Governo

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Il giorno dopo, Aria si svegliò con una stranissima e dolce sensazione, come se qualcuno l'avesse abbracciata per tutto il tempo. Ed effettivamente, così fu: lei abbracciò per tutta la notte Iosif e lui aveva ricambiato.
Lei uscì velocemente dal letto, si vestì e corse dal ragazzo che era pronto ad andarsene. Quando lui la vide, sorrise dolcemente per poi rivolgersi verso la porta.
- Iosef! - cercò di chiamare l'Elfo, ma lui si voltò verso di lei.
- Iosif, intanto. - puntualizzò, poi continuò. - Non preoccuparti per ieri notte, ti ho voluto abbracciare, dato che tu avevi fatto la stessa cosa e sembravi parecchio spaventata. Ma non ho fatto nulla di più, non lo potrei mai fare." rispose, con estrema calma.
- Lo so, ci conosciamo da poco ma sei molto educato. – rispose quindi lei, sorridendo.
- Mi comporto come un normale essere umano, non merito complimenti per avere una minima educazione. – detto ciò, afferrò una chiave e la lanciò ad Aria, che riuscì a prenderla subito.
- Questa è la chiave di casa mia, quando hai finito di fare colazione e di sistemarti, chiudi tutto a chiave. -
- Ma...!- cercò di interromperlo la ragazza. - Ieri notte ho visto la padrona di casa... -
- Non c'è nessuno. Non so chi tu abbia visto perché la sua stanza è chiusa. - rispose lui, un po' stranito, ma poi la salutò ed uscì, per andare al palazzo reale.
Lei quindi andò in cucina e vide che lui le aveva anche preparato la colazione: Iosif diceva che non aveva bisogno di complimenti per essere semplicemente educato, ma considerando come era Vulpi, lei si ritrovava a complimentarlo e pensò che quel nordico doveva davvero dare lezioni di educazione a molti. Lei sorrise, pensando a come lui non avesse fiatato o protestato durante la notte e le aveva fatto compagnia nonostante l'ora.
- Un bravo ragazzo, eh? -
Lei si voltò di scatto e vide la stessa donna della notte precedente.
- Ma lei... -
- Iosif non sa che io sono qui. Nemmeno mi ha vista. - rispose lei, poi mangiò insieme all'Elfo e, alla fine, la accompagnò all'uscita.
- Signora, mi scusi ma Iosif mi ha detto di chiudere tutto, ma se c'è lei... - cercò di dire, ma la donna le rispose che doveva chiudere tutto comunque.
- Ma signora... -
- Tranquilla. -
Così lei chiuse tutte le stanze e, quando fu pronta per uscire da casa, la donna le disse - Prenditi cura di Iosif. -
Poi Aria uscì, chiuse anche la porta d'entrata con la chiave e andò via, rivolta verso la Fazione ma rimaneva interrogativa su quella signora con cui aveva parlato.
Si diresse quindi verso la Fazione e, arrivata lì, vide Kanata che la stava aspettando.

Ottimo.

