"So come fare..."

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La notte era passata e Iosif era già a gironzolare per il Palazzo Reale: aveva ricevuto il giorno prima una stanza vicina a quelle del Re, in modo tale da poter essere vicino in qualsiasi evenienza. Era una stanza estremamente, troppo sfarzosa e grande e lo stesso ragazzo non era abituato a questa enorme mole di ricchezza.
Però dormì bene e si rilassò: adesso però era giunto il momento di iniziare il suo lavoro da guardia del Re, quindi andò verso la sala dei Ricevimenti; di solito, il Re stava lì o a ricevere qualcuno o a fare qualche altra cosa.
Quando arrivò, vide che lì dentro non vi era nessuno e Iosif, quindi, andò a cercare nelle altre stanze del Re, anche nella biblioteca stessa ma non trovò nessuno. Lui, leggermente spaventato, andò verso una nobile Mitchell che si trovava lì vicino.
- Scusi? - chiamò, e una ragazza dai capelli biondi e gli occhi neri si voltò verso di lui.
- Dimmi. -
- Hai visto il Re? -
- No, non c'è? - chiese incredula anche la ragazza, e la nuova guardia dovette tranquillizzare la ragazza.
Non si sarebbe dovuta diffondere la voce che il Re di Meral non si trovava da nessuna parte. Però lui era solito fare diversi viaggi anche senza preavviso, quindi il ragazzo nel Nord ringraziò la ragazza e si allontanò.
- Mi chiamo Adna. Se vuoi, possiamo conoscerci.- sorrise la ragazzina, ma Iosif sorrise gentilmente e disse che gli avrebbe fatto piacere conoscere una nobile, ma senza grandi aspettative. Così lui si allontanò, lasciando Adna leggermente in disappunto.
Ayumi non aveva dormito molto quella notte ed era riuscita a far passare le ore velocemente scrivendo una lettera a Zen e leggendo un particolare libro. Il libro parlava di una donna che si innamorava dell'incarnazione dell'Amore, e dovette superare diverse prove, prima di ricongiungersi a lui.
Amava quella leggenda, quella fiaba e spesso la leggeva ad alta voce per se stessa e sottolineava le parti più belle. Una parte che amava era la separazione degli amanti, quando lui le dice di essere stato incauto abbastanza da innamorarsi così tanto di lei da andare contro gli ordini della sua stessa madre.
La protagonista quasi morì pur di incontrarlo nuovamente e poi si sposarono.
Ayumi amava davvero molto quella favola e alcune volte addirittura immaginava le scene che potessero in un modo descrivere ciò che era scritto. Un Angelo dell'Amore che si innamora della donna più bella... In fondo, l'Amore è bello no? Sceglie le belle persone, belle nell'animo. L'amore poi è anche qualcosa di misterioso e incomprensibile, come l'angelo che aveva disobbedito agli ordini per qualcosa di tanto incomprensibile.
Che concetto ridicolo, pensava Ayumi. Ma aveva un senso, dopotutto.
Lei ricordò anche la storia che quel Soldato Bianco le raccontò e iniziò a pensare che forse l'amore, così come l'odio, fosse qualcosa di così troppo forte da non poterlo comprendere appieno.
Si alzò dalla sedia su cui era seduta e decise di incontrarlo, incontrare Zen. Per combatterlo, questo è vero ma anche per capire come poterlo liberare: lui stava facendo di tutto per lei, stava facendo ciò che nessuno aveva mai fatto per lei, fino a dove si spingerà per me, si chiedeva in continuazione Ayumi. E forse, era proprio questo che lei voleva sapere.
Così lei scomparve dal castello e si materializzò davanti a quella crepa maledetta, e già lui era lì: capelli lunghi bianchi legati in un codino sottile, pelle viola, occhi blu. Non erano i suoi ricordi ad averla convinta, era stata la forza di quel ragazzo di mille anni più vecchio ad averla convinta. Convinta a tornare ad amare qualcuno.

Non avrei dovuto. Sarà come lui.

Zen sbloccò il suo potere oscuro, quello della Terra: creò una spada e iniziò a correre verso di lei e provò ad attaccarla, ma lei lo bloccava con la propria spada. Lui quindi creò una voragine nel terreno e lei cadde all'interno: dovette sbloccare un potere puro per poter attivare l'abilità di volare, e quindi, di uscire da quella trappola. Appena uscì, ritornò ai poteri oscuri e cercò di bloccare qualche potere dell'avversario, ma non riuscì.
Zen, invece, con la sua spada, ferì Ayumi all'altezza del fianco sinistro e poi creò una pianta velenosa e andò ad iniettare dentro lei un veleno. Lei iniziò a sentire subito l'effetto di quella sostanza, quindi iniziò ad avere dolori e non riusciva a muoversi benissimo e cercò un modo per proteggersi, in modo tale da usare il suo quarto sigillo di guarigione per alleviare un po' l'effetto del veleno, ma non aveva la forza nemmeno di camminare.
L'Elfo approfittò della situazione e andò verso di lei, pronto a pugnalarla.
- Spostati Ayumi! - urlò, in preda al dolore. Zen non voleva proprio toccarla, ma cosa poteva fare? Era dominato da quella maledettissima maledizione che gli impediva anche solo di ragionare.

Cosa?

Ayumi vide qualcosa di strano.
Un'aura. Un'aura estremamente pesante sulle spalle di Zen. Come se fosse qualcuno che lo dominasse. Allora lei si ricordò che stava indossando il girocollo che un Soldato Bianco le aveva dato, quello con l'ametista.

"Ha proprietà meravigliose. Ha diverse proprietà magiche: fa sviluppare la forza interiore, l'autostima e il controllo. Inoltre fa vedere oltre le illusioni. Le annulla. Allontana anche le energie negative."
Le faceva vedere oltre le illusioni, quindi stava vedendo di cosa era composta la maledizione di Zen. Lei poté quindi vedere i diversi sigilli applicati su di lui: era un'esperta, avendo come abilità oscura di imporre o assorbire sigilli e vide diverse scritte in latino che le permisero di analizzare perfettamente l'energia e la potenza della maledizione che stava vedendo.
Lei, sicura adesso come mai lo era stata, recitò un incantesimo di immobilizzazione, la numero due: quindi diversi fasci di luce bloccarono l'Elfo che, finalmente, poté respirare tranquillo.
Ayumi continuò ad osservarlo attentamente, analizzando e leggendo ogni minimo particolare di quella magia. Era contorta, erano tanti sigilli posti uno sull'altro, quindi era una maledizione estremamente ingarbugliata.
Anche lei, quando doveva fare qualcosa, usava molto potere, ma lei si basava sul potere oscuro, quindi non aveva bisogno di mettere più sigilli per aumentare la potenza della maledizione. Si avvicinò a Zen e lui continuava a non capire perché lei lo stesse fissando così, poi la vide sorridere malignamente.
- Ho scoperto. - rise lei, di gusto. - So come fare! - si allontanò quindi da Zen e si rivolse verso il proprio castello, per ragionare sulla nuova strategia che aveva.
L'Elfo si liberò poco dopo e sorrise, convinto che Ayumi avesse capito qualcosa. Lui non sapeva cosa, ma aveva fiducia in lei e sapeva che qualsiasi cosa fosse, lei l'avrebbe fatta.


Aria era rimasta nella propria stanza: tutti erano a fare qualche missione e lei non poteva farne. Quelle che potevano essere fatte in singolo erano rivolte a chi era più piccolo, o chi era più forte di lei. Ma la Fazione si era sempre basata sul lavoro di coppia, quindi era estremamente raro che potesse fare qualcosa anche da sola.
Quindi lei non faceva praticamente nulla: stava nella sua scrivania, a leggere qualcosa e a medicare la ferita che quel maledetto Elfo solare le aveva inflitto.
Andava bene arrabbiarsi per non aver rispettato un coprifuoco inutile e senza senso, ma non era giusto bruciare letteralmente qualcuno.
La ferita le faceva ancora male, ma non poteva lamentarsi più di tanto e quindi provò a dormire, ma il dolore la teneva costantemente sveglia. Mentre tentava di non pensare al dolore, sentì bussare alla porta e quindi l'Elfo si alzò e andò ad aprire: quando lo fece, sgranò gli occhi dalla sorpresa.
Era Vulpi.
- Vulpi! Non ti sei fatto vedere per un giorno! - disse lei, sconcertata.
- Parla quella che non è tornata l'altra notte. - ribatté lui, ridendo.
- Cosa c'è? -
- Non posso fare visita alla mia migliore amica? -
Lui entrò quindi nella stanza e Aria dovette rassegnarsi: chiuse la porta e si rivolse a colui che amava tanto un tempo, mentre adesso, lei stessa stava mettendo in discussione ciò che lei realmente provava per quel ragazzo tanto bugiardo e misterioso.
- Hai bisogno? - chiese quindi lei.
- Sei sola, non hai un partner. Perché non ne cerchi uno? - propose lui, guardando seriamente Aria. - Hai molte missioni che devi svolgere, ma non puoi farle da sola. -
- Io non voglio avere nessun compagno. La mia partner era Ayumi e lo è ancora. -
Il ragazzo castano sbuffò, nervoso.
- Ayumi, Ayumi e Ayumi. Sempre lei. Continuamente. Sin dall'inizio che ti dico di dimenticarla, perché non lo fai? - iniziò ad urlare lui, convinto che l'Elfo non avrebbe risposto.
- Perché lei è la mia migliore amica! Lei non mi ha discriminata per la mia specie! Lei ed io eravamo uguali! Lei odiata per la Sorgente, io per la mia specie! Lei è la mia migliore amica e io non la abbandono! Non sono come te, Vulpi! - urlò lei, in tutta risposta. Vulpi, sconcertato, cercò di calmare l'amica, ma non riuscì a fermarla o a domarla.
- Tu l'hai umiliata davanti a tutti, hai rubato la sua Sorgente, continui a descriverla come Itashiru. Lei non è Itashiru, lei è Ayumi! La mia migliore amica! La sua unica colpa è stata quella di amarti! E tu... e tu sei stato vigliacco abbastanza da portarla via da me! -
- Aria, calmati. Tu non sai... -
- Non preoccuparti, io so tutto! -
Aria scoppiò in lacrime e Vulpi la guardò. Vide attentamente in sincero dolore che lui aveva causato ad una ragazza del tutto innocente. Vero, lei aveva a che fare con il suo passato ma in realtà quell'Elfo non c'entrava nulla. Vi era uno specchio lì vicino e lui si voltò verso quell'oggetto e si vide: un giovane ragazzo affascinante, ma molto, troppo anziano.
In un certo senso, forse tutto ciò che stava combinando da mille anni era del tutto sbagliato. Ma lui aveva la sua giustificazione, aveva il motivo per il quale lui faceva tutto ciò da così tanto tempo e, inoltre, non poteva interrompere improvvisamente qualcosa nel quale non solo lui era coinvolto.
Lui si alzò e, senza salutare Aria, uscì dalla stanza. Lasciò l'Elfo in lacrime.

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