Capitolo 11

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- Va bene, ma solo se al ritorno guido io, non me ne fraga un cazzo del tuo orgoglio maschile -

Di nuovo silenzio e tensione, se fosse uno sport olimpico, io e Thomas saremmo pluri premiati.

- Ok -

Thomas Anderson ha davvero accettato di mettere da parte il suo orgoglio, ma soprattutto ha accettato di mettersi alla pari di una ragazza? Non ci posso credere, è un giorno da segnare!

Mi avvicino ad una mensola all'interno del garage, prendo quattro caschi, tutti e quattro neri; sinceramente era abbastanza inutile comprare quattro caschi identici, ma quando si parlava di moto, io e mio fratello impazzivamo, tanto che abbiamo comprato due moto diverse; o meglio, adesso sono diverse: inizialmente le abbiamo comprate uguali, poi un giorno ci siamo messi in garage con la musica a tutto volume, quattro o cinque bombolette spray, degli stensil e abbiamo fatto gli artisti. Me lo ricordo come se fosse ieri quel giorno.

Ero in garage a pulire la mia moto, come al solito avevo lasciato il portone aperto e come sottofondo un po' di musica; ad un tratto un ombra copre il poco sole che entrava, alzo lo sguardo e vedo mio fratello con una busta in mano.

- Che cosa c'è lì dentro? -

- Penso che le nostre moto siano troppo monotone, e simili -

- E con questo? Sei te che hai voluto comprarla uguale alla mia -

- Anche se non è vero, oggi non ho voglia di litigare, perchè adesso ci divertiremo un casino - mentre parla, si avvicina alla cassa collegata al mio telefono, alza il volume al massimo (fortunatamente abbiamo gli stessi gusti musicali) e inizia a tirare fuori dalla borsa degli stencil, poi delle bombolette.

- Credo di aver capito cosa faremo - 

- Cerca due mascherine, io prendo dei giornali per coprire il pavimento -

- Alex ho trovato solo delle bandane, vanno bene comunque? -

- Perchè lo chiedi a me, sei te quella che fa i murales a scuola -

- Ancora con questa storia, quante volte me lo rinfaccerai che il preside mi ha chiesto di fare un murales per il ballo -

- Finché sarò in vita, anzi, anche quando morirò, di notte verrò a tormentarti e quando morirai anche tu, allora ti torturerò anche lì! -

- Allora la mia unica speranza è morire prima di te -

- Dai smettila di dire cazzate e dammi una bandana -

Gliene lancio una e, ridendo sotto i baffi, aspetto la sua reazione.

- Seriamente? Rosa? Ti sembro una ragazza? -

- Secondo me ti dona molto il rosa, si addice alla tua personalità - dico mentre mi metto la mia, che è nera.

- Dai non fare la stronza e dammi quella nera -

- Guarda che alle ragazze piacciono molto i ragazzi in rosa, ancora di più se sei gay, perchè così abbiamo un parere "maschile" su tutti i pettegolezzi e gossip -

- Ah ah ah, molto divertente sorellina - 

- Non interrompermi mentre lavoro, ho bisogno di concentrazione -

- Che balla assurda -

- Williams non sei capace di allacciarti un casco? -

- Cosa? - mi giro e incrocio gli occhi ghiaccio di Thomas, cazzo se sono belli.

- Ti ho chiesto se sei capace di allacciarti un casco -

- Sì, perchè non dovrei? - 

- Perchè lo stai guardando da almeno cinque minuti senza far niente -

- Fatti i cazzi tuoi Anderson -

Dopo la mia reazione, devo ammettere esagerata, lui fa una cosa che non mi sarei mai aspettata: prende il casco nero dalle mie mani, me lo mette e lo allaccia.

- Sei carina quando diventi un peperone - dice facendomi l'occhiolino; ero scioccata e contemporaneamente imbarazzata da quel gesto e da quelle parole, non me le sarei mai aspettate, non da lui.

- Allora non vieni? -

- Arrivo, un attimo - detto ciò mi incammino verso la moto di mio fratello, Thomas era in piedi appoggiato ad essa, ma poco mi importava, ero concentrata sulla moto nera opaca che mi faceva venire in mente molti ricordi.

- Ehi, se non te la senti possiamo tranquillamente non andare... - ancora una volta le parole che escono dalla bocca di Thomas Anderson mi lasciano spiazzata, non sapevo avesse un cuore... 

- Perché non dovrebbe andarmi, io adoro le moto! - non so se quello che ho detto era per convincere lui o me stessa, fatto sta che non ha funzionato in entrambi i casi.

- Giuro che te la riporterò intatta, senza neanche un graffio -

Mi volto verso di lui e immediatamente i suoi occhi mi rapiscono come ogni fottutissima volta, cazzo credo che quello sguardo sia stregato.

Non gli rispondo, non per arroganza, semplicemente perché non ho niente da dire. 

Accende la moto e si gira verso di me facendomi segno di salire, cosa che succede poco dopo.

- Ti conviene tenerti bambina, non vorrei che cadessi -

- Anderson non sono una bambina e poi guido questo tipo di moto da quando ho quattordici anni, quindi credo di sapere rimanere su senza dover fare la cozza -

- Non puoi guidare questo tipo di cilindrata a quattordici anni, puoi iniziare dai sedici se sembri più grande ma... -

- Fatti i cazzi tuoi Anderson -

- Scusami! Solo non vorrei che cadendo ti rovinasti quel visino da bambina -

- Thomas quante volte te lo devo dire che non sono una bambina! -

- Oddio! Questo è un giorno da segnare! -

- E perché scusa? -

- Perché mi hai chiamato Thomas e non Anderson come al solito -

- Lo sai che hai un ego smisurato! -

- Lo so, ma alle ragazze piaccio comunque quindi non me ne faccio un problema -

- Non a me -

- Questa è la balla più assurda che io abbia mai sentito, bambina -

- Senti Thomas, se non la smetti di chiamarmi bambina ti ritroverai in un letto di ospedale e non ti ricorderai neanche come ti chiami! -

- Ok, questo è definitivamente un sogno, è la seconda volta che usi il mio nome! -

- Anderson piantala e parti! -

- Peccato, mi piaceva sentire il mio nome pronunciato da te -

Ed eccoci qui con l'undicesimo capitolo! 

Fatemi sapere se vi piace e votate!

RoutineWhere stories live. Discover now