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Il dramma era arrivarci, all'angolo bar. Camminò spedito tra quella massa di gente, non badando al resto. Fu bravo a confondendosi tra essa. Sentiva il senso d'oppressione farsi via via sempre più presente, ma lui ci era abituato. Doveva dare l'impressione di divertirsi; dopotutto, era raro vedere degli stranieri imbattersi casualmente da quelle parti. Poco dopo, arrivò l'angolo bar, il bancone già affollato. Il detective però, a differenza degli altri, non sentiva il bisogno impellente di bere. O di incitare le spogliarelliste a muovere di più i fianchi. Avrebbe potuto, ma "tecnicamente" non sarebbe rientrato nel protocollo. Poggiò i gomiti sulla superficie liscia, non prima di aver fatto mente locale. Liberò il fiato in eccesso, evitando di guardandosi intorno. Namjoon era sparito da ogni sua angolazione. Altra musica venne riprodotta, unita alle voci esageratamente alte. Nessuno poteva impedire ciò, e tutti quei corpi sudati, continuarono ad agitarsi, accomunati da fiumi di alcol nelle vene. Jungkook strinse i pugni. L'ultima cosa che voleva, era esser scoperto, o peggio, essere coinvolto in una rissa.

La notte era appena cominciata.

Il suo udito gli stavano chiedendo pietà, ma lui non poteva fare diversamente. Se la ragazza si trovava nelle vicinanze, il suo compito sarebbe stato quello di riportarla a casa sana e salva. Senza nessun inconveniente. Passò una mano tra i capelli, ignorando alcune occhiatacce da parte di un tizio dalla faccia piena di piercing. Magari si stava chiedendo come si fosse ritrovato a quella festa. Dopo aver sviato lo sguardo, rivolse l'attenzione agli alcolici esposti. Fin quando un'altra figura prese posto, proprio al suo fianco. Disinvolta e silenziosa. Capelli di media lunghezza legati in una coda alta, la schiena completamente scoperta; indossava un vestito nero attillato sui fianchi, labbra dipinte di un rosso acceso. Non ci fu nulla di così scandaloso, se non per il fatto che la ragazza non fosse per niente stranita. Come se appartenesse a tutto ciò. Sembrava perfettamente a suo agio, o forse, stava cercando di non far pensare il contrario. Proprio come il sottoscritto. Poggiò una mano sul bancone, il polso in bella vista.

Il barman, dopo chissà quanto tempo, si accorse finalmente della ragazza, impaziente di poter affogare i dispiaceri in qualcosa di forte.«Cosa ti servo?»le chiese, quasi indifferente.

«Un Long Island.»

Il detective girò lentamente il capo, e proprio in quel momento, una luce più forte delle altre, illuminò il viso della ragazza misteriosa. "Cazzo." sussurrò tra sé e sé, spiazzato. Riuscì a identificarla, nonostante il caos gli stesse impedendo di svolgere bene il suo lavoro. E quel particolare che le foto segnaletiche avevano evidenziato, gli si presentò davanti: il piercing al naso. Non poteva sbagliarsi: era Jennifer.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now