"Cosa mi spinge davvero a fare tutto ciò?"

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Ayumi era arrivata alla vasta sala del suo castello, era in piedi su un piedistallo fatto di pietra grigia, dello stesso materiale era fatto tutto il castello: davanti a sé stavano i quattro Soldati Neri. 
Ayu, Miyu, Stefan e Mirai erano stato chiamati da Zen, il quale riferì loro del presunto attacco di Vulpi e del fatto che la ragazza voleva parlare con loro. Dopo un po', anche l'Elfo li raggiunse e si sedette sugli scalini del piedistallo.
- Credo sappiate tutti e quattro perché siete qui: ho appena ricevuto notizia di una invasione da parte della Fazione contro di noi. - iniziò quindi a parlare la donna dai capelli scuri, incrociando le braccia e con tono fermo e sicuro, come solo un capo sa fare.
- Non aveva già tentato di fare un'invasione quasi un anno fa? - chiese stranita Miyu, giocando nel frattempo con le dita.
- Si, ma questa volta è diverso: avendo preso coscienza di ciò che Mitchell ha fatto, non mi limiterò a buttarli fuori da sola, ma combatterò direttamente contro di lui. -
- E come combatteresti contro una fazione intera? - chiese, quasi ridendo, Stefan. 
- Voi dovete radunare quanti più soldati bianchi che possano difenderci, mentre voi combatterete con me. Se lui ha deciso di attaccare adesso, molto probabilmente ha raggiunto un livello di potere molto più alto dell'anno scorso. - iniziò a dedurre Ayumi, pensierosa. Effettivamente Vulpi aveva già tentato di invadere la Dimensione Oscura ma, quella volta, era riuscita a respingerlo facilmente e ciò accadde perché probabilmente lui non era in piena sintonia con la Sorgente.
- Quale sarebbe la strategia? - avanzò la domanda Mirai.
- Ho pensato ad una strategia diversa rispetto all'ultima volta. - iniziò a parlare la ragazza - Questa volta li faremo avanzare, quando sentiremo la loro presenza alla Dimensione, noi li lasceremo andare. Questo mondo è totalmente desertico, buio e difficile: è complesso sia abituarsi che attraversarlo. - continuò, ricordando quando lei andò a vivere lì e impiegò molto tempo prima di adattarsi. - Quando arriveranno vicino il nostro quartiere, concentreremo tutte le forze qui. Verranno già indeboliti, quindi dovremmo batterli facilmente. Da qui io andrò direttamente da Mitchell e combatterò al pieno della mia potenza e, al fine di ciò, cercherò di portarlo il più lontano dal quartiere. - prese un respiro profondo, mentre guardava i suoi soldati con gli occhi sbarrati - Voi dovrete proteggere questo posto ed evitare che qualcuno possa raggiungerci.- 
- Sarà troppo rischioso per te, saresti da sola! - protestò preoccupata Miyu, ma venne fermata da Zen che, fino a quel momento, era rimasto in silenzio.
- Ci sarò io con lei, la assisterò nella battaglia. Non preoccupatevi. - 
- Ma... - 
- Questa sarà la nostra grande ed ultima battaglia, rimandata da mille anni: è una battaglia al quale partecipo perché destinata, e perché non posso rischiare che un errore fatto anni fa possa condannare il mondo di Meral alla dittatura eterna di una creatura come Mitchell. Non posso permettere altri sacrifici, questo sarà la battaglia che porrà fine a tutto ciò! - concluse Ayumi, sicura di sé e con gli occhi fieri di ciò che era diventata ormai.
Non era più quella ragazzina di diciotto anni spinta dalla vendetta di un amore non ricambiato.
Non era più quella ragazzina sola e vendicativa.
Non era più quella ragazzina usata da tutti.
Adesso era una donna di quasi vent'anni sicura di ciò che faceva.
Spinta dalla responsabilità.
Cosciente del suo potere e molto più sicura di sé.

Passarono delle ore dopo quel discorso fatto davanti ai Soldati Neri e Ayumi stava passeggiando tranquilla per il castello, senza una vera e propria meta. Mentre guardava quel ciondolo che le aveva regalato tempo fa un soldato bianco, notò che Zen e Mirai stavano parlando privatamente. Lei, spinta dalla curiosità e forse da un po' di gelosia si avvicinò e cercò di origliare la loro conversazione.
- Non so davvero cosa fare ormai. - parlava Zen, quasi disperato.
- Quindi è questo quello che ti turba? - chiese il Soldato Nero dai capelli rossi, poggiando la mano sulla spalla destra dell'Elfo.
- Ho vissuto mille anni nella speranza di riunirmi alla Lady, l'ho inseguita per tutto il tempo affinché potessi rimanere al suo fianco ma, per un motivo o per un altro, arrivavo sempre tardi. - iniziò a parlare l'Elfo, sfogando delle emozioni che teneva sotto controllo da ormai troppo tempo. - Data la mia condizione, con quella forma di lupo, non potevo fare altrimenti ma è come se avessi perso del tempo. Adesso ho avuto la possibilità di conoscere la sua altra reincarnazione e... - prese un respiro profondo. - Ed è come se, come posso dire, non fosse lei.
Ayumi, nel sentire questa frase, tremò e sgranò gli occhi dalla sorpresa.
- Io mi sono avvicinato a lei in quanto sua reincarnazione, ma mi sto rendendo conto che non è lei. Non so come sentirmi: amo la Lady, ma anche Ayumi... Io non so più né chi sono né cosa provo. - e ciò che avrebbe detto Zen subito dopo avrebbe letteralmente spezzato il cuore alla povera ragazza dai capelli castano scuro che stava origliando - Quello che provo è davvero amore o sto con lei semplicemente perché è la reincarnazione della Lady? - 
L'elfo del buio iniziò a piangere e cercò di coprire il viso con le proprie mani, affinché il soldato nero non lo vedesse in quelle condizioni.
- Cosa mi spinge davvero a fare tutto ciò? A combattere per mille anni per una persona che non c'è? -
Dopo aver sentito questa frase, l'ex Guardiana decise di andarsene: qualche lacrima iniziò a farsi strada sulle guance di lei, iniziò a singhiozzare e cercò di strofinarsi gli occhi per evitare di piangere ancora.
Zen Mayer alla fine era come tutti gli altri, come tutti coloro che erano entrati nella sua vita: lui stava con lei per semplice abitudine, perché gli ricordava quella maledetta Lady che ormai dominava le vite di entrambi. L'elfo quindi non l'aveva mai amata, o se l'amava, era per semplice abitudine radicata ormai da mille anni.
La donna si sentiva così inutile e anche in parte stupida: doveva aspettarselo. Zen era apparso all'improvviso, come poteva aspettarsi che davvero lui fosse coinvolto? E soprattutto, perché lei stava così male all'idea che lui in realtà non l'amasse più di tanto?

