CAPITOLO 23

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"Buono vero?" Chiese dopo appena un paio di Bocconi di riso.
"Ssi molto! Cioè.. Nono.. Schifo.."
"Lo dici solo per non darmi soddisfazione, infame!"
Ridemmo e l'atmosfera tornò ad essere rilassata, come al solito, come sempre.
"Comunque.. " si fermò per masticare il boccone nella sua bocca, con energia. " secondo me tu devi trovare la tua ragione di felicità,."
Esordì, come se avesse ancora la testa e il cuore dentro la mia lettera.
"Cosa intendi?" Chiesi.
"Che ognuno di noi, secondo me, deve avere qualcosa o qualcuno che lo renda felice, che lo faccia stare bene.. E a quel punto deve tenerselo stretto e non rinunciare per nessuna ragione al mondo.."
"Lo credo anche io.. Ma non è così facile.." Lamentai.
"È vero che non è facile.. Ma è possibile.. Insomma, parti da un hobby, una passione, qualcosa che ti faccia stare bene con te stessa. Poi trovare qualcosa, o qualcuno, che sia la tua ragione di felicità verrà in seguito." Le sue parole profonde mi facevano tremare l'anima.
"Tu ce l'hai un hobby che ti fa stare bene?"
"Si, in realtà si, ma non ne ho mai parlato con nessuno.. Quindi sentiti privilegiata" fece un sorriso beffardo e sfrontato prima di riprendere "io amo cantare, è qualcosa che mi rende estremamente felice, mi fa sfogare di tutto ciò che sento dentro e mi fa stare bene.." La mia mandibola si abbassò bruscamente a quella confessione così inaspettata, non l'avrei mai immaginato.
"Davvero?? Okay adesso devi cantare qualcosa!" Ordinai.
"Non c'è dubbio pulce! Io non canto."
"Ma.. Se hai appena detto.." Cercai di protestare.
"Non canto davanti a qualcuno. In compenso la mia doccia è sempre molto felice di ascoltarmi.." Scoppiai a ridere.
"Dai Harry ti prego!!" Insistetti.
"Mer non c'è pericolo, quindi mettiti l'anima in pace perché dovrai torturarmi per convincermi!"
La mia espressione divenne di furbizia e sfida, accennando un sorrisetto impertinente, mentre cercai di fargli il solletico.. Senza successo.
"Cosa pensi di fare eh pulce?" Harry mi bloccò i polsi, tenendoli entrambi stretti in una sua mano.
"Sei antipatico." Sbuffai e mi risedetti composta per poter finire di mangiare.
"Lo so.." Esordì e io scoppiai nuovamente in una fragorosa ristata.

Il silenzio calò per qualche minuto, mentre tutti e due eravamo concentrati sul cibo, quando mi tornò in mente una domanda sorta qualche minuto prima, ma ancora inespressa.
"E una persona che ti rende felice? Ce l'hai?" Mantenni lo sguardo verso la ciotola di cibo, giocherellando con la forchetta e un pezzo di pomodoro.
"Credo di si.." Sussurrò dopo qualche istante, con un velo di commozione nella voce.
"Chi è?" Chiesi alzando gli occhi verso di lui, mossa dalla curiosità.
Harry tenne il mio sguardo per qualche istante, eterno istante, con le labbra leggermente socchiuse, sulle quali sembrava riposare un nome, attendendo di essere pronunciato, dopo molto tempo. Poi i suoi denti si piantarono, con un movimento veloce, sul labbro inferiore, che divenne di un rosa più intenso, prima che distogliesse lo sguardo e mostrasse un sorrisetto presuntuoso, con tanto di fossette.
"Ma sono io, ovviamente!"
Una frase tanto alla Harry, eppure non troppo convincente quella volta, come se fosse stata un sottile velo preposto a coprire una macchia troppo scura per essere nascosta. Mantenni il medesimo sguardo di qualche istante prima, fisso su di lui per ancora qualche secondo, cercando di leggere dietro quei meravigliosi ma illeggibili occhi. Poi, constatando l'impossibilità del tentativo, sorrisi, incerta.
"Tu invece?!" La voce di Harry esplose, tagliente, contro di me. Stava chiaramente lanciando indietro la palla che gli avevo tirato, con quella domanda. Certo, con molta più violenza e irruenza.
"Credo di no.." Bofonchiai tristemente, passando in rassegna le persone a me vicine, fino a Niall, quello che maggiormente si era dimostrato la mia ragione di infelicità.
Harry già sapeva la risposta, la sua domanda era stata solo una manifestazione di uno dei suoi soliti cambi di umore, solo più cattiva del consueto. Cominciava a farmi girare la testa, con quel suo turbinio di carattere.

