Capitolo 18

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- Ti va di andare in un posto? - la domanda di Thomas mi coglie impreparata

- Cosa? -

- Ti va di venire con me in un posto? - esito un po'... non so cosa dovrei rispondergli

- Non ti ucciderò, promesso! Poi, quei due, non sembra abbiano voglia di fermarsi, quindi tanto vale fare un giro... - esito ancora un po': non so se lasciare Jennifer qui da sola; e se poi non ci vedono più e fanno su un casino?

- Se la tua preoccupazione sono quei due là, manderò un messaggio a James, così non li disturberemo ma li avvertiremo -

- Scusa e come fai con la suoneria del telefono? -

- Tiene il telefono costantemente in silenzioso, le uniche volte in qui attiva la suoneria sono... sono casi speciali... - esito ancora, penso e ripenso; poi mi dico "perché no?"

- Ok... ma dove andiamo? -

- Se vuoi saperlo devi riuscire a starmi dietro - fa un mezzo sorriso, poi inizia a correre; presa alla sprovvista sto qualche secondo ferma, ma appena realizzo cosa sta succedendo inizio a correre anch'io. Fortunatamente sono abbastanza agile e svelta, non mi ci vuole così tanto tempo per raggiungerlo, anche se ammetto che mi ha dato del filo da torcere.

Thomas si gira verso di me e, notando quanto mi ero avvicinata, cerca di accelerare, ma inciampa e rischia di cadere. Mi fermo e inizio a ridere.

- Non è divertente! -

- Parla per te! Per me è esilarante! - 

- Fottiti Williams -

- Come siamo volgari! Quasi mi offendo! - dico facendo finta di piangere e lui non smette per un secondo di guardarmi malissimo

- Hai intenzione ancora di portarmi in quel misterioso posto o hai cambiato idea? -

- Se la smetti di ridere si -

- Ti prometto che non riderò più di te! - dico mettendo una mano sul cuore

 - Dai andiamo! - dopo ciò ci incamminiamo lentamente fino ad arrivare a un muro.

- Volevi farmi veder un muro? -

- No scema! - dice avvicinandosi a una rigogliosissima edera attaccata al muro. La scosta mostrando una porta di ferro arrugginito.

- Cosa c'è lì dietro? -

- Seguimi... - dice mentre, con una spallata, apre la porta

- E se si chiude bloccandoci dentro? -

- Ti fidi di me? -

- Non esattamente... -

- Ah! Questa a fatto male! - dice stringendo la sua felpa 

- Dai! Hai intenzione di porre fine alla mia ansia? -

- Ti ho fatto venire l'ansia? -

- Continui a tenermi sulle spine! -

- Sei tu che non ti fidi di me e non vuoi entrare - mi guarda ghignando; giuro, quando fa così lo strozzerei! 

- Fammi entrare! - 

- Ai suoi ordini! - dice quando gli passo davanti.

Sta per chiudere la porta ma si ferma poco prima di chiuderla; prende un mattone che era di fianco allo stipite e lo mette in modo da bloccare la porta, poi si gira verso di me e mi guarda.

- Di là -

- Dove? -

- Girati... - mi volto e dietro di me vedo delle scale strette e leggermente arrugginite.

- Beh? Hai intenzione di muoverti? - non gli rispondo e inizio a salire. Una, tre, otto rampe, finché non arriviamo ad un  pianerottolo.

- E adesso? -

- Certo che non li usi proprio quegli occhi - mi supera avvicinandosi al muro dove noto, solo adesso, che c'è una porta piuttosto simile a quella di prima.

Apre anche quella e, tenendola aperta con una mano, mi fa segno di uscire.

Svelta super l'uscio arrugginito sotto il suo sguardo attento, mi giro verso di lui e vedo che blocca la porta nello stesso modo con cui ha bloccato l'altra.

- Lo so che sono stupendo, ma il vero spettacolo qui non sono io -

- Te l'hanno mai detto che hai un ego esageratamente smisurato e che sei di un arroganza... -

- Per una volta puoi smettere di insultarmi e stare zitta! -

- Chi ti credi di essere... - non mi lascia finire la frase, che mi prende per i fianchi e, con un gesto veloce, mi fa girare dalla parte opposta.

Il panorama che vedo è strabiliante. Siamo sufficientemente in alto per poter vedere la città attorno a noi, che finisce al di là del nostro campo visivo, creando un effetto quasi di dissolvenza; il cielo sta iniziando a prendere le sfumature del tramonto e, questo dettaglio, rende tutto ancora più magico. Se si sta attenti si possono chiaramente vedere le luci della città che, più il tempo avanza, più diventano evidenti; si possono vedere le case e i grattacieli, che iniziano ad illuminarsi lentamente. Adesso che ci penso, è come guardare il cielo notturno: con lo sfondo che si oscura e, allo stesso tempo, viene illuminato da tante, piccole luci di diverse sfumature.

- Cosa ne pensi? - una voce mi riporta alla realtà; mi giro verso Thomas e rimango ancora più stupefatta: nei suoi occhi viene rifletto tutto lo spettacolo che ho appena visto; viene riportato nei minimi dettagli, in modo impressionante.

- Magico... - oddio, non l'ho detto davvero! Sono un'idiota! 

- Concordo...è veramente magico - cosa?  Ho sentito bene? Non ha capito a cosa mi riferivo o fa finta di non capire. 

- A volte vengo qua su...quando voglio stare da solo -

- Veramente? Hai davvero voglia di farti venti minuti e passa di strada per... -

- Si, qui è l'unico posto in cui nessuno mi conosce; l'unico in cui... -

- In cui? - lo incito; è la prima volta che parla con qualcuno della sua vita privata

- In cui posso essere me stesso -

- Perché? Voglio dire, perché non puoi essere te stesso? Al di fuori di questo luogo, intendo... -

- Sinceramente non lo so, semplicemente con alcune persone mi comporto in un modo, mentre con altre sono completamente diverso -

- Succede anche a me... - ma che cazzo mi salta in testa? Di solito non parlo mai così apertamente dei miei "problemi"

- Lo so... - 

- Ah si? -

- Sì, lo vedo da come ti comporti a scuola e da come ti comporti con la tua amica; sembrano due persone diverse -

- Ah quindi non ho un'identità! - dico io facendo la finta offesa

- Non sto dicendo questo - fa una breve pausa, poi ricomincia - Ti sto dicendo che quando, ad esempio, sei a scuola sei una persona molto chiusa, incazzata e soprattutto stronza; mentre quando sei con persone di cui ti fidi ciecamente, diventi più allegra e addirittura sorridi... la stronzaggine rimane sempre e comunque, ma quando sorridi sei diversa... sei più bella -


Ed eccoci qua con il diciottesimo capitolo! 

Signori e signore colpo di scena! 

Posto romantico, panorama romanico, dichiarazione romantica (dichiarazione nel senso di raccontare i propri sentimenti - non necessariamente amore - verso gli altri); insomma, tutti gli ingredienti per una scena romanticissima; ma mi piace tenervi sulle spine. 

Perciò, se volete sapere cosa succederà, continuate a leggere e non dimenticate di votare!


RoutineWhere stories live. Discover now