79. Alexis ☼ Occhi rossi

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Lavinia mi fissa, incredula. «Vampiri?» ripete.

Annuisco lentamente, senza distogliere gli occhi dai suoi. Non era nei miei piani condividere questa informazione, ma non mi ha lasciato scelta.

«Il tizio di prima..?»

So cosa sta per chiedermi e la interrompo. «No, quello era solo un idiota a caccia di guai, ma un idiota umano. La maggior parte dei clienti sono persone normali e anche i buttafuori, le cameriere e i baristi. È da quelli che bazzicano il privé che bisogna tenersi alla larga. I loro eccessi stanno diventando fin troppo evidenti: se continuano così finiranno per farsi scoprire.»

Lavinia aggrotta le sopracciglia. «Quali eccessi? Non ti seguo.» Inclina il capo e una cascata di boccoli setosi le scivola giù dalla spalla nuda. Sono furioso con lei perché mi ha disubbidito, mettendosi nei guai, ma allo stesso tempo bramo di tuffare le mani tra quei capelli e reclamare le sue labbra. Sono certo che non mi fermerebbe. Quando l'ho sfiorata, poco fa, ho avvertito chiaramente l'elettricità scorrere tra noi.

Appoggio la schiena contro il muro e incrocio le braccia, deciso per una volta a ignorare i miei desideri. Cedere adesso sarebbe un'inaccettabile manifestazione di debolezza.

«Mai sentito parlare di persone scomparse? Gente che all'improvviso sparisce senza lasciare traccia e senza che spunti fuori un cadavere? Beh, di solito è opera dei vampiri.»

Forse sono stato un po' troppo diretto. Lavinia appare sconvolta e sotto il trucco è diventata bianca come un lenzuolo. Decisamente ho fatto bene a tacerle la verità, e cioè che a pedinarla, oggi pomeriggio, è stato un vampiro, che è fuggito non appena si è reso conto della mia presenza.

La fragranza di Lavinia - vaniglia e gelsomino - mi solletica le narici, rendendo più difficile mantenere le distanze.

Resto immobile mentre si appoggia al bordo del lavandino e cerco di non farmi distrarre dalla vista del suo perfetto fondo schiena, che fa capolino da sotto la minigonna, risvegliando in me pensieri peccaminosi.

«Adesso capisci perché dobbiamo filare via subito? Non saresti mai dovuta venire qui».

Lei fa segno di sì con la testa, ormai totalmente d'accordo. «Devo trovare Melanie e le altre» mormora. «Dopo potremo andarcene tutti insieme.»

«Ho un'idea migliore. Ora ti porto via e quando sarai al sicuro io tornerò a cercare le tue amiche.»

Lavinia scuote il capo e quando torna a guardarmi ha un'espressione determinata. «Non me ne vado senza di loro». Sbuffo con aria teatrale, ma basta una sola occhiata al suo viso angosciato (d'accordo, e un'altra alle sue tette magnifiche, strizzate in quel body attillato) perché mi lasci convincere ad aiutarla a cercare le sue amiche.

Quando usciamo dalla toilette, finiamo circondati da una folla di umani sudati che, come al solito, riempie il locale.

Per evitare di perderla, prendo Lavinia per mano, intrecciando saldamente le dita alle sue. Lei solleva su di me uno sguardo sorpreso, ma non si ritrae, anzi, sembra quasi cercare la mia protezione.

Le faccio scudo col mio corpo, mentre un gruppetto chiassoso ci sorpassa, diretto al bar, e mi sorprendo a inspirare più forte solo per cogliere una traccia del suo profumo. Scuoto il capo e mi schiarisco la voce. «Allora, da che parte iniziamo?»

Lavinia si solleva in punta di piedi. «Tu sei più alto, riesci a vedere se sono sul palco?»

«Non da quaggiù. Dobbiamo avvicinarci.» Tenendola per mano, conduco Lavinia fin sotto la consolle del DJ. Sulla pedana va in scena uno spettacolo di lap dance. La ballerina - chiaramente una professionista - si contorce intorno al palo, con il busto piegato e le gambe per aria, coperta a malapena da un body di pelle e lustrini; ondate di lussuria si levano dalla platea. Le concedo una breve occhiata prima di tornare a concentrarmi su Lavinia, e scopro che sta fissando a bocca aperta le acrobatiche evoluzioni della ragazza. Sorrido e mi piego per sussurrarle all'orecchio: «Tu eri infinitamente più sexy su quel palco.»

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