PROLOGO

185 7 2
                                    

"Non mi sai rispondere?"

"Mmh.. Beh... Potrebbe essere... Londra..?"

"Hudson.. È possibile che non studi mai? A posto!" La voce della prof di storia risuonó in tutta la classe, imperiosa e spazientita. 

Alzai gli occhi al cielo e con passo pesante e volutamente rumoroso mi recai al mio posto; la mia compagna di banco mi sorrise debolmente cercando di confortarmi "meredith se hai bisogno di ripetizioni.. Beh.. Io posso aiutarti! Lo farei volentieri!"

Le sorrisi debolmente ma non risposi, sapevo che non erano le ripetizioni che mi servivano, ma la mia compagna era molto dolce e brava a scuola, la ragazza perfetta, non volevo dimostrarmi ingrata. Appoggiai la testa al bianco banco freddo e chiusi gli occhi verdi cercando di nascondere la tristezza che ne traspariva, sperando che nessuno si accorgesse di me.

Un ragazzo biondo dagli occhi color cielo si avvicinava a me, mi lasciava un bacio leggero sulla guancia, proprio sopra la fossetta che spuntava quando sorridevo. Mi accarezzava i capelli e fissava i suoi occhi azzurri nei miei verdi, si avvicinava ancora alla ricerca delle mie labbra ma... *driiin* poi suonó la campanella e il mio meraviglioso sogno fu interrotto dalla brusca voce della mia prof che mi richiamava alla cattedra.

"Che succede hudson? Non sei mai stata una brava studentessa- cercai di trattenere un sospiro infastidito- ma adesso? Cosa ti è successo? Insomma.. Londra? Londra? La città capitale dell'impero bizantino?!"

Interruppi il suo flusso di parole, aspro, scettico ma allo stesso tempo dolce e sensibile... Stava cercando di aiutarmi a suo modo ma non sapeva che nessuno avrebbe mai potuto aiutarmi.. Quasi nessuno.

"Non si preoccupi prof, sto bene.. Grazie comunque" il mio tono non rifletteva le parole, era freddo e distaccato, nessuno avrebbe potuto credere a ciò che avevo appena detto ma non mi interessava; afferrai velocemente la tracolla della cartella e la appoggiai sulla spalla destra facendo spostare leggermente il tessuto della maglietta, e così rivelando il tatuaggio che avevo fra il collo e la spalla, sulla schiena. La prof puntó il suo sguardo accusatorio e introspettivo su quel disegno indelebile finché non mi sistemai la maglietta, le rivolsi un sorriso debole ma riconoscente e uscii dalla classe.

Attraversai il corridoio a occhi bassi finché non giunsi all'altezza del bagno delle ragazze, aprii la porta velocemente e mi gettai nell'abitacolo nel quale una biondina mi rivolse uno sguardo di compassione per i lacrimoni che minacciavano di uscire dai miei occhi affaticati. Entrai in un bagno e chiusi bruscamente la porta, accasciandomi a terra e tenendomi la testa scura fra le mani tremanti.

Avevo maledettamente bisogno di lui, non potevo più sopportare quella lontananza, quelle ore passate a fissare lo schermo del cellulare nella speranza di vederlo illuminarsi, desideravo così tanto vederlo che quasi non riuscivo a concepire come una persona potesse segnare così tanto i miei pensieri.

Finding HappinessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora