Capitolo 15

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- Ti piace come posto? - una voce mi sussurra all'orecchio e mi fa sussultare, mi giro e incrocio di nuovo gli occhi ghiaccio

- Allora? -

- Emm... sì! Mi piace questo look anni '80... -

- Immaginavo... -

- Perché? -

- Perché sei una vecchio stile; ti manca solo una minigonna e un cerchietto e saresti una perfetta barista degli anni '80 -

- Grazie, ma di sentire apprezzamenti poco discreti sul mio corpo da uomini di mezz'età ubriachi non mi va proprio -

Sorride, o meglio, fa il suo solito ghignetto, sta per dire qualcosa quando Jennifer e James ci avvisano che c'è un tavolo libero.

Ci incamminiamo verso il nostro tavolo seguendo una ragazza che è diciamo il contrario di una suora... ci fa accomodare e ci da quattro menù.

- Che troia... - mi sembrava di averlo pensato, invece l'ho detto, quasi sussurrando, ma l'ho detto

- Che c'è Williams? Gelosa perché ho dato un occhiatina indiscreta alla cameriera? Te l'avevo detto che le cameriere riscuotono molto successo - mi fa un occhiolino accompagnato da quel fottuto sorrisetto da fottuto cliché! Ecco cos'è: Thomas Anderson è un fottuto cliché!

- Il gatto ti ha mangiato la lingua? -

- Anderson se non la smetti immediatamente ti meno talmente tanto forte che diventi tu una cameriera - dico marcando bene le "a"

- Cos'è? Una minaccia? -

- Una specie... -

- Siete pronti per ordinare? -

- Si grazie - a rispondere per noi ci pensano i nostri migliori amici, che fino a qualche secondo fa erano intenti a spogliarsi con lo sguardo... secondo me c'è qualcosa di più e sicuramente si sono già baciati.

- Io esco un attimo... - ho bisogno di aria fresca e di sciogliere un attimo i nervi; non so perché, è successo tutto all'improvviso

- Dove vai? - Jennifer sposta lo sguardo su di me per capire che avevo

- Sono qua fuori - dico mettendo una mano dentro la tasca della mia giacca di pelle nera; so benissimo che ha già capito tutto: so che ha capito che ho bisogno di stare da sola, di pensare e, se c'è tempo, anche di fumare; ormai mi conosce, a volte meglio di quanto io conosca me stessa.

Attraverso tutta la sala sotto lo sguardo curioso di qualche uomo, cosa che mi da piuttosto fastidio... non ho mai capito la necessità di dover per forza fissare una persona appena fa qualcosa di "diverso" da quello che stanno facendo gli altri.

Arrivo fuori e finalmente respiro, non mi ero neanche accorta di quanto freddo ci fosse fuori; beh, non devo stupirmi, ormai è iniziato da un po' ottobre e le temperature si stanno abbassando.

Frugo nella tasca della giacca e, dopo qualche secondo, la mia mano esce portandosi con se un pacchetto di sigarette pieno e l'accendino di mio fratello: completamente nero opaco con le sue iniziali verdi fluo. Mio fratello mi manca moltissimo... 

- Ehi cogliona! - una voce assonnata, accompagnata da un passo piuttosto pesante, mi chiama da dietro

- Ciao stronzo! - non devo neanche girarmi per capire che è mio fratello

- Potresti almeno inchinarti quando passo... -

- Perché dovrei inchinarmi al mio servo, quando è lui a doversi inginocchiare e baciarmi i piedi -  questa volta mi giro per vedere la sua reazione, ma per poco non mi scontravo con il suo naso

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