90. Lavinia ♀ Amiche

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Faccio scorrere le dita tra i capelli per assicurarmi che siano asciutti e ripongo il phon nell'armadietto. In piedi, davanti allo specchio del bagno, osservo la mia immagine riflessa e non posso fare a meno di sorridere.

Se ripenso alla giornata appena trascorsa, fatico a credere che non sia stata solo un sogno. Alexis e io siamo rimasti chiusi nella sua camera da letto per ore, saltando le lezioni, dimenticando persino di mangiare. Solo quando è calato il buio, sia pur riluttanti, siamo stati costretti a separarci.

Il corpo possente allungato tra le lenzuola, la testa appoggiata sul gomito, Alexis mi guarda raccogliere le mie cose sfoggiando un'aria corrucciata. «Vorrei che non dovessi andartene». Io sorrido nell'udire quelle parole. «Non sarò lontana. Il dormitorio dista solo cinque minuti.»

Lui brontola qualcosa e aggiunge: «Anche dove sei ora è troppo lontano. Torna qui, subito.» La sua voce calda e roca fa vibrare corde dentro di me di cui ignoravo l'esistenza.

«Se vengo lì, non me ne andrò più.»

La risata di Alexis risuona alta sul soffitto della stanza.

È incredibile come sia cambiato tutto in poche ore. Adesso so con certezza che non sono l'unica tra noi due a provare dei sentimenti.

«Alexis mi ama». Lo dico a voce alta e Nemo, sdraiato su un fianco sul letto di Eva, socchiude gli occhi come se stesse valutando l'opportunità di crederci o meno.

«E io amo lui, con tutto il cuore». Per nulla colpito da quella rivelazione, il gatto se ne esce in uno sbadiglio, appoggia la testa sulle zampe e si addormenta.

Mi sfilo l'accappatoio di spugna e indosso un morbido maglione azzurro polvere e un paio di pantaloni grigi  attillati. Sto tentando disperatamente di imbrigliare i capelli in una treccia, quando la serratura scatta ed Eva fa il suo ingresso nella stanza. Ha il ciuffo viola spettinato e il lungo trench nero sbottonato le pende un po' da una spalla. Nel vedermi, i suoi occhi color caramello, sottolineati da una generosa dose di eyeliner, si spalancano per la sorpresa.

La saluto, accompagnando le parole con un sorriso, mentre lei resta a fissarmi in silenzio.

«Sei qui» dice infine. Il suono della porta che sbatte sottolinea il cambiamento della sua espressione, che passa dal sollievo alla collera. «Hai idea di quanto a lungo ti abbia cercata?! Non sei rientrata ieri sera e non eri nemmeno a lezione, perciò ho temuto che...» non finisce la frase. La vedo fare uno sforzo per ricomporsi, ma ha gli occhi lucidi.

Sono mortificata per averla fatta preoccupare fino a questo punto, le mie scuse però non bastano a rabbonirla. Eva posa lo zaino e il casco, getta via il soprabito e viene a sedersi accanto a me. «Dove sei stata? Ti prego, non dirmi che c'entra quel professore...»

Il rossore mi tradisce. Lei scuote il capo con aria esasperata. «Lavinia, dammi retta per una volta! Quel tipo è molto, molto pericoloso. Devi smettere di frequentarlo, ne va della tua stessa vita!»

«Lui ha detto le stesse cose» replico, ed Eva mi osserva, sorpresa.

«Almeno su questo siamo d'accordo. Non so se essere sollevata o disgustata.» Fa una smorfia e assume un'espressione sospettosa. «Intendi starlo a sentire, vero?»

Non mi va di restare invischiata nell'ennesima discussione, perciò rimango in silenzio.

«Lavinia...»

«Adesso basta» la interrompo, «Non ascolterò un'altra parola su Alexis se prima non mi spieghi cosa è successo tra te e Melanie. Voi due vi conoscete, non è così? Perché nessuna me l'ha detto? Chi è Daniele?» Eva distoglie lo sguardo, ma riesco comunque a cogliere il lampo di dolore che lo attraversa. Immagino che si rifiuterà di parlarne, ma lei mi sorprende e inizia il suo racconto.

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