"Sono proprio uno stronzo eh?" Con mia sorpresa Harry mi afferrò per i fianchi e mi trascinò fino a far combaciare i miei fianchi con i suoi e a farmi poggiare le gambe sulle sue.
"Un po'.." Sussurrai, ancora persa in ricordi dolorosi. Quando riportai lo sguardo su Harry i suoi occhi erano sgranati e malinconici, mentre le sue labbra erano strette in una linea dura.
"Mi odi?" Esordì con tono impacciato ma preoccupato.
"No.. Non potrei mai odiarti, hai un carattere veramente di merda, ma sei stato un amico meraviglioso in questo periodo, sei stato davvero essenziale.." Ammisi.
Il suo sguardo si fece tremendamente cupo, facendomi sussultare e quasi tremare. Si allontanò da me, si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro, facendomi accigliare.
"Harry?" Chiesi titubante, dopo averlo visto passarsi le mani nei capelli per l'ennesima volta.
"Meredith io non ce la faccio più.. È troppo.. Troppo.." La sua voce era frantumata in mille pezzi da un dolore tangibile, che mi fece pentire delle mie parole, forse troppo dolci.
"Mi dispiace se ho detto qualcosa che ti ha infastidito.. Non era mia intenzione.. Io non.."
"Sta zitta Mer.. Devi smetterla di fare così.. Devi davvero piantarla.."
Il mio stupore accrebbe ad ogni sillaba. "Ti devo dire una cosa.." Disse in mezzo ad un incomprensibile farfugliare.
"Dimmi.." La mia voce era distaccata a punto tale da spaventare anche me: Non potevo evitare di chiudermi in me stessa, quando qualcuno cercava di ferirmi, specie se era un qualcuno che aveva il potere di aprire con estrema facilità la mia armatura, di abbattere il mio muro, di distruggere qualunque mia protezione, quale era Harry Styles.
"Io ti DEVO dire una cosa.." Si fermò, ripetendo le parole ma enfatizzando il verbo servile. Mi strinse le spalle, tenendomi ferma davanti a lui, impossibilitata a muovermi e così costretta ad ascoltare qualunque cattiveria stesse per uscire da quelle labbra carnose.
Le labbra di Harry si schiusero con riluttanza, ma con mio grande sollievo il mio cellulare prese a suonare, con insistenza. Fissai Harry per qualche istante, con asprezza e rancore per il suo aggressivo modo di comportarsi, prima di liberarmi dalla sua stretta e afferrare il cellulare, lasciato con lo schermo verso il basso sulla tovaglia. Il nome "Papà" come mittente della chiamata mi sconvolse quasi al punto tale da farmi cadere il cellulare dalle mani. Tuttavia dopo un lungo respiro preparatorio riuscii a rispondere.
"Pronto?"
"Meredith?"
"Papà?"
"Meredith tesoro, dove sei?"
"Sono.. Sono a casa di un mio amico.. Cosa è successo Papá?"
"Niente Meredith non ti preoccupare.. Ma avrei bisogno di vederti.. Adesso"
"Dove sei?"
"Sono a casa tesoro.. Ma non resterò qui a lungo, quindi vorrei vederti adesso.."
"Ma perché adesso? Dove stai andando?"
"Meredith.. Non è il momento di fare domande, se vieni qua possiamo parlare qualche minuto.."
"Papà io non potrò essere a casa prima di un paio d'ore.."
"Un paio d'ore?"
"Non posso fare altrimenti.. È il tempo materiale per arrivare.. Puoi aspettarmi?"
"Fai in fretta.."
Riattaccò.

Rimasi qualche secondo con il cellulare poggiato sull'orecchio, a scandire inesorabile la ripetizione dello stesso meccanico suono, indicante la fine della conversazione.
"Mer?" Ritornai alla realtà quando la consueta roca e profonda voce mi arrivò alle orecchie ed una mano cercò di afferrare la mia. Ripresi coscienza di ciò che dovevo fare e bruscamente corsi verso la piccola casetta sul lago. Riuscii in pochi minuti a giungere il portico; corsi molto veloce, perché Harry non riuscì a raggiungermi prima che aprissi la porta e mi fiondassi all'interno, nel tentativo di raccogliere le mie cose il più velocemente possibile. La mia mente era completamente avvolta da un fitto strato di nebbia, in cui visi e voci di ripetevano vorticosamente, nascondendosi l'una dietro l'altra.
Non riuscivo a capire perché la vita continuasse a giocarmi questi scherzi, facendomi credere di essere tranquilla, serena e quasi, quasi, felice, per poi togliermi tutto in pochi istanti.
"Mer ti prego.." Harry mi raggiunse quando ormai la mia valigia era ricomposta, con tutti i vestiti gettati dentro senza un ordine o una logica.
"Non. Ora." Scandii, con non so quale forza e corsi al piano di sotto, nuovamente, prima di realizzare che non avevo modo di tornare a casa senza che qualcuno mi accompagnasse.
Cercai Anne con gli occhi, ma non era li, così vidi Louis, nel giardino, a leggere e corsi da lui, troppo scossa all'idea di un viaggio di due ore da sola con quello che sembrava essere mio salvatore e carnefice, in uno scambio continuo di ruoli.
"Louis! Ti prego ho bisogno di un favore.."
"Mery cosa è successo?" Mi accorsi in quel momento che grosse lacrime mi stavano solcando le guance, rendendo il mio aspetto ancora più turbato.
"Mi devi accompagnare a casa.."

Finding HappinessWhere stories live. Discover now