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L'ora della cena, attraverso la serie d'improbabili eventi, era arrivata. A distanza di due settimane, Jungkook stava per cenare con sua madre, e niente gli avrebbe impedito di disdire. L'ultima volta, gli era stato segnalato un caso d'incendio, proprio nel momento in cui stava per rientrare nel suo freddo appartamento. Cercò di trovare le parole adatte, quando gli squilli divennero più insistenti e difficili da digerire. Con gli anni, i rapporti con la sua famiglia erano diminuiti fino ad arrivare al punto da telefonarsi in casi rari, quando le circostanze lo richiedevano.

I Natali infatti, avevano acquisito un valore sempre meno importante; spesso capitava di dover lavorare anche in giorni di ferie, ma questo non importava. Non più ormai. Jungkook, aveva fatto una scelta, e cioè quella di servire la legge in modo giusto ed equo. Non avrebbe messo nient'altro davanti. Sua madre aveva risposto dopo il quarto squillo, e dal suo tono, fu come se in qualche modo avesse già capito cosa gli stesse passando per la testa. Lo conosceva meglio di chiunque altro.

Prima di salire e raggiungere la sua dimora, fece un salto al vecchio ristorante cinese dove il repertorio non lasciava mai a desiderare. Ordinò solo il necessario, come sempre. Stava per ritirare il sacchetto d'asporto contente la sua cena, quando si apprestò a recuperare una lattina di birra e sganciare le ultime monete per far intendere di aggiungere al conto anche la bevanda. Con un cenno della mano, accompagnato da un: "Buona serata", lasciò il locale a passi svelti. Tolte le scarpe una volta rincasato, controllò l'orario, e costatando che mancassero ben venti minuti allo scoccare delle otto, recuperò il potatile.

Adagiò il sacchetto con la birra sull'isola della cucina, mentre aspettava l'accensione dell'apparecchio elettronico. Nel frattempo, indossò una tuta con una felpa, giusto per stare più comodi. Mentre aspettava che lo schermo si caricasse, ripensò a quando spiegò a sua madre come si facesse una video chiamata per la prima volta. Rise da solo, ripercorrendo tutti i passi che con estrema pazienza, aveva illustrato alla donna. Non ricordava da quanto non passasse momenti del genere.

Prima di apprestarsi a fare login, accese la piccola lanterna, posta vicino al mobiletto, dove di solito inseriva la spina per far caricare lo stesso strumento o il cellulare. Pigiò sul tasto destro, esattamente sull'icona verde – ora lampeggiante.

«Ciao mamma.»disse lui, appena vide il piccolo quadrato della schermata farsi più grande, mostrando la donna.

«Tesoro mio, ciao»spostò di poco il bicchiere mezzo vuoto, osservando meglio l'unico figlio che aveva, per poi guardarlo con occhi lucidi.«quanto mi sei mancato.»

«Mi sei mancata anche tu.»

«Hai cenato?»

«Lo stavo facendo proprio ora.»disse il ragazzo, mostrando il piatto fondo, ora riempito fino all'orlo, e poi con l'altra mano mostrare anche la forchetta con cui avrebbe portato il cibo alla bocca.

