CAPITOLO 17

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"Non credo si possa fare." Mia madre interruppe i miei pensieri, palesandoli, seppure con diverse motivazioni.
"Perché charlotte?" Harry intervenne.
"Perché è arrivata la pagella di Meredith, l'ho letta stamattina, ed è tutt'altro che buona.." Ricordai della pagella e rabbrividii letteralmente; sapevo erano voti terribili, avevo studiato pochissimo durante l'anno, ero riuscita a malapena a seguire tutte le materie, di cui gran parte mai affrontate prima, in Irlanda. Per i primi mesi me l'ero cavata abbastanza bene, nonostante il recente trasferimento, perché in Irlanda ero sempre stata una brava studentessa, e avevo vissuto di reddito per qualche mese; ma poi ero rimasta indietro sempre di più e i pianti e rimpianti sempre più frequenti occupavano gran parte della mia giornata, distraendomi dagli studi e dalla scuola. Sapevo erano voti terribili, ma credevo che mia madre avrebbe dovuto capire quanto era stato difficile quell'anno per me.

Abbassai la testa e cercai di controllare le mie emozioni. Sentii gli occhi di Harry su di me, frugare nella mia mente e cogliere i miei pensieri, come mele da un albero. Si avvicinò a me e posò la sua mano dietro la mia schiena, confortandomi silenziosamente.
"Beh charlotte, non vorrei intromettermi.." Cominciò Harry.
"Allora non farlo!" Lo interruppe mia madre, bruscamente.
".. Ma credo che dovresti considerare che quest'anno è stato molto difficile per Mery, sono cambiate tante cose, e ci vuole un po' di tempo prima di adattarsi alle nuove abitudini.." Harry proseguì comunque, con amorevole determinazione.
Mia madre si zittì e ne rimasi estremamente sorpresa: non era il tipo di persona che si faceva zittire, tendeva a volere sempre l'ultima parola.
"Vorrei parlare con Anne di questa gitarella, ma penso possa andare bene.." Acconsentì acidamente mia madre, sorprendendomi: lei non cambiava mai idea, una volta che aveva detto di no, era no.
"Oh si certo, puoi chiamarla anche adesso!" Gli occhi di Harry brillavano, più del solito e le fossette erano comparse sul suo viso, rendendolo davvero adorabile.
Mia madre non se lo fece ripetere una seconda volta, prese il cellulare e si spostò in sala da pranzo, per parlare meglio con la madre di Harry.


"Fantastico pulce! Non credevo sarebbe stato così semplice convincerla! Sarà stupendo vedrai! Abbiamo una casetta sul lago, piccola, ma confortevole e.."
"Harry.." Interruppi il suo flusso di parole, emozionato e entusiasta, con tono apprensivo. Smise di parlare e si focalizzò sui miei occhi.
"Harry non so se è una buona idea venire.. Insomma, mia madre... Beh sai la situazione, non so se dovrei lasciarla sola e fra pochi giorni arriva Christie, dall'irlanda e devo preparare la stanza e un elenco dei posti dove portarla, e poi, ora che mio padre non c'è, in realtà non so dove sia, ma vorrei aspettare che torni, insomma, se mai tornerà.." Le parole uscivano dalla mia bocca velocemente come un fiume in piena, animate da un fuoco interiore di preoccupazioni e timori, che credevo di aver estinto da molto tempo, ma a quanto pare il riccio riusciva a risvegliare in me emozioni che pensavo di aver sradicato dal mio organismo.
Harry, con un gesto veloce, mi sollevò da terra e mi fece sedere sull'isola della cucina, per far si che il mio viso fosse alla stessa altezza del suo; poi posò le mani sulle mie guance, tenendo i pollici sotto il mio mento, perché lo guardassi in quegli occhi, che cercavo di rifuggire.
"Pulce? Andrà tutto bene... Non devi preoccuparti di tutto ok? Sono solo 2-3 giorni, tornerai prima che Christie possa anche solo preparare le valige per venire qua, e se vuoi potremo fare insieme una lista dei posti dove portarla. Per quanto riguarda i tuoi genitori, non devi preoccupartene tu, sono adulti e devono comportarsi come tali, tu devi pensare a divertirti.." Il suo tono era di una dolcezza infinita, incredibile, radicata nel profondo del suo cuore, lo percepivo che le sue parole erano sentite e stava cercando di confortarmi. E ci stava anche riuscendo. Risvegliava in me emozioni che avevo deciso di non provare più, ma che sembravano finalmente affrontabili, con l'aiuto di Harry.
Annuii, faticando a muovermi con il viso di Harry a vicinanza e il suo respiro che sbatteva contro il mio.
La voce di mia madre, impegnata con i saluti ad Anne e quindi la fine della telefonata, risuonava ormai nella cucina; feci per scendere dall'isola, attendendo l'arrivo della donna bionda e polemica che stava per fare il suo ingresso nella cucina.
Harry mi bloccò sul ripiano, tenendomi ferme le spalle.
"Verrai?" Sussurrò, ad una distanza decisamente troppo ravvicinata, che mi fece sussultare, ma considerai il fatto che lui non desse troppo importanza alla vicinanza con una ragazza e che quindi non lo facesse di proposito.
"Si, verrò.." Risposi, facendo roteare gli occhi e mettendo più pressione sui palmi delle mani per spingermi giù dal mobile.
Gli occhi di Harry brillarono e si accesero, scintillando; mi lasciò scendere e sorrise, sfrontato e impertinente. Lo guardai perplessa.
"Io vinco sempre.. Ricordalo pulce." E accrebbe il sorriso beffardo.

