CAPITOLO 4

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"Hai cambiato umore tesoro! Ti vedo molto più serena adesso" disse all'improvviso mia madre dandomi le spalle, mentre lavava i piatti nell’acquaio.

"Oh si.. La telefonata di Christie mi ha fatto bene.. Non vedo l'ora di passare un po' di tempo con lei!" Esclamai lasciandomi prendere da un flusso di pensieri positivi riguardo l'imminente arrivo della mia migliore amica: pensavo a dove l'avrei portata, cosa avremmo fatto, a tutto lo shopping e istintivamente sorrisi a quell'idea. Mia madre interruppe i miei pensieri azzardando, leggermente timorosa, una domanda: 

"Emh.. Meredith?" Attese qualche secondo un mio mugolio di risposta prima di proseguire "hai programmi per stasera?" 

"In che senso?" Chiesi leggermente inacidita. 

"Beh è l'ultimo giorno di scuola e chiedevo se avessi qualcosa in programma.."

"No mamma.. Lo sai che non ho praticamente amici qua.."

Mi guardó preoccupata e leggermente sorpresa, nonostante glielo avessi ribadito molte volte così proseguii spiegandomi meglio

"ho passato l'anno a studiare per mettermi in pari con il programma e con le materie che non facevo in Irlanda quindi non ho avuto tempo per uscire o conoscere gente! Sì ecco.. Magari ho scambiato qualche parole con un paio di compagni di scuola e la vicina, Samantha, mi sembra una ragazza simpatica.. Ma nulla di più." Terminai dopo essermi interrotta diverse volte per riflettere su come farmi sembrare meno patetica e sola agli occhi di mia madre. 

"Ah ok ho capito.. Beh quindi stasera saresti in casa?"

"Sisi te l'ho già detto!" Esclamai un po' stizzita da quella strana e inconsueta insistenza.

"Ah bene! Perché ti spiego: ho una collega di ufficio molto simpatica e, dato che suo figlio, che credo abbia circa la tua età, è in punizione e non può uscire con gli amici, li ho invitati entrambi a cena qua. Cosa ne pensi?"

Sbuffai e alzai gli occhi al cielo, per poi scendere bruscamente dall'isola della cucina e mordermi il labbro, gesto che ripetevo spesso, specie quando ero nervosa o cercavo di calmare il mio carattere decisamente troppo impulsivo e irascibile. 

"Perché??" Sbottai infine.

"Meredith.." Fece un passo verso di me mentre si asciugava le mani nel canovaccio azzurro e bianco della cucina "l'hai detto anche tu.. Qua non hai amici.. Sarebbe una buona occasione per conoscere qualcuno o almeno passare una serata in allegria e compagnia.. Non ci vedo nulla di male!" Esclamò con voce dolce e pacata, cercando di convincermi della sua idea, e parzialmente ci riuscì anche. 

"Va benee... Ma questo tipo.. Insomma il figlio della tua amica.. Non ho capito.. È in punizione?!" Chiesi celando la curiosità.

"Sì .. da quello che ho capito non studia molto per cui i genitori gli hanno imposto un'estate all'insegna dello studio!"

Mia madre emise un piccolo risolino, quasi in segno di compassione, non so bene se per il figlio o per i genitori che speravano di farlo studiare con quel provvedimento disciplinare "ma credo comunque che sia un bravo ragazzo." Concluse dopo qualche istante. 

"Ah.. Okay. Quindi stasera a cena qua?" Domandai per conferma.

"Sisi esatto.. Io fra poco inizio a cucinare, se ti va mi puoi dare una mano prima di andare a prepararti!"

Amavo cucinare, ma per qualche strana ragione quel pomeriggio ero estremamente pigra e preferii andarmi a riposare un po'... O almeno così avrei voluto, ma giunta in camera mi sdraiai qualche istante per poi rialzarmi, aprire l'armadio, mettere la musica e cominciare a fare prove di abbigliamento per la serata. 

Ero leggermente restia e diffidente nei confronti di una serata con degli sconosciuti, ma volevo comunque fare buona impressione e se tanto saremmo dovuto rimanere a vivere li, avrei dovuto fare amicizia con qualcuno prima o poi. 

Finii con l'innervosirmi: mi sembrava che tutto mi stesse male, troppo elegante, troppo sportivo, troppo male e basta.. Così optai per qualcosa di semplice: una maglietta larga, sui toni del grigio con qualche fiore colorato sulle spalle e la scritta "I wanna be Happy" al centro in bianco, poi i miei pantaloncini a vita alta neri e le mie converse alte bianche. Lasciai i vestiti sul letto, presi l'intimo, il cellulare e andai in bagno per farmi la doccia; collegai le mini casse al cellulare e misi la musica, poi aprii la porta trasparente della spaziosa doccia e mi ci infilai dentro.

Mi lasciai scorrere l'acqua calda sul corpo: usavo sempre l'acqua calda, anche d'estate con fuori 40 gradi. Rimasi parecchio tempo sotto la doccia, era una sorta di rimedio naturale contro ogni malattia dell'animo, mi faceva stare meglio, mi faceva sfogare e rilassarmi. 

Dopo un tempo indefinito la voce squillante di mia madre superò il volume della musica, dell'acqua e dei miei pensieri "meredith!! Sono le 6! Fra un'ora circa saranno qua!" 

A quelle parole sobbalzai, dovevo ancora prepararmi, e avrei dovuto farlo molto in fretta! Ignorai mia madre e velocemente uscii dalla doccia, mi asciugai, mi misi la crema dopo-doccia e indossai l'intimo; in fretta corsi in camera e mi vestii per poi tornare in bagno e asciugarmi quei capelli, che detestavo.

Erano di un castano scuro, tendente al nero, molto mossi, quasi ricci e alle volte davvero ingestibili. Finii di prepararmi con un po' di trucco leggero, giusto un po' di mascara e di matita, poi mi misi un po' di profumo e, prima di scendere le scale, mi diedi un'ultima occhiata allo specchio: non mi piacevo, non mi piacevo mai, avrei tanto voluto essere bella, sentirmi per una volta a proprio agio con me stessa e con il mio corpo.

Potei vedere nello specchio appeso all'asta dell'armadio i miei occhi verdi farsi più opachi per quei pensieri riguardo il mio corpo, così chiusi violentemente l'armadio, per poi uscire dalla stanza e dirigerai al piano di sotto. 

6:58. Ero in orario.

Trovai mia madre nel pieno della preparazione della cena. Osservai il cibo con stupore, meravigliandomi che mia madre avesse potuto cucinare tanto. 

"Fantastico! Sembra tutto ottimo!"

Non mi rispose e continuò a preparare indaffarata e agitata come succedeva ogni volta che invitava a cena qualcuno, si lasciava prendere dall'ansia che il cibo fosse poco o cattivo e non riusciva a mantenere la calma. 

Suonó il campanello e sentii una morsa inconcepibile e inaspettata allo stomaco, che non riuscii a spiegarmi, anche se probabilmente dipendeva dalla mia consueta timidezza nei confronti di sconosciuti. 

"Aprì meredith!!" Urló mia madre anche se si trovava a pochi passi da me. Avrei protestato dicendo che io non li conoscevo neppure, che erano ospiti suoi, che avrei potuto fare entrare due serial killer dato che non sapevo che facce avessero, ma mi limitai a sbuffare rumorosamente e ad andare alla porta bianca d'ingresso.

Feci un respiro e afferrai la maniglia spalancando l'ostacolo che impediva loro di entrare in casa. 

La cucina aveva, fortunatamente, una sorta di finestra che dava sulla sala da pranzo dove si trovava la porta d'ingresso, così mi rincuorai quando sentii la voce di mia madre esclamare un "entrate pure!" non appena aprii la porta.

Finding HappinessWhere stories live. Discover now