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Quando anche l'ultimo saluto venne pronunciato, l'eco assordante che ne seguì fu difficile da ignorare. Quella discussione non era ancora giunta al termine. I due, avevano atteso giorni interi, certi che ora, nessuno li avrebbe disturbati. O per lo meno, nessuno avrebbe osato farlo. Namjoon non badò a spese, messo ormai alle strette dal capo. Non voleva sentire ragioni, e in un attimo di stallo, corrugò la fronte per poi fissare lo sguardo altrove. A quel gesto d'indifferenza, Jimin batté la mano sulla superficie di legno, producendo un rumore che avrebbe fatto voltare chiunque, ma Namjoon non era per niente intimorito.

Potevano urlarsi dietro le peggiori maledizioni, ma sapevano che una strada, senza l'uno con affianco l'altro, non potevano percorrerla.

«Non ti sembra di esagerare?»

«Esagerare? Hai chiesto a Seokjin dell'autopsia, e lo vengo a sapere solo adesso?»

«C'era anche Jungkook con me.»disse il secondo detective del distretto, come se potesse rimediare ai propri sbagli.

Jimin non voleva sentire ragioni, e tra tutti i difetti che poteva avere, tra tutti, quello di essere raggirato lo mandava in bestia.

«Non m'interessa. So per certo che tutto è scaturito da te.»infierì ancora, portando a sfilare freneticamente una sigaretta dal suo pacchetto già mezzo vuoto.

«Dovevamo sapere se fosse stata opera del bastardo, tutto qui.»

Con un breve gesto, il capo della polizia spostò una piccola ciocca di capelli color castano chiaro al lato destro del viso, accendendosi quella fonte di tabacco che tanto gli era mancata.«Sai che queste informazioni devono arrivare prima a me, vero?»ci tenne a precisare, perché molti particolari a Namjoon sfuggivano ancora, nonostante lavorasse per lui già da diversi anni.

Non l'avrebbe mai ammesso, ma Jimin poteva ben intuire che giovasse ad attuare l'insubordinazione, proprio per mandarlo fuori di testa. Nei suoi ventotto anni di vita, non aveva mai conosciuto una persona che riuscisse a fargli scattare i nervi in meno di due secondi. Ma era pur vero che Namjoon era in gamba, quando voleva dimostrarlo.

Su Jungkook, invece, c'era poco d'aggiungere: cresciuto per tanto tempo lontano da quel continente, in un altro mondo, in pratica, costretto ad adattarsi a un clima che non gli apparteneva minimamente.

Tra tutti quelli che l'avevano preceduto, nessuno era fornito del medesimo intelletto. E nessuno del suo team, nemmeno lui, si era mai permesso di trasgredire le regole. Questo lo sorprendeva terribilmente, ma era pur vero che con una persona così "influente" come Namjoon, doveva pur sempre aspettarselo. Non che Jimin fosse sempre stato un bravo ragazzo, ma per arrivare dove si trovava ora, sull'alto podio, il tempo non era bastato.

Tempo addietro, quando una delle università più importanti della Florida l'aveva pregato una settimana intera per un colloquio, raccomandandogli uno dei suoi allievi migliori, il suo scetticismo aveva quasi prevalso sul resto. Poi ragionò bene sul da farsi, e se non avesse dato retta alla sua coscienza, si sarebbe trovato davvero nella merda.

Ora vantava di avere al suo servizio uno dei detective più rispettabili della contea, il quale aveva già risolto più di venti casi in così poco tempo. Gli vedeva tenacia vivere nei suoi occhi ogni volta che un indiziato si avvaleva sui suoi diritti, e si chiedeva come facesse a mantenere la calma anche nei momenti dove la tensione era palpabile più dell'aria.

Ed era pur vero che il suo essere così ambizioso gli avrebbe procurato solo guai. Gli aveva ripetuto più volte di non abbassare mai la guarda, nemmeno davanti alle situazioni più semplici. Dopo tanto tempo passato dietro la trincea, a vedere altri morire, inizi a temere l'esterno.

«Non farne un dramma.»lo rimbeccò Namjoon, aggiungendo altra legna al fuoco già divampato.

L'altro strinse maggiormente tra l'indice e il medio la sigaretta, portandola alle labbra carnose per aspirarne il dolce aroma.

«Forse non mi sono spiegato bene.»ribadì, allontanandola poi, in modo da buttare fuori il fumo in eccesso.

«E allora dimmi»fece una pausa, riordinando i pensieri.«è stato lui?»

«Seokjin è stato così gentile da mandarmi le foto, come prova, e sì: è stato lui.»inspirò ancora dal filtro, ora mezzo consumato.

Giusto per scaricare il nervosismo che pian piano stava prendendo piega dentro di lui.

Seguì il solito silenzio, ma stavolta, una luce fuori dal tunnel non era prevista. Per quanto cercata, e per quanto chiamata, la luce sfuggiva sempre dalle loro mani, come polvere al vento. Jimin, per la prima volta, si sentiva talmente impotente da non poter fare altro che autocommiserarsi.

Odiava non essere all'altezza della situazione. Perché l'imprevisto si divertiva a metterlo alla prova. Non poteva certamente prevedere che quello psicopatico si facesse vivo di nuovo. Dio solo sapeva cosa gli passava per la testa, eppure la risposta era così ardua da trovare, ma Jimin non era sprovvisto di furbizia, come si poteva ben pensare. Per l'appunto, era stato indotto un reclamo per il coprifuoco, affinché tutti i cittadini fossero al sicuro. Ma a nessuno, in quella città, piaceva seguire la legge.

«Cazzo.»mormorò Namjoon.

«Proprio così.»precisò Jimin, anticipando le parole di Namjoon.«A un mese dalla sua presunta scomparsa, ecco che riappare il famigerato V, mietitore di anime corrotte.»

Digrignò i denti, resistendo alla voglia di lanciare a terra il piccolo modulo che come un pazzo stava sfogliando.

Riservò sguardi freddi alle foto scattate dalla scientifica, le quali mostravano i segni della violenza lasciati sul collo della vittima. Era morto asfissiato, probabilmente guardando in faccia il suo aggressore.

«Come sta Nancy?»

Se ne uscì così l'amico e subordinato, avvertendo il suo risentimento fin da lì. Namjoon mirava alla distrazione, almeno fin quando le acque non si fossero calmate. Jimin afferrò subito il concetto, e per quella - singola - volta decise di fare a modo suo.

«Sta bene. Litighiamo spesso, ma niente che non si possa risolvere.»abbozzò ad un piccolo sorriso, pensando a quanta strada avessero percorso insieme senza perdersi in futili sciocchezze.

Namjoon gli sorrise a sua volta.

«Basta che fate i bravi»gli riservò un occhiolino, riferendosi all'anello che portava con fierezza.«se capisci cosa intendo.»

Jimin si lasciò scappare una risata di scherno.«Sei un impertinente del cazzo, te l'hanno mai detto?»

«Solo un milione di volte.»

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now