Passarono diverse ore e Zen stava camminando tranquillamente tra i corridoi scuri del castello e notò come, nel cortile poco più distante da lui, c'era Ayumi che stava probabilmente meditando per incrementare la sua energia. Lui la guardò da lontano, con un'espressione quasi triste e spezzata da un sentimento profondamente doloroso, sospirò e poi camminò verso di lei: era indeciso, vero, ma voleva almeno starle vicino. Lei avrebbe dovuto sostenere una battaglia durissima e dirle ciò che pensava probabilmente sarebbe stato solo dannoso: magari potevano parlarne a fine guerra, o magari lui poteva semplicemente andarsene. Le aveva causato troppi problemi, secondo lui.
Mentre pensava a tutto ciò, arrivò dietro di lei e la osservò: quei lunghi capelli mossi castani legati con una coda, fatta male, e il suo solito abbigliamento nero. 

Che carina.

- Ayumi. -
La ragazza sussultò violentemente quando l'Elfo la chiamò e si voltò: vide la slanciata figura di Zen dietro di lei, sorridente come sempre.
Quel sorriso è falso.
- Cosa vuoi? - 
L'Elfo notò un po' di fastidio in quella domanda e, inarcando un sopracciglio, chiese se fosse successo qualcosa.
- Beh, come posso iniziare... - disse lei, guardando altrove e poggiando il dito sulle proprie labbra, con un falso tono innocente. - Non dovresti parlarmi quando neanche tu sai il perché sei qui. - 
L'albino sussultò sorpreso a quella frase, ma non ebbe il tempo di risponderle che lei si alzò e andò via, in modo che lo avesse alle spalle.
- Non sei mai stato obbligato a rimanere qui. Io ti ho solo liberato dalla maledizione che avevi, potevi tranquillamente andartene subito dopo. - 
E con quella frase, Ayumi si voltò definitivamente e se ne andò lasciando solo Zen, il quale rimase letteralmente pietrificato da quelle parole: come sapeva lei di ciò che aveva detto a Mirai? Aveva forse ascoltato per sbaglio? 
"Cosa ho fatto? Maledizione..." pensò lui, stringendo i denti e iniziando a piangere. "L'ho distrutta, l'ho ferita, maledizione!"

-Mirai!-
Il Soldato nero stava rientrando nella sua stanza quando sentì una voce maschile urlare il suo nome.
-Zen? Cosa succede?- chiese lei, stranita dall'atteggiamento dell'Elfo. Lui non era un tipo che urlava anzi, tra i due, colei che urlava più spesso e che aveva un tono di voce molto alto era Ayumi.
- Ayumi ha sentito la nostra conversazione, probabilmente. - e iniziò quindi a spiegarle cosa fosse successo poco prima e come si sentisse estremamente in colpa per come lei si sentiva. I due entrarono nella stanza del Soldato nero e, mentre Zen continuava a parlare, lei si sedette su un cuscino rosso.
- Tu sei una sorta di sensitiva, vero? - chiese improvvisamente l'elfo, quasi preso totalmente dall'ansia.
- Sì, perché? - 
- Puoi mettermi in contatto con la Lady? - 
- Ah? - 
La richiesta sconvolse totalmente il soldato dai capelli rossi: in contatto con un'anima morta e, per di più reincarnata?
- Potrei farlo, ma dovrei chiamare Ayumi per facilitare... - 
- No, non puoi farlo da sola? - la interruppe l'elfo, con una voce un po' spezzata, spiegando subito dopo che, se l'avesse fatto, lei non sarebbe venuta.
- Va bene, ma sarà molto difficile. - 
Il soldato nero quindi prese le mani di Zen e chiuse gli occhi, pregando l'uomo di fare lo stesso, poi iniziò l'incantesimo; l'albino poté sentire della forte energia che veniva dal soldato e decise di accogliere quella potenza che sentiva tra le mani.
Dopo qualche minuto, quando aprì gli occhi, si ritrovò nel cortile dell'antica reggia della famiglia Miyazaki, nello stesso luogo dove lui e la Lady si erano baciati per la prima volta.

- Zen? - 

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