CAPITOLO 14

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"Dove mi trovo? Cosa è successo?" Chiesi. Harry taceva, gli occhi bassi sui suoi piedi, seduto ora sulla poltrona verde, su cui avrei giurato avesse dormito. "Sei a casa mia... Questa é la mia camera" spiegò, poi tacque, ignorando volutamente la seconda, più scomoda, domanda. " cosa è successo Harry?" Richiesi. Lui si sistemò e risistemò titubante sul sedile, passandosi le mani fra i ricci ribelli e stringendosi il labbro fra i denti. "Devo sapere!" Lo incoraggiai. "Sicura di volerne parlare adesso?" Gli lanciai un'occhiata eloquente, che confermava ciò che avevo detto poco prima e aspettai che parlasse. "Mi sei svenuta fra le braccia.. Non sapevo cosa fosse giusto fare.. Non volevo lasciarti a casa tua.. Non.. Non in quella situazione! Così ti ho portata qua e ho chiesto a mia mamma di occuparsi di te finché non fossi tornato." Si fermò, ma mancava qualcosa, così lo spronai a continuare con gli occhi. "sono tornato a casa tua e ho aspettato un po'.. Non volevo creare ulteriori problemi. Dopo poco.. Tuo padre è andato via... E io sono entrato e ho spiegato a tua madre dove eri e le ho detto che ti avrei riportata li non appena fossi stata bene." Concluse titubante, quasi spaventato che la parola sbagliata potesse rompermi li, davanti ai suoi occhi. E forse sarebbe anche potuto succedere. Cercai di elaborare i fatti, portandomi le mani fra i capelli e annuii per far capire ad Harry che lo avevo ascoltato, ed anche con molta attenzione. Mio padre se ne era andato.. E chissà dove.. Avevo bisogno di più risposte, risposte che Harry non poteva darmi. Mi accorsi della treccia disordinata che raccoglieva, almeno in parte, i miei lunghi capelli neri e abbassai lo sguardo sul mio corpo, per la prima volta da quando avevo aperto gli occhi: indossavo una maglia bianca e nera, molto più grande della mia taglia, che presunsi essere di Harry, un paio di pantaloncini che credetti invece di Anne, per le tinte floreali. "Te li ha messi mia mamma mentre non c'ero.., non sono stato io, tranquilla." Spiegò notando il cipiglio sul mio viso alla vista di quegli indumenti. "Oh. Beh non ci sarebbe comunque stato problema.. Comunque dopo vorrei ringraziarla" allusi alla sua omosessualità, abbassando la voce, nella prima parte della frase; il fatto che fosse gay mi faceva sentire libera di non preoccuparmi troppo del mio corpo e del mio aspetto, probabilmente terribile in quel momento. "Vado a prepararti qualcosa da mangiare.. Se vuoi il bagno è infondo al corridoio, a sinistra." Harry fece un sorriso forzato e uscì dalla stanza, lasciandomi sola con i miei demoni. Mi alzai con riluttanza e sentii i muscoli e le ossa doloranti, rispecchiando il mio stato d'animo; arrivai nel bagno di casa Styles: era molto grande, sui toni del grigio. Mi guardai allo specchio prendendo più aria del dovuto e quasi inciampando nel mio stesso respiro; i miei occhi erano gonfi, dovevo aver pianto nel sonno perché il trucco era sparso per la faccia in modo davvero orrendo, le labbra tagliuzzate per la pressione dei miei denti, il viso arrossato, i capelli crespi e confusionari. Passai le dita prima sul labbro superiore poi su quello inferiore, per analizzare meglio i dolorosi taglietti. La maglietta di Harry era grande ma avvolgente per il mio corpo formoso, mi arrivava fino a metà coscia e le maniche larghe, fino al gomito; Ne afferrai il lembo inferiore e lo portai al naso, assaporandone l'odore..il profumo. Mi tolsi gli indumenti senza pensarci due volte e mi infilai nella grande cabina doccia. L'acqua calda cominciò a levigare le mie piaghe e a lenire le mie ferite, anche quelle morali. Sotto il getto della doccia mi distaccai dai miei problemi, liberai la testa da ogni preoccupazione, spingendole tutte dietro il muro protettivo e solido, ormai affollatissimo. Mi lavai ogni parte del corpo ancora e ancora e ancora, come rimedio naturale. Dovevano essere passati molti minuti, perché un Harry un po' preoccupato bussò alla porta. "Mmh.. Mer? Tutto bene?" "Sisi sto bene.. Entra pure, così possiamo parlare mentre mi sciacquo.." Per l'ennesima volta, avrei dovuto aggiungere. "Oh beh.. Non credo.. Insomma.." Cominciò a balbettare, la sua voce buffa, anche se attutita dal legno della porta. Si faceva dei problemi inutili.. Non mi infastidiva che il mio "amico gay" stesse fuori dalla doccia. "Avanti Harry.. Perché dovrebbe essere un problema?" Chiesi, spronandolo ad entrare. "No infatti.." Mugugnò per poi aprire la porta e sedersi sulla sponda della splendida vasca idromassaggio. Il vetro della doccia, opaco, mi permetteva di vedere Harry solo come una figura scura, un'ombra, quello che anche lui vedeva di me. "Sto meglio dopo questa eterna doccia.." Risi, ma uscì una risata strozzata e goffa: i pensieri dietro il muro premevano per abbatterlo. Harry imitò la mia risata, in modo ancora più forzato. Non parlava, ma potevo vedere la sua figura ancora li, fuori dalla doccia, la testa bassa e le mani fra i capelli. "Hai dormito su quella poltrona vero? Dovrai essere esausto.." "Già.." Sussurrò solamente. "Non avresti dovuto preoccuparti tanto per me.. Sto bene.." La mia voce era insicura ed emergeva la mia incertezza riguardo le parole appena pronunciate. "Starò bene.." Aggiunsi con più convinzione. Il silenzio era soffocante, fuori dalla cabina della doccia e cominciai a pensare di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato. "Harry?" Chiesi e aprii leggermente il vetro della doccia, abbastanza da poter vedere il suo viso. Lo teneva fra le mani, immobile. "Harry??" Richiesi, con apprensione. Sobbalzò quando si accorse che la mia voce gli arrivava pulita, non più offuscata dal vetro. Tolse le mani dal viso e se le passò un paio di volte fra i capelli, tenendo gli occhi fissi sui suoi piedi. "Scusa.. Sono solo stanco.." Bisbigliò. Richiusi la doccia e mi appoggiai al freddo muro umido, mentre emettevo un mesto mugolio di assenso. Il silenzio calò fra noi, ognuno nei propri pensieri, mentre solo l'acqua della doccia permetteva di capire che ci fosse qualcuno nel bagno. "Mer?" "Harry?" "Posso farti una domanda?" "Dimmi" entrambe le nostre voci piatte e inespressive. "Lo sogni sempre vero?" "Di chi parli?" Chiesi anche se sapevo già la risposta. "Lui." Non disse ne il nome ne lo chiamò fidanzato, ma non chiesi ulteriori specificazioni. "Spesso.. Si.. Di solito sono sogni belli, piacevoli, in cui finalmente lui è con me.. " "Quello di prima invece?" Chiese con un po' di malcelata curiosità nella voce. "Non lo ricordo bene, ma so che c'era qualcosa di sbagliato nella sua presenza.. Di.. Cattivo nel suo viso.." Sussultai per il mio stesso uso di quelle parole. Lo pensavo davvero? Vidi Harry annuire attraverso il vetro. "Come sai che l'ho sognato?" Domandai dopo qualche secondo di silenzio. "L'hai chiamato nel sonno.. Sia prima che.. Ieri sera in macchina.. Ma ieri la tua voce era rilassata e serena, oggi no." Spiegò. Mi soffermai a pensare, a pensare a quanto tempo sembrava essere passato dalla cena alla roadhouse, che era stata solo la sera precedente. "Puoi allungarmi un asciugamano per favore?" Ritenni di essere stata nella doccia un tempo sufficientemente lungo.. Più di così non potevo essere pulita. Un asciugamano azzurro venne appoggiato sul bordo alto della doccia e dopo pochi istanti sentii la porta chiudersi. Ne rimasi sorpresa, ma non ci diedi troppo peso; uscii dalla doccia e dal bagno, dopo essermi messa alcuni vestiti, probabilmente sempre di harry, lasciati, accuratamente piegati, sul cesto in vimini di fianco al lavandino in marmo grigio. Scesi in al piano inferiore, attirata dall'odore forte di caffè, e trovai Harry di schiena, con solo un paio di pantaloncini blu addosso, a sistemare la tavola con succhi di frutta, frutta, yogurt, biscotti ed una invitante torta al cioccolato. "Wow.. Sembra tutto fantastico" esclamai e percepii i muscoli di Harry tendersi visivamente. Aveva un corpo meraviglioso, sublime, ma cercai di limitare i miei commenti mentali. "Oh.. Niente di che.." Era strano, evitava il mio sguardo e non faceva i soliti commenti presuntuosi. "Harry?" Lo richiamai alla normalità, cercando i suoi occhi, nei quali mi privò di guardare, come temesse che potessi leggergli dentro. O forse era lui a non voler leggere nei miei. "Harold!" Cercai di scherzare, ma non colse. "Sto bene.. Non devi comportarti come se fossi di cristallo e avessi paura di rompermi con uno sguardo o una parola.. Forse ora non sono in piena forma.. Ma starò bene.." Era apprensione nei miei confronti, come avevo presunto, perché dopo le mie parole rassicuranti, si rilassò e sorrise. Facemmo colazione tranquillamente, senza troppe parole, ma senza neanche troppa tensione o imbarazzo nell'aria. Harry aveva notato un paio di volte che suoi vestiti mi donavano, per poi puntualizzare che stavano meglio a lui e si era apertamente vantato delle sue abilità di cuoco. In quanto a me mi ero limitata a sorridere, ad alzare gli occhi al cielo e a fare spallucce dopo essermi sporcata ovunque di cioccolata. Mi bastava godermi la tranquillità e la serenità della situazione e la soave voce di Harry, senza pensare a cosa sarebbe accaduto in seguito.

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