Eccolo di nuovo a comportarsi da cretino, era un equilibrio quasi perfetto fra dolcezza e impertinenza, assennatezza e pazzia, una contraddizione che arrivava quasi a compensarsi, a bilanciarsi, per una miscela esplosiva, nella sua perfezione. Le mie considerazioni su Harry erano confuse, all'epoca, io ero confusa. Lui mi confondeva.

"Ho parlato con tua mamma, Harry..." Entrambi sogghignammo quando sentimmo nuovamente l'utilizzo del nomignolo, con cui Harry si faceva chiamare da tutti.
"Va tutto bene?" Chiese Harry, leggermente ansioso, cercando di mascherare la risata che gli era nata sotto le labbra rosee.
"Si.. Mi sembra un programma ottimo, non troppo lungo o dispendioso di energie, quindi può andare bene... L'unica cosa che mi lascia perplessa è la presenza di tuo cugino, che non conosco, ma Anne ha garantito per lui.." Mia madre parlò con nonchalance, ma sentii Harry irrigidirsi, accanto a me, i pugni chiusi lungo i fianchi, le sopracciglia accigliate, i muscoli tesi, le labbra premute in una linea dura.
"M-mio cug-cugino?" Borbottò il riccio, cercando di celare lo stupore nella voce.
"Oh si.. Tua mamma ha detto che ci sarebbe stato anche tuo cugino dall'Inghilterra.."
"Si beh.. Credo... Insomma.. Devo parlare con mia madre.." Harry camminò a lunghe falcate verso la porta d'ingresso, senza rivolgermi neanche uno sguardo. Sentii la porta aprirsi, poi però, dopo qualche istante, il riccio tornò indietro e mi diede appuntamento per le 5 di quel pomeriggio, orario in cui saremmo partiti. Non disse altro e lasciò la casa, lasciandomi stupita, ma con una strana emozione addosso.


Chiusa la porta della mia camera, aprii un altro degli scatoloni ancora ammassati nella mia stanza, e ne estrassi un borsone blu, lo appoggiai sul letto e ci buttai dentro qualche maglietta e un paio di pantaloncini; per sicurezza presi anche un vestitino nero, decorato con cuori bianchi e una felpa blu; poi osservai la borsa piena, pensando a cosa mancasse per un paio di giorni via. Un paio di giorni lontano da casa, con un ragazzo che, sebbene mi sembrasse di conoscerlo da una vita, avevo appena iniziato a frequentare. Mi sembrava pura follia e allo stesso tempo la cosa più giusta del mondo. In fondo cosa c'era di sbagliato nel passare del tempo con il mio migliore amico? Perché lui era il mio migliore amico.. Non è vero? Lo era, sì. L'idea di informare Niall della mia gita al lago mi attraversò la mente, per poi sfuggire un momento dopo, non appena il ricordo della crisi con il mio ragazzo riapparve al primo posto nei miei pensieri, facendo capolino dietro il muro dei miei tormenti.
Scossi la testa e tornai al pensiero della valigia, presi il pigiama da sotto il cuscino, e feci per metterlo dentro; poi lo osservai meglio: era azzurro con alcuni disegni sul grigio, non proprio un pigiama carino e da sfoggiare, non che dovessi farlo, ma preferii prendere dall'armadio un paio di boxerini bianchi e neri ed una maglietta nera con la scritta "happily forever after". Questo andava decisamente meglio. Lo riposi nella borsa e l'occhio mi cadde sulla felpa, in cima al borsone. La presi in mano e la mia testa viaggiò in fretta verso il pensiero di non prenderla, per far si che fosse Harry a prestarmi la sua; amavo le felpe più grandi della mia taglia, erano avvolgenti e mi facevano sentire protetta. Ricordai le varie volte in cui avevo preso delle felpe di Niall e ne avevo assaporato il profumo fino a farlo svanire.
Mi considerai stupida per quei pensieri, ma non riuscii a fermarli, neanche quando entrai in bagno per preparare un beauty-case .
"Mery!" La voce di mia madre mi richiamò, con una strana dolcezza.
"Si? Arrivo, un attimo!" Risposi con forse troppa freddezza, misi le ultime cose nel borsone e lo lasciai di fianco al letto.
"Eccomi!" Esclami quando giunsi alla base delle scale di legno. Lei era seduta in soggiorno, una tazza di the davanti a lei, sul tavolino, la tv accesa, ma ero sicura che non la stesse guardando, perché stavano trasmettendo ghost whisperer, che io amavo, ma lei odiava.
"Ti va di passare un po' di tempo insieme prima che tu vada via?" Mi chiese.
"Starò via solo un paio di giorni.." Precisai.
"Si.. Ma mi mancherai tesoro.. Sarò qui da sola.." Non stava dicendo cose errate o cattive, anzi, ma non potei fare a meno di trovare ingiusto il fatto di farmi sentire in colpa; trovai assurda la sua richiesta di passare del tempo con lei, avevo tante cose da fare io! Non che fosse una richiesta davvero così fuori dal mondo, ma la mia mente acida ed il mio cuore freddo non riuscivano a coglierne la dolcezza e la maternità.
"Si.. Beh.. Se proprio ci tieni.." Sbuffai infine e mi sedetti di fianco a lei sul divano, fissando il soffitto. "Quindi di che vuoi parlare?" Le chiesi acida.
"Niente di che.. Solo chiacchierare.."
"Chiacchiera allora.."
"Non essere così Meredith, avanti, non ti ho fatto nulla di male, sto solo cerando di mantenere insieme i pezzi della mia vita.." L'immagine di mia madre piegata sul pavimento, intenta a raccogliere il vetro della cornice di una foto, apparve nella mia mente come un lampo, improvviso e rapido, e esattamente come un lampo, scomparve, lasciando solo la sensazione dell'arrivo imminente di un tuono.

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