7. Lavinia ♀ La festa

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Ho appena finito di sistemare tutte le mie cose e sono molto fiera di me. Ora sento questa stanza un po' più mia.

Il mio primo giorno al campus è volato: dopo il discorso di benvenuto della Preside, Melanie mi ha trascinata fuori dall'Aula Magna. Con la scusa di prendere informazioni sul programma di studi, voleva essere la prima a parlare con il Professor Gerace, ma quando siamo arrivate c'era già la fila. Quest'anno evidentemente il corso di Storia dell'Arte sarà in assoluto il più affollato. All'orario stabilito, però, con nostro grande disappunto, al banco è apparso uno scialbo assistente, spiegando che il professore era stato chiamato a Roma per questioni urgenti e che avremmo potuto parlargli l'indomani, previo appuntamento. Abbiamo lasciato i nostri nomi e ci siamo iscritte comunque.

Ho preso informazioni su vari corsi, conosciuto gli altri professori, stilato una lista dei seminari e degli esami obbligatori e solo nel tardo pomeriggio sono riuscita a rientrare in camera mia per riposare un po', prima di decidermi a svuotare la valigia.

Faccio una bella doccia e indosso il pigiama, già pregustando il momento in cui mi infilerò sotto le coperte, magari in compagnia di un libro, quando qualcuno bussa alla porta.

È Melanie. Mi sorride, ma non appena si rende conto che sono pronta per andare a letto mi rivolge uno sguardo di disapprovazione. «Che ci fai conciata così? Sono appena le nove! Vestiti, svelta, dobbiamo andare!»

«Andare dove?» le lancio un'occhiata dubbiosa. Indossa un top scollato, una minigonna e sandali col tacco alto. Il trucco sul viso la fa sembrare più grande. «Un compagno di squadra di Tony dà una festa stasera e ci ha invitate.»

«Ha invitato te, vuoi dire.» Non potrebbe essere altrimenti, visto che non mi conosce.

Lei ignora le mie obiezioni e inizia a frugare nell'armadio. «Lo sa che porto un'amica, tranquilla, non c'è problema.» Sceglie per me una maglia viola dalla scollatura quadrata che si intona con i miei occhi, scarta una gonna dopo l'altra giudicandole troppo lunghe e pudiche e alla fine opta per un paio di jeans e me li porge. È chiaro che non accetterà un no come risposta, perciò cedo alla sua insistenza e mi preparo.

«Ti aiuto a truccarti.» si offre, forse si è resa conto che non ho molta esperienza in materia. Mia madre non ha mai approvato che mi truccassi e non sono abituata a farlo. Le mani di Melanie compiono meraviglie e quando mi guardo allo specchio mi sento un'altra, più adulta e più sexy. I lunghi capelli sciolti sulle spalle, invece che raccolti nella solita coda, danno il tocco finale. Su una sola cosa finiamo per litigare: le scarpe. Melanie vorrebbe che indossassi un paio di sandali con la zeppa, mentre io mi sento più a mio agio con le mie All Star. Alla fine me la dà vinta perchè si è fatto tardi ed è ansiosa di raggiungere Tony, perciò usciamo.

La festa è in una palazzina non molto distante dalla nostra, situata tra il campo da calcio e il sentiero che porta al boschetto. Scopro che tutti i componenti della squadra alloggiano lì, così da potersi allenare al mattino presto, prima dell'inizio delle lezioni. Quando arriviamo sono già tutti lì, e lo spiazzo antistante è ingombro di automobili e biciclette. Mi sovviene un pensiero: «Possiamo entrare e uscire dal campus quando vogliamo?» Melanie mi guarda perplessa, forse cerca di capire se sono seria. «Certo, non siamo mica dei reclusi! Molti studenti hanno la loro auto, ma c'è anche una navetta che collega con il paese vicino. Gli orari sono affissi in bacheca.»

Appena entriamo veniamo travolte dalla musica martellante proveniente dalle casse di uno stereo montate in un angolo del soggiorno. Un gruppo di ragazzi, tutti atletici e in forma, ridono e si passano bottiglie di birra. Uno di loro, un colosso dal sorriso cordiale e i capelli a spazzola, si alza non appena ci vede e spalanca le braccia. «Vieni qui piccola!» Melanie corre verso di lui, che la solleva senza sforzo e le da un bacio da capogiro, scatenando l'ilarità dei compagni che non lesinano commenti del tipo: "sbaglio o fa improvvisamente più caldo qui?", oppure "basta ragazzi, prendetevi una stanza!"

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