- Ciao Kanata. - tentò di essere tranquilla, ma avvenne qualcosa di estremamente grave. Il ragazzo dai capelli verdi sbloccò uno dei suoi sigilli di fuoco e poggiò la sua mano sul braccio destro di lei.
Aria iniziò a sentire un fortissimo calore, poi un intenso dolore e si rese conto che lui la stava bruciando.
- Kanata! - urlò in preda al dolore. L'elfo si ricordò quel sogno, in cui Mitchell che aveva fatto male al braccio e lui le stava facendo male nello stesso identico punto.
- Prova ad assentarti la sera di nuovo, e io ti riduco in cenere. -
La lasciò entrare e lei, in preda al panico, corse via, in cerca dell'unica persona lì dentro in grado di aiutarla. Corse attraverso i corridoi, il cortile, andò dovunque, con il braccio sanguinante e un dolore atroce che le si era diffuso in tutto il corpo: correva, ansimava.
Stava per perdere conoscenza, ma poi vide colui che stava cercando.
- Zen! - chiamò Aria e, fortunatamente, lui la udì e corse immediatamente verso la cugina, quando vide le sue condizioni.
- Aria, ma cosa è successo? - chiese Zen, spaventato.
- Kanata... Ha usato un suo sigillo contro di me. -
L'Elfo del Buio ringhiò leggermente: l'antipatia tra Elfi Solari e del Buio era qualcosa di naturale, come l'odio tra cani e gatti, ma Kanata non avrebbe dovuto fare del male a sua cugina. Non avrebbe dovuto.
- Adesso andiamo nella tua stanza, proverò a fare qualcosa alla ferita. -
Iosif era già arrivato alla sua postazione di lavoro, cioè di guardia all'entrata del cancello: solitamente, lui stava dentro una sorta di ufficio in cui timbrava tutti i permessi che la gente dava per visitare il Re ma, in quel momento, si trovava in uno dei mille e più scalini presenti per arrivare al palazzo vero e proprio.
Casualmente, lui vide un'anziana signora che stava salendo le scale con una fatica estrema, sospirava pesantemente e cercava aiuto dai soldati che, per legge, non potevano fare nulla.
- Ragazzo, ti prego! Aiutami! Non mi sento più il cuore! - urlò la signora di fronte a Iosif e lui, da buon ragazzo del Nord, rimase impassibile e nemmeno parlò.
- Ti prego ragazzo... Tu sei diverso dal Re, puoi cambiare le cose! - continuò a supplicare l'anziana, avvicinandosi sempre di più al ragazzo che, a malapena, riusciva a non sospirare. Voleva aiutarla, eccome se voleva aiutarla ma non poteva. Sarebbe stato licenziato se l'avesse fatto e lui doveva badare alla sorellina. Doveva prendersi cura di Dana e garantirle la migliore vita possibile.
- Dana può essere fiera di avere un fratello come te. -
" Cosa?" si ritrovò a pensare il ragazzo. Lui rimase sconvolto: l'anziana signora sapeva il nome di sua sorella minore?
- E Aria sarà fiera di averti al suo fianco. -
Improvvisamente, questa donna collassò davanti a lui e urtò violentemente la testa: lei cadde esattamente ai piedi di Iosif che, provando a non manifestare nessun sentimento, rimase sconvolto dall'accaduto.
Lui doveva rimanere fermo e non poteva muoversi.
Doveva...
Fortunatamente, dal cancello entrò la figura più enigmatica di tutto Meral, la persona più misteriosa di tutta la Dimensione: il Re era appena tornato da uno dei suoi tanti viaggi.
Dalla carrozza dorata uscì un uomo alto, con il volto totalmente coperto da un cappuccio ampio, la ovvia corona in testa, una divisa militare addosso e una spada enorme sul fodero sinistro.
L'uomo iniziò a salire tranquillamente le scale e, quando arrivò davanti al corpo dell'anziana signora, ordinò a quattro soldati lì intorno di prenderla e buttarla in qualche fossa perché "è morta e io non me ne faccio niente dei morti."
Poi si rivolse ad un soldato in particolare, che stava davanti a lui.
- Petrova, vero? -
- Sì, Petrova Iosif, vostra Maestà. - si inchinò di colpo lui, a testa bassa. Il Re gli diede una pacca sulla spalla e gli ordinò di alzarsi. Quando il ragazzo obbedì, l'uomo gli disse di seguirlo perché doveva parlargli di una questione urgente.
Quando lui iniziò a camminare, vide che vi era un bigliettino nello stesso punto in cui vi era il corpo dell'anziana: quindi lui lo afferrò e lesse " Veggente". Praticamente quella donna aveva il potere psichico e gli aveva letto i suoi pensieri.
Mise il biglietto in tasca e seguì il Re, che camminava con passo sicuro e fiero. Andarono e attraversarono molte porte e molti corridoi, fin quando non arrivarono alla Sala Reale di Ricevimento. L'uomo avanzò e si avvicinò al trono e lì si sedette.
Iosif osservò quella sala in cui non era mai stato: mura rosse, tende con lo stemma della famiglia Mitchell, un quadrato con dentro una spada che trafiggeva un sole nascente e delle spine attorno la spada, sala poco illuminata per via delle vetrate chiuse e un enorme quadro. Un quadro che dominava l'intera stanza: raffigurava una donna con un abito rosa estremamente elegante, un cappellino di raso rosa in testa. Il viso non era facilmente distinguibile, ma Iosif poté distinguere i capelli blu.
Il ragazzo, nonostante non fosse un esperto di leggende, sapeva che la ragazza raffigurata era la Lady - e quindi, la vita precedente di quell'Ayumi di cui Zen gli aveva parlato.
Ma perché il membro della famiglia rivale ai Miyazaki aveva il quadro della ragazza?
Il ragazzo nel Nord non disse e non chiese nulla, concentrandosi sul fatto che lui era lì con il Re. Quindi doveva essere accaduto qualcosa.
- Ti vedo agitato. Strano per un ragazzo del Nord. - disse il Re, incrociando le braccia.
- Semplicemente penso che lei voglia licenziarmi. - spiegò Iosif, rimanendo all'apparenza tranquillo - ma all'interno stava impazzendo.
- So che hai una sorellina, Dana. Perché non mi parli di lei? -
- Cosa posso dirle a riguardo? - iniziò a parlare il ragazzo biondo. - Dana è una bambina meravigliosa, la visito due o tre volte l'anno, e lei è sempre felice. Allegra, spensierata. Gode bene la sua infanzia. - poi sospirò tristemente. - Invece, mio fratello non so dove sia. L'ho cercato per tutto questo tempo, ma non l'ho mai trovato. -
- Ricordo la presenza di un altro Petrova nell'esercito. Sarà morto probabilmente. - disse il Re, impassibile anche lui. Voleva testare la reale capacità del ragazzo a non far vedere niente.
- No, sarebbe arrivata la comunicazione. - rispose lui, freddamente.
Il Re sorrise: Iosif era davvero capace.
- Ti ho portato qui per darti un compito più grande e importante. - e l'uomo iniziò a parlare, proponendo al ragazzo uno dei compiti più importanti mai esistiti: essere la unica guardia personale del re. Era un privilegio estremamente ambito, ma era irraggiungibile in quanto il Re non aveva mai avuto una guardia personale.
- Perché ne avete bisogno ora? - chiese giustamente lui, incuriosito e leggermente spaventato allo stesso tempo.
- I tempi si fanno duri, ragazzo mio. - iniziò a parlare il Re, schiarendo la propria voce. - Con nemici che ci attaccano da zone proibite, dalla Dimensione Oscura. Fin quanto vi è Ayumi lì fuori, io devo essere protetto. -

Ayumi?

- Capisco. - rispose quindi Iosif, parecchio sospettoso. Ma non disse nulla. Il Re comunicò che lui avrebbe ricevuto un aumento di stipendio e poi gli ordinò di sorvegliare la porta della Sala: da lì a poco, avrebbe dovuto ricevere alcuni governanti delle varie città.

Ayumi era finalmente nella sua stanza: era stata riparata e adesso era come nuova. Ma lei non aveva voglia di rinchiudersi nuovamente lì dentro e correre il rischio di distruggerla. Decise così di uscire dal castello: chiamò il Soldato Nero Stefan ed entrambi uscirono dal Palazzo, per poter visitare tutto il Quartiere Sud della Dimensione oscura.
Quando uscirono, Ayumi vide una cittadina viva, attiva e felice: nonostante fossero Soldati Bianchi, sembrava che loro condussero una vita uguale a quelli dell'altra parte. Chi andava al mercato, chi vendeva cose, chi ballava e cantava.
Quando loro videro la padrona che era uscita a vederli, iniziarono ad intonare diversi canti di gloria per la ragazza dai capelli castani: alcuni iniziarono a ballare attorno a lei, altri donarono loro una corona di fiori rosa.
Lei poi si sentì chiamata dal Soldato Nero, che la portò in un negozio che vendeva gioielli: il Soldato Bianco lì presente sussultò all'arrivo di Ayumi e andò incontro a lei, la abbracciò e la ringraziò di aver ridato vita ad un quartiere ormai abbandonato.
Lei sorrise e ringraziò lui per il lavoro che stava svolgendo e la creatura, sorridente, andò verso un bancone e prese un girocollo molto carino. Infatti, lì tutti sapevano che ad Ayumi piacevano i girocolli e gliene donò uno, che aveva una pietra viola incastonata.
- Questo è per lei. L'ametista... - iniziò a spiegare la creatura, indicando la pietra. - Ha proprietà meravigliose. Ha diverse proprietà magiche: fa sviluppare la forza interiore, l'autostima e il controllo. Inoltre fa vedere oltre le illusioni. Le annulla. Allontana anche le energie negative. Le pietre sono legate alla magia della terra, ma tutti possono utilizzarle. - e quindi diede questo girocollo e lei volle indossarlo subito. Ringraziò il venditore e lo volle ripagare con un piccolo incantesimo piuttosto carino e soprattutto utile: creò una piccola luce, e la inserì dentro alcune pietre, così poterono brillare di propria luce.
I due andarono via e continuarono la passeggiata nel quartiere, fin quando non incontrarono un giovane Soldato Bianco che chiamava insistentemente Ayumi: lei decise di avvicinarsi e iniziò a parlare con questo ragazzo.
Questo soldato iniziò a raccontare la propria storia.

Io ero un ragazzo umano, tanti anni fa. Ero un ragazzo estremamente difficile e controverso e soffrivo di una particolare condizione mentale: ero sociopatico. Ciò mi portava a rompere ogni schema, ogni legge che fosse mai esistita, ad uccidere e far del male anche alla mia stessa famiglia. Non provavo rimorso per ciò che facevo e per ciò che pensavo: era una mia esigenza, era ciò che volevo. Ed io facevo ciò che volevo perché, secondo me, era giusto.
A diciotto anni, divenni un serial killer. Sterminai diverse famiglie, uccidendole e torturandole. Una ad una, ogni persona viveva tutto ciò che io volevo fargli vivere: era una liberazione per me, quando li pugnalavo o li torturavo. Ancora ricordo come uccisi mia madre.
Ero contrario al governo di Meral, spesso facevo azioni di sabotaggio contro la famiglia reale di quel tempo e nessuno era in grado di fermarmi. Un giorno, volli saccheggiare una carrozza appartenente ai Miyazaki. Ero dietro un cespuglio folto e vidi questa ricca carrozza camminare tranquillamente e decisi di agire: presi le mie armi e iniziai il solitario assalto. Uccisi tutte le guardie e poi entrai dentro la carrozza e vidi una ragazza dai lunghi capelli azzurri e un vestito viola. Quella ragazza fece qualcosa, mi attaccò con Kuki no Tama e io sbalzai fuori, con una ferita sanguinante sullo stomaco.
Ricordo come ero sconvolto: non riuscivo a credere che una donna mi avesse respinto. Così provai ad attaccare con un potere che avevo - quello della Terra - ma lei... Lei respinse anche quello e mi sconfisse duramente.
Divenni ossessionato da lei. Non era più solo la società che volevo distruggere, ma anche quella ragazza, la Lady, che io volevo morta. Sentivo l'estremo bisogno di affermare il mio potere su di lei, dimostrare che io ero più forte. Mi sfogavo torturando animali presenti nella foresta: non riuscivo a vivere in un posto fisso, quindi vagabondavo spesso.
Un giorno, però, dalla foresta, notai un incendio estremamente violento da lontano e poi scoprii che la Lady era morta in quell'incendio, in quella strage. Io non riuscivo a crederci: quella donna tanto forte era stata uccisa da una misera fiammella?
Da quel momento, la mia attività criminale aumentò drasticamente e iniziai a minacciare realmente i superstiti della famiglia Miyazaki: dovevano consegnarmi una persona forte e potente tanto quanto la Lady, per poterla sconfiggere e uccidere.

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