32. Alexis ☼ La nuova assistente

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È davvero questo che vuoi?     

Non appena la domanda abbandona le mie labbra, mi sento un idiota. Rimettere a lei la scelta? Cosa mi passa per la testa?

Io mi prendo sempre quello che voglio e il parere degli altri non conta, non mi è mai interessato. È così che funziona la mia esistenza, va avanti allo stesso modo da migliaia di anni e non ho intenzione di cambiare. 

Sento lo sguardo di Lavinia puntato addosso e per un istante mi perdo ad ammirare le incantevoli sfumature viola delle sue iridi. Il suo silenzio prolungato, però, mi riporta coi piedi per terra. Sta per dire di no, glielo leggo in faccia.

«Sono sconvolta? Certo che sì, e sono anche spaventata. Non potrebbe essere altrimenti dopo quello che ho vissuto e che mi hai raccontato.»

Ecco, appunto.

Lavinia, però, non ha finito. Le sue parole mi colgono impreparato, le sento conficcarsi a fondo nella carne e farsi strada dentro di me, come tante piccole frecce scagliate con forza da un arco invisibile. Una strana luce le illumina il volto mentre conclude: «Perciò non ho alcun dubbio, Alexis: io voglio stare con te.»

Non dovrei provare nulla, se non la soddisfazione di averla avuta vinta ancora una volta. Le sue emozioni sono il risultato delle mie manipolazioni: ho incanalato l'attrazione che prova per me e l'ho resa dipendenza, così potrò ottenere da lei tutto ciò che voglio. Dovrei esserne soddisfatto, eppure... non lo sono. Quel che sento adesso è più simile alla tenerezza, mentre stringo la sua piccola mano, che quasi sparisce dentro la mia. Attraverso quel contatto, l'elettricità scorre tra i nostri corpi.

Voglio stare con te.  

Non riesco a resistere oltre, perciò l'attiro a me e me la sistemo tra le braccia prima di cominciare a baciarla. 

Lavinia ricambia con entusiasmo, mugolando di piacere quando le nostre lingue si intrecciano.

Il suo bel culetto, tondo e sodo, preme sulla mia erezione, e la sento ansimare più forte quando se ne accorge. Oh, piccola, non hai idea di cosa ti aspetta... 

Senza darle il tempo di reagire, la stendo sulla schiena e mi sfilo la maglietta prima di tornare a prendere possesso delle sue labbra. «Sei bellissimo.» sussurra nella mia bocca. «Lasciati guardare, ti prego...» sorrido e l'accontento, puntellandomi con le mani ai lati della sua testa. Il suo sguardo avido percorre ogni centimetro della mia pelle, soffermandosi sul tatuaggio disegnato sul fianco sinistro. Raffigura un falco, l'animale simbolo della mia tribù. Non è un caso, infatti, che abbia scelto il cognome Gerace*. «Hai visto abbastanza, ora tocca a me.» osservo, slacciando i bottoni della camicia che ha indosso. Lavinia si irrigidisce, le mani corrono ad artigliare le mie nel tentativo, non troppo convinto in realtà, di impedirmi di spogliarla. Invece di prendermela, le sorrido rassicurante e le poso un bacio sulla clavicola. «Sei splendida. Non hai nulla di cui vergognarti, lo sai, vero?» I nostri sguardi si incrociano e la sento che trema tutta.

«Io...» mormora, la sua voce è un soffio a malapena udibile «Non ho mai... Nessuno mi ha mai...» deglutisce, sforzandosi di darmi una spiegazione. Le poso l'indice sulle labbra e le impedisco di proseguire. So già cosa vuole dirmi. «Nessuno ti ha mai toccata come sto per fare io.» concludo al suo posto e la vedo annuire, grata che abbia capito.

«Vuoi che mi fermi? Devi solo parlare e io lo farò.» Devo essere impazzito per dire una cosa del genere, non c'è altra spiegazione. Non mi fermare piccola...

«No, Alexis, non ti fermare, ti prego...» con dita maldestre comincia a sbottonarsi e di nuovo non sono in grado di trattenermi. Con un brusco strattone faccio saltare tutti i bottoni restanti, finché solo una sottile striscia di pizzo mi separa da quello che voglio.

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