109. Alexis ☼ Scontro finale

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Quando le suole dei miei stivali si posano sul terreno, l'auto con a bordo Lavinia e i suoi sequestratori è ancora lontana. Essere un demone ha i suoi vantaggi, come sopravvivere indenne a un volo di sei metri.

Di Michele non c'è traccia. Dopo avermi scaricato, ha occultato la sua aura ed è svanito nel nulla. Il mio sesto senso però mi dice che è qui intorno, pronto a intervenire al momento opportuno.

Il veicolo sul quale viaggiano Asmodeo e gli altri è una Jeep Grand Cherokee con un motore da duecentocinquanta cavalli tutt'altro che silenzioso. Anche al buio riesco a intuirne la posizione e nonostante abbia un buon grip, il terreno accidentato ne rallenta la marcia, perciò ho tutto il tempo per studiare la situazione e scegliere il punto migliore in cui aspettarli.

Camuffati dagli incantesimi dalle streghe, gli echi della battaglia giungono fin qui come scoppi di tuono.

Getto un'occhiata al firmamento che con l'approssimarsi dell'alba ha assunto una sfumatura violacea e penso che non durerà ancora a lungo. La sola regola non scritta che entrambe le fazioni sono concordi nel rispettare è quella che impone di non farsi mai vedere dagli uomini. La razza umana non è pronta ad accettare la realtà: la nostra esistenza deve restare segreta e tutto ciò che è soprannaturale relegato alla sfera del mito e delle favole.

Mi isso sul ramo di un albero e raccolgo abbastanza potere da destare Balthazor dal sonno ovattato in cui l'avevo spedito. Lo sento che morde il freno e preme per essere liberato, ma non è ancora il momento.

L'attesa dura pochi minuti ma a me sembrano ore. Quando, a fari spenti, la vettura esce da dietro a una curva, tutto il mio corpo si tende. Gli pneumatici aggrediscono la ghiaia e puntano dritti nella mia direzione.

Prendo fiato e rilascio la piccola sfera di energia che, veloce e silenziosa, raggiunge il bersaglio e causa lo scoppio di una ruota.

L'automobile sbanda e io ne approfitto per saltare sul tetto e sfondare con un pugno il parabrezza. Asmodeo pronuncia un'imprecazione e ringhia mostrando i denti. Al volante, Geremiah mantiene un invidiabile sangue freddo e arresta la macchina quando è ormai a un passo dallo schiantarsi contro un albero.

Li osservo schizzare fuori dall'abitacolo, sulla difensiva. Salto giù con un elegante volteggio e li affronto. «Avete preso la ragazza sbagliata.»

Asmodeo sogghigna. «Io invece credo sia quella giusta. Guardala con attenzione, Balthazor, e dimmi cosa vedi.»

Il bisogno di accertarmi che stia bene supera la diffidenza, perciò mi avvicino. Lavinia giace distesa sul sedile posteriore, priva di sensi.

Il pallore del volto e gli occhi ostinatamente chiusi mi mettono in allarme. «Cosa le hai fatto?»

Asmodeo scrolla le spalle. «Io? Niente. È così da quando abbiamo lasciato la casa.»

Spalanco la portiera e le sono accanto. È fredda, ma il suo cuore batte e questo mi restituisce un po' di speranza. Sono qui per te. Svegliati.

Mi si rizzano i capelli sulla nuca e mi volto appena in tempo per evitare che Geremiah mi pianti l'akra nella schiena.

«Solo in vigliacco come te poteva scegliere di attaccarmi alle spalle!»

Lui si rigira l'arma tra le mani, indifferente alla critica. «Non si affronta con onore chi ne è del tutto privo. Abbiamo un conto in sospeso noi due. L'ultima volta mi hai quasi ammazzato ma da allora i miei poteri sono aumentati. Ora posso affrontarti da pari.»

«Non ti pare di essere un po' presuntuoso?» Sbuffo. «O magari sei solo stanco di vivere. Vuoi che ti spedisca dalla tua Nix?»

Solleva un angolo delle labbra e scuote il capo. «Di quella troia non mi è mai importato nulla. Non siamo tutti romantici come te, Balthazor.»

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