71. Alexis ☼ Licangelo

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La luna piena è una moneta d'argento sul nero velluto del firmamento. La sua luce lattiginosa illumina i miei passi.

Il bosco è immerso in un silenzio inquietante. Uccelli notturni, insetti e pipistrelli sembrano essere ammutoliti. Mentre percorro sentieri nascosti in mezzo agli alberi, un familiare formicolio alla nuca mi suggerisce che qualcuno - o qualcosa - è in agguato, qui, da qualche parte. Immagino si tratti dell'Oscuro, eppure non è sua la presenza che percepisco.

Il ghul che ha rapito Lavinia è l'ultimo superstite dello stormo che Maverik ha sterminato ieri notte. La lunga permanenza in questa dimensione lo sta logorando. Le sue forze diminuiscono: anche da lontano mi accorgo che fa fatica a mantenere la rotta, sbandando come un ubriaco. Nonostante tutto, però, pare determinato a portare a termine il suo compito e a consegnare Lavinia al bastardo che l'ha evocato.

Un'ondata di collera mi sommerge e giuro che quando avrò scoperto chi è, quel figlio di puttana finirà i suoi giorni tra atroci tormenti.

Un grido squarcia l'aria, costringendomi ad accantonare i pensieri di vendetta.

Raggelato, sollevo lo sguardo, e attraverso la cornice formata dai rami, osservo il ghul in agonia avvitarsi su se stesso e cadere a peso morto, trascinandosi dietro la ragazza.

L'ansia mi travolge insieme a qualcosa che raramente ho provato in vita mia: paura.

Accelero l'andatura, spingendo il mio corpo al limite. Il cuore pompa a una velocità incredibile e posso sentire l'eco di ogni singola pulsazione rombarmi nelle orecchie.

La fitta vegetazione costituisce un ostacolo: aggiro gruppi di cespugli e rami spessi quanto il braccio di un uomo mi obbligano a deviare dal sentiero appena tracciato. Lo seguo in direzione del lago, ma il muschio rende il terreno scivoloso e devo rallentare se non voglio rischiare di rompermi l'osso del collo.

Quando, finalmente, giungo sulle sue sponde, sembra passata un'eternità. Lo specchio d'acqua è immoto, fatta eccezione per le sottili increspature di forma concentrica, che si allargano man mano che si allontanano da un punto non troppo distante dalla riva. Mi libero in fretta della giacca e corro in quella direzione.

Resisti piccola, arrivo!

L'acqua mi lambisce le ginocchia quando sento qualcuno chiamarmi per nome.

«Alexis, aspetta!» Mi volto e anche a questa distanza riconosco la chioma rossa di Tiziana Ilardi.

Non mi fermo a chiederle perché sia qui e se sia stata lei ad abbattere il mostro, continuo ad avanzare, consapevole di avere poco tempo.

I ghul sono spiriti dell'aria: a contatto con l'acqua o con il fuoco i loro corpi si dissolvono come ceneri nel vento. Se Lavinia ha perso i sensi e non è in grado di tornare a galla, a breve annegherà.

L'acqua scura e gelida si apre, inghiottendomi, e io l'aggredisco con vigorose bracciate. Sono ormai a metà strada quando un chiarore soffuso si diffonde sotto la superficie del lago, aumentando velocemente di intensità. Non faccio in tempo a chiedermi che diavolo stia succedendo che la vedo ribollire ed esplodere davanti ai miei occhi, sollevandosi in un geyser alto cinque o sei metri, dal quale viene fuori qualcosa.

Un'ombra enorme si staglia contro il disco lunare, oscurandolo. Ha le sembianze di un lupo, o meglio un Licantropo, un esemplare magnifico, alto più di due metri, il cui mantello, folto e lucido, rifulge di bagliori dorati nella luce del plenilunio. Stretta contro di lui, Lavinia sembra minuscola, più simile a una bambina che a una giovane donna. Vederla così, col capo reclinato e le braccia che penzolano inerti, mi scava dentro come una lama che punta dritta al cuore e lo trafigge.

Luce alle tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora