CAPITOLO 22

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Il riccio poggiò il cestino sotto un albero poi prese la tovaglia e la stese accanto alla riva, in seguito si sedette, allungando le gambe e spartendo il peso sui palmi delle mani; chiuse gli occhi e rivolse il viso al cielo, permettendo al sole di scaldargli e arrossargli la pelle chiara.
"Che fai?" Chiesi.
"Non è ovvio?" La consueta sfrontatezza era più accentuata del solito.
"Non apparecchi?"
"Fallo tu."
"No, Harry dai.." Il pensiero che dovessi passargli il biglietto a mano mi infastidì, l'effetto sorpresa sarebbe andato completamente perso.
"No Mer non ne ho voglia.." Era dannatamente testardo, ma io lo ero di più.
"Alza il culo e apparecchia, riccio!" Lo ripresi con acidità, chinandomi e puntando il dito al suo petto.
Lui aprì un occhio e mi guardò leggermente stupito dal mio improvviso impeto. Spostò poi lo sguardo sulla mia mano, vicina al suo petto, prima di afferrarmi il palmo e posizionarlo sul lato sinistro della sua gabbia toracica. Il battito del suo cuore era chiaramente percepibile sotto la mia mano aperta, poggiata sui suoi massicci pettorali. Sobbalzavo involontariamente ad ogni battito, come se fosse una scossa di elettricità.
"Lo senti il mio cuore? Batte lentamente perché sono rilassato, e così voglio rimanere..quindi non mi stressare eh.." La sua frase banale e scontrosa mi riportò alla realtà dei fatti, facendomi irrigidire.
Sapevo ormai che Harry era così, che non era semplice relazionarsi con lui e che il suo carattere era composto da un'infinità di diverse sfaccettature, ma quella sua totale indifferenza nei miei confronti, in quel momento, mi ferì profondamente, rendendomi più vulnerabile del solito. Vidi i suoi occhi seguire i miei pensieri rapidi e controversi fino a comprendere ciò che stavo provando, appena un attimo prima che il mio corpo decidesse per me e mi facesse allontanare da lui. Cominciai a camminare speditamente verso lo chalet, ma furono pochi i passi che riuscii a fare prima che le mani di Harry mi cingessero i fianchi, fermando la mia fuga.
"Cosa stai facendo?" Sussurrò, con preoccupazione facendomi girare verso di lui. Evitai i suoi occhi e cercai di mettere in ordine i miei pensieri per dare una risposta.
"Me ne vado.." Mugugnai.
"Ma pulce.. Stavo solo scherzando.. N.. Non.. Io non volevo farti stare male, mi dispiace davvero tanto."
"Senti.. Se ti stresso io me ne vado ok? Mi hai inviato tu qua." La mia voce stava sfuggendo alla freddezza del mio controllo, rendendomi più incerta e insicura di quanto non fossi da molto tempo. Una parte della mia testa, quella prettamente propria della Meredith americana, valutava la mia reazione come esagerata; un'altra parte invece, quella della vecchia me, manifestava le mie più profonde e radicate paure e incertezze. Cominciavo a tenere davvero molto ad Harry, e l'idea che per lui non fosse lo stesso mi divorava viva.
"Pensavo avessi capito come sono fatto.. Non lo faccio per cattiveria" il suo sguardo era terrorizzato e addolorato contemporaneamente, facendomi sentire in colpa, contro la mia volontà.
"No ok.. Non posso conoscerti così bene, ci conosciamo da pochissimo, piantala di trattarmi come se potessi capire tutto ciò che pensi.." Le mie parole erano taglienti sebbene percepii vagamente una lacrima solcarmi il viso. Mi ero ripromessa di non piangere mai più davanti a qualcuno dal trasferimento, invece eccomi lì, in una pietosa condizione di melanconica amarezza.
Harry mi strinse a sè così forte da farmi mancare il fiato, ma non faceva male, era solo confortante. Rimanemmo immobili per qualche interminabile minuto, con le mie braccia avvolte attorno al suo collo e le sue a stringermi la vita, mentre teneva le labbra poggiate sulle mie spalle nude, procurandomi brividi lungo la spina dorsale.
"Mi dispiace davvero pulce, ti assicuro che non avevo nessuna intenzione di farti soffrire.." Sbottò ad un certo punto, con la testa ancora sulla mia spalla e con la voce rotta, con mio grande stupore.
Nella mia testa la frase "va tutto bene" si ripetè forte e altisonante ma le mie labbra non furono capaci di mentire fino a quel punto e pronunciare quelle parole, così tacqui, finché Harry non si scostò da me e con fare premuroso e quasi eccessivamente attento, mi portò fino al luogo scelto per il pic nic e cominciò ad apparecchiare. Quando prese i piatti il biglietto uscì fuori finendo direttamente davanti a lui, sulla tovaglia.
"E questo?" La sua voce era nuovamente allegra e i suoi occhi brillanti, dietro ai quali, tuttavia, si celava un profondo turbamento.
"È per te.. Leggilo.. "
Sorrisi, nel modo più naturale possibile, nonostante avvertissi ancora dentro di me l'eco del dolore, appena provato ma soprattutto quello che spingeva da dietro il muro, per uscirne ed invadere ogni meandro della mia testa.
"D'accordo.. Ma mi servirà un po' di tempo.. Sono lento a leggere.." Disse e io scoppiai a ridere, con tempestivo cambiamento rispetto al pianto di qualche minuto prima, mentre Harry sprofondava nella lettura.

Scrivo.. Scrivo perché io a parlare non sono poi così brava, mi preparo un discorso e poi l'emozione prende il sopravvento e la metà delle cose che avrei voluto dire, si volatilizzano, lasciando dietro di loro solo un vago senso di disagio confuso. Invece a scrivere sono brava, scrivendo so calibrare le parole, scegliere le più accurate e evitare le fraintendibili, per esprimere meglio quello che provo e penso. Quindi scrivo, anche se forse mi considererai una matta, ma lo sei pure tu, caro Harold, quindi non discutere! Bene, inutile che la tiri troppo per le lunghe, ti scrivo perché voglio tener fede alla promessa fatta e raccontarti la storia, come la chiami tu, del mio tatuaggio.
Come avrai sicuramente visto, è un aeroplanino di carta, la cui scia forma la parola "Happiness".
Che dire? Per fortuna che sto scrivendo, perché se parlassi le parole uscirebbero rotte e con una commozione malcelata.. Perché? Beh perché quella felicità io non ce l'ho più, il suo ricordo mi fa male, mi rende insicura e debole; mi ricordo perfettamente il momento in cui feci il tatuaggio: ero con Niall, avevo deciso di fare quel tatuaggio da tempo, ma ero ancora indecisa su quale parola fosse meglio scriverci. Poi la dolcezza di Niall e il meraviglioso rapporto con lui mi fece decifrare le mie emozioni ed identificarle come felici. Felicità. Questa parola mi assilla da mesi.. Inizialmente pensavo che il mio trasferimento fosse la fine di quella felicità, che mi strappasse tutto ciò che avevo, distruggendolo, ma poi ho cominciato a riflettere più a fondo, giungendo ad una conclusione ancora più dolorosa: io non sono mai stata veramente felice. So che è così, la felicità è una cosa troppo bella e importante per non essere totalmente lampante e folgorante, quando e se arriva. "Dobbiamo ricercare la felicità perché quando l'abbiamo, abbiamo tutto, se non l'abbiamo, facciamo di tutto per ottenerla.." Epicuro diceva una cosa del genere, che mi ha sempre colpito molto, ma mi scuso per la citazione troppo filosofica per te Harry!
Comunque credo davvero di non averla mai ottenuta, o l'avrei riconosciuta, l'avrei tenuta stretta e avrei fatto qualunque cosa per non lasciarla scappare. Guardo indietro e ho ricordi felici, ma c'è differenza fra ricordi felici e momenti felici: il ricordo, per quanto nitido, viene plasmato dalla nostra mente e dal nostro cuore, il momento no, il momento è un punto in una successione infinita di punti, e quando accumuli uno, due, tre, mille momenti felici, quando nell'istante che stai vivendo realizzi che quel momento dovrà assolutamente ripetersi perché quello ti rende felice, allora, a quel punto, avrai raggiunto la felicità, e non permetterai a nessuno, a nessuno mai, di portartela via. Sembra stia parlando con te, e lo sto facendo in un certo senso, ma più che altro sto parlando a me stessa, perché sto finalmente, grazie a te, ammettendo emozioni che da molto non sapevo di provare, speranze che avevo sotterrato da tempo.
Sento dei passi su per le scale, quindi probabilmente hai cambiato di nuovo umore e stai tornando da me, ma bene così, perché sei davvero la prima persona da molto tempo che mi permette di provare emozioni, sei un amico fantastico e per me la tua amicizia conta davvero moltissimo.
Grazie ancora,
Mer (pulce)

P.s. Non ci credo che ho davvero firmato così.

Harry alzò la testa verso il lago, dopo minuti e minuti di silenzio: era davvero molto lento a leggere.
Fissò per qualche istante l'acqua immobile del lago, per poi dirigere il suo sguardo verso di me; la prima impressione sui suoi occhi verdi fu trascurabile, ma poi mi concentrai meglio sul mondo celato dietro a quei meravigliosi occhi e scorsi una profonda e radicata commozione, alla base della quale c'era però un sentimento di cui non riuscivo a riconoscere forme e colori.
"Te lo avevo promesso.. Io mantengo le promesse.." Sussurrai, timorosa e inquieta riguardo la sua reazione.
"Mer.. Non so davvero cosa dire.."
"Non c'è bisogno che tu dica nulla Harry.."
".. Hai un'abbondanza di emozioni tale, dentro di te, che ti ostacola dall'essere serena con te stessa e con gli altri.. " proseguì come se non mi avesse ascoltata, o meglio, sentita.
Le sue parole mi colpirono molto e non fui in grado di replicare con altro, se non con un semplice sorriso, in netta opposizione rispetto alla sua descrizione del maremoto al mio interno.
"Tranquillo, le emozioni sono sufficientemente nascoste nei meandri della mia mente.." Emisi una flebile risata, cercando di alleggerire le parole grevi che stavano uscendo dalla mia bocca. Tuttavia, Harry, pose le sue mani calde e grandi sulle mie guance e mi impose di guardarlo negli occhi, dove trovai il conforto maggiore mai ricevuto in vita mia.
"Io ci sono Mer.. Sono qui e non ho intenzione di andarmene da nessuna parte, è chiaro?"
Annuii, impossibilitata a parlare per la forte connessione instauratasi fra di noi e per la pesantezza dell'aria circostante, che avrei quasi definito chimica, se le condizioni non mi fossero state avverse.
"Ora mangiamo che ho fame." Esordì allegramente il riccio dopo qualche istante, riportandomi alla realtà e rivelando ancora una volta la versatilità del suo carattere.

Finding HappinessWhere stories live. Discover now