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La sala sembrava possedere una capienza eccessiva, più di quanto ci si potesse aspettare. Chissà quante altre cariche sarebbero arrivate, ed erano pressappoco le undici. Chiaramente stufo e sull'orlo di perdere la pazienza, richiamò l'addetta del bar, per farsi versare un altro goccio. Lo sguardo indagatore di Yoongi però, non corse altrove. La serata si era infiammata subito. Infatti, era bastato che uno dei due aprisse bocca per far scattare l'altro. Dopo aver chiarito, Jimin lo ignorò bellamente, e fece finta di non averci mai parlato, contando i minuti che l'avrebbero separato da ciò che doveva fare. Quando la barista accennò ad avvicinarsi per porgli la classica domanda di rito, non se la sentì di chiedere un secondo giro. Da quando aveva preso posto, i suoi occhi sbirciavano ogni secondo su qualsiasi spostamento sospetto. Avrebbe preferito intrattenersi con qualcosa che ne valesse la pena. Ma Min Yoongi lasciava molto a desiderare. Dopo ciò non ci furono altre risposte.

Qualunque cosa avrebbe detto il direttore dell'FBI, gli si sarebbe ritorto contro. Jimin era stato molto chiaro, ma a Yoongi serviva il suo aiuto. Storse la bocca, la quale tramutò in una smorfia, Jimin ovviamente non vide. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce perché non sarebbe sceso così in basso per via di quell'impertinente. Tacque, momentaneamente alzando gli occhi al cielo. Pensò che dopo tanti anni, Park fosse la persona più testarda che avesse mai conosciuto. Gli piaceva il suo spirito, ma non così tanto da lodarlo. Non sarebbe mai arrivato a tanto. Attualmente, li divideva un muro fatto di rabbia e competizione. La vera domanda era a cosa puntassero. Di consueta abitudine, Jimin sistemò di nuovo il colletto della camicia, insieme alla cravatta nera. Allontanò da sé il bicchiere, facendo capire che bastasse. Poggiò il palmo dell'altra mano sul bancone immacolato, ritrovandosi un foglio bianco piegato su se stesso. Notò l'unica barista servire un altro cliente, mentre Yoongi veniva distratto dalla sinfonia di un pianoforte poco distante. L'ispettore strinse la mascella così forte da far pensare che qualcosa non andasse, mentre intorno a lui, risate e complimenti prendevano vita.

Nonostante il brutto presentimento, Jimin recuperò quel biglietto, e lo aprì senza esitazioni. Lesse trattenendo il fiato, con uno strano senso di smarrimento ad accompagnarlo. Yoongi si accorse del suo silenzio prolungato, e voltando il capo, la prima cosa che notò, furono quelle parole in nero, tracciate con assoluta precisione.

« Per alcuni passo in fretta
Per altri lentamente.
Per molti sono un'ossessione.
Ma tutti devono tener conto di me.

Cosa sono? »

Il federale aggrottò la fronte, venendogli istintivo rivolgersi a Jimin con tono sconcertato.«Cos'è questa stronzata, Park?»domandò, vedendolo impassibile. Passarono altri secondi, poi Jimin lo guardò dritto in faccia, accartocciando il pezzo di carta tra le dita.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now