16.

175 24 20
                                    

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.




















L'umidità trattenuta da quelle pareti faceva pensare che fosse passato molto tempo dall'ultima volta che qualcuno, avesse apportato una pulizia decente. Le lampade al neon era difettose, riproducevano una luce bluastra e di bassa qualità. Non che servisse a molto.

Afferrò una piccola porzione di labbra tra i denti, stringendo e strappando con tutte le sue forze. La gamba al di sotto del tavolo tremò a causa del nervosismo. Dovevano sbrigarsi, o non avrebbe resistito a lungo. Anche il tempo poteva essere un'arma a doppio taglio.

L'odore nauseabondo la stava portando al limite, e forse erano già passati più di venti minuti da quando era stata condotta in quella piccola sala.

L'interrogatorio sarebbe avvenuto a momenti. Congiunse le mani, portandole in avanti, guardandosi intorno e facendo caso ad uno specchio fissato alla parete, proprio alla sua destra. Ci fece caso solo allora, ma non si chiese il perché. Tutto quello che voleva, era avere delle risposte. Ma per farlo, doveva essere il più sincera possibile e dire qualsiasi cosa potesse servire alla polizia. Pensò sul da farsi, fino a quando la maniglia della porta logora, si piegò il basso, mostrando la figura di un uomo alto e di bell'aspetto. I loro sguardi s'incrociarono subito, ma la ragazza non riuscì a mantenerlo a lungo, destabilizzata dal portamento sicuro dell'uomo. Prima che quest'ultimo prendesse posto, aspettò pazientemente che qualcun altro lo raggiungesse. Quando poi vide di nuovo il detective che l'aveva scortata in centrale, Barbara potè liberare tutta l'aria trattenuta all'interno dei polmoni.

Proprio da copione, Jungkook le rivolse un cenno col capo, per poi accennare ad un sorriso, trasmettendole la calma che le serviva. Se era giunta fino a quel punto, era perché i pesi la stavano schiacciando viva. E lei non poteva restare in silenzio e rischiare di perdere tutto ciò che aveva di più caro al mondo. Non vide però l'uomo dai capelli violetti, ma al suo posto ora, c'era lui: sguardo tagliente come il ghiaccio e giacca perfettamente in ordine.

«Sei tu Barbara?»le chiese, dopo aver schiarito la gola.

Poggiò davanti a lei delle schede anonime, e i due presero posto sulle rispettive sedie, poste esattamente al lato opposto del banco.

«Sì, sono io.»

«È un piacere conoscerti, sono Park Jimin.»introdusse l'uomo dai capelli biondo chiaro, offrendole la mano, la quale Barbara strinse con un po' d'esitazione.«Deduco tu abbia già conosciuto Jungkook.»

«Sì.»

«Vuoi qualcosa da bere prima d'iniziare?»chiese Jungkook, interrompendo il contatto visivo tra i due.

Barbara rifiutò con un cenno del capo, sentendosi in soggezione a causa di Jimin.

«No, ti ringrazio.»

Barbara spostò di nuovo lo sguardo dall'uno all'altro, ora soffermandosi su Jimin. Fece poi caso alle sue dita, sfogliare con certa fretta quelle pagine, notando poi un luccichio di una fede nuziale. Spalancò le palpebre per tale costatazione; eppure Jimin dava l'aria di metterci tanto impegno nel suo lavoro. Questo gli faceva onore.

«Ti faremo solo un paio di domande.»disse il capo del distretto, interrompendo il suo flusso di pensieri.

«Mi faccia tutte le domande che ritiene opportune.»

«Questo tuo esporti avrà delle conseguenze e penso tu ne sia a conoscenza.»

«Sì, ne sono a conoscenza.»

Il biondo, a quel punto, estrasse una penna stilografica nera lucida, visibilmente elegante. Avrebbe annotato qualsiasi cosa ritenesse fruttuoso.

«Possiamo iniziare.»concesse poi.

Non era stata una mossa causale. Jimin non era affatto uno sconsiderato, e la sua dote migliore, era proprio quella di studiare il campo. Non si limitava ad agire e basta. In molti lo sapevano. Nessuno riusciva a tenergli testa in questo.

«Sono la ragazza di Oliver.»sputò fuori lei, e fu come tornare a respirare dopo minuti agonizzanti di apnea.

Jimin non si scompose per nulla al mondo.«Oliver? Il ragazzo che stiamo cercando?»domandò, avendone ora la certezza.

Era bastato guardarla negli occhi, per capire quanto fosse preoccupata. Per un singolo attimo, pensò agli sguardi che gli lanciava sua moglie, alla preoccupazione che provava ogni volta che lasciava la casa per tornare ai suoi rischi quotidiani.

Jimin capiva bene cosa stesse provando Barbara in quel momento. La capiva fin troppo bene. La bionda annuì per l'ennesima volta, mentre i due uomini si scambiarono un'occhiata d'intesa. Ora più che mai, non potevano dar spazio ai convenevoli. Poi, Jimin mise da parte quei fogli. Qualsiasi contenuto riportassero, ora non aveva più così importanza. Avevano trovato il primo tassello per ricostruire quel puzzle contorto.

«Dov'è adesso?»

«E' questo il punto...»replicò Barbara, abbassando il capo, facendo ricadere la frangetta in avanti.«Non ne ho idea.»

«Credi gli sia successo qualcosa?»chiese Jungkook, cercando di riportarla indietro con la mente.

Il senso d'impotenza la stava divorando viva; era come trovarsi in un vicolo cieco e non sapere come uscirne. Questo sentiva Barbara. Si sentiva impotente.

Oliver poteva essere ovunque, e chissà con chi. Magari, qualcuno l'aveva Probabilmente, anche la sua famiglia stava provando le sue stesse emozioni. Tutto quello che poteva fare, era sperare che tornasse a casa sano e salvo.

«E' stata colpa nostra. Soltanto nostra.»la ragazza portò i palmi contro gli occhi, trattenendo un singhiozzo.

«Aspetta un attimo.»la interruppe Jimin, non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo.

«Se solo avessi saputo in che guai ci saremo cacciati... Lo avrei evitato.»

«Barbara, concentrati. Ci sono altre persone coinvolte?»

«Penso che la morte di Chris sia stato un avvertimento.»

Jungkook spalancò gli occhi.«Un avvertimento?»chiese, spiazzato tanto quanto Jimin.

«Quella sera Oliver doveva ricevere un nuovo tipo di droga, ma qualcosa è andato storto.»

Jimin allentò la cravatta stretta al collo, chiedendosi se ci fosse dell'altro. C'erano ancora troppi punti interrogativi a cui mettere un punto fisso. Non era che l'inizio.

«Nuovo tipo di droga?»

«Non so di preciso cosa sia, so solo che non è ancora stata messa in commercio, e noi saremo stati i primi ad averla.»

«Ha ritirato la droga, giusto?»

«Sì, poi è apparso V.»

«E?»

«Ha trovato lo spacciatore e Oliver è fuggito via. Cos'altro poteva fare?»

Fece di tutto per non permettere al magone di salire ulteriormente. Era come se all'improvviso, tutte le sue lacrime fossero state prosciugare. Piangere non avrebbe risolto nulla, e se sua madre l'avrebbe vista in quelle condizioni, francamente, non sapeva come avrebbe reagito. Non gli capitava spesso di cedere. Durante tutti quegli anni dediti alla sopportazione, non aveva permesso nemmeno una volta di far cadere la sua corazza. Jungkook poteva capirla, poteva mettersi nei suoi panni.

Poteva capire quanto si sentisse privata di qualcosa a cui tenesse davvero. Jimin, non riuscì a dire altro. Immagazzinò quelle nuove consapevolezze e lasciò la piccola sala in un tacito silenzio, così com'era arrivato, lasciando il più giovane a consolare la testimone.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now