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I minuti continuarono a passare, imperterriti e senza aspettare nessuno. Abbassò l'arma, ancora stretta contro i due palmi. La testa sussultò insieme al corpo, e mai prima di allora gli fu più chiaro. Non servivano altre spiegazioni; il quadro dei Kalasar era perfettamente integro. Hwasa bevve di nuovo un altro sorso, ponendo fine al suo drink, mettendo via il bicchiere. Una luce proveniente dal palco, venne riflessa di nascosto su quella parte di vetro, illuminando per un breve attimo la guancia della donna, e Jungkook trattenne il fiato. Non riusciva a pensare ad altro se non alle sue parole, piene di risentimento e odio profondo.

Qualunque cosa aveva dovuto affrontare, ora si trovava lì, davanti ai suoi occhi. Non c'era pena nei suoi occhi, nessun'altro sentimento poteva descriverla. Le avevano portato via tutto ciò per cui era nata. Le avevano tolto il diritto di poter scegliere. Namjoon non seppe come interpretare il suo sguardo tagliente; poche erano state le volte in cui l'aveva guardata come meritasse davvero. E di questo, non poteva farsene una colpa.

Perchè d'altronde, lui era un servitore della legge, e lei soltanto un'anima in cerca di vendetta. Poteva mai criticarla per questo? Jungkook separò le labbra per dire altro, ma venne interrotto bruscamente.

«Dovete andare, ora.»la donna dal portamento velenoso, gli diede le spalle; non aveva alcuna voglia per sentire le sue ragioni. O qualsiasi altra cosa le avrebbe detto. Il tempo per parlare era finito, e lei era stata molto più che esaustiva nel disporre le sue tesi.

Non esisteva nessuna parola di conforto che potesse smuoverla. Ignorò anche un commento poco carino da parte di Namjoon. Ferirla non l'avrebbe portato da nessuna parte. E se voleva ottenere altro, beh, quello non era decisamente il modo giusto per farlo. Poi il ragazzino a cui era capitata la sfortuna di averlo come partner, gli intimò di stare zitto e di lasciarlo parlare. Magari pensava che utilizzando la calma, forse avrebbe ammorbidito la Vedova nera.

«C'è altro che devo sapere?»

«Ho già parlato troppo, e io sono la prima che verranno a cercare.»concluse, sollevando di poco il mento, senza guardarlo in faccia.«A loro basta il minimo sospetto.»

«Possiamo proteggerti.»

«Non mi serve la protezione della polizia.»

La durezza nella sua voce non provocò niente in Namjoon, assolutamente niente. Era ciò che voleva e poteva rispettarlo. Dopotutto, erano stati loro a piombare nella sua proprietà. In quel posto, la parola "legge" non poteva essere pronunciata, e lui non aveva voglia di essere incolpato per una cosa del genere. Proprio in quel momento, si chiese cosa pensasse Jimin di lui.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now