglia!» mi avvicino alla riva e osservo il paesaggio avidamente. Quando il mio sguardo si posa su di lui, scopro che Christofer mi fissa a sua volta e sorride. Tiene le mani affondate nelle tasche e una leggera brezza gli scompiglia i capelli. «Speravo che ti sarebbe piaciuto. Ho scoperto questo posto per caso e da allora ci vengo, di tanto in tanto, per riflettere e fare due passi.»

Ci incamminiamo lungo la riva e osservo, ipnotizzata, i maestosi uccelli che scivolano sul pelo dell'acqua, leggiadri e flessuosi. Siamo circondati da una quiete e un panorama meravigliosi.

Chris è il primo a rompere il silenzio. «Vedo che ti piacciono i cigni.»

«Sono in assoluto gli animali che preferisco. Sono così belli e aggraziati, con quel collo sottile e le piume candide. Da piccola ero goffa e cicciottella e non riuscivo bene in nessuno sport, perciò, per tirarmi su il morale, mia madre diceva che ero ancora un anatroccolo, ma che un giorno sarei diventata un cigno e avrei volato fino a raggiungere tutti i miei obbiettivi.»

«E aveva ragione.» Christofer si ferma e mi osserva con intensità. «Non c'è nulla di goffo in te, Lavinia. Sei intelligente, coraggiosa, determinata e sei... bella. Dentro e fuori. Mi sei piaciuta subito, fin dalla prima volta che ti ho vista.»

Ho il cuore che batte forte e sono certa di essere arrossita. Nessuno mi ha mai parlato in questo modo – con tanto trasporto e dolcezza – e sono piacevolmente lusingata dalle sue attenzioni. Poi, però, il ricordo di lui che stringe tra le braccia la professoressa Ilardi bussa alla porta e rovina irrimediabilmente questo momento. Il mio viso si oscura, ma Chris non sembra farci caso e continua a parlare. «Quando hai accettato di uscire con me ne sono stato davvero felice, e spero che il nostro appuntamento sia solo rimandato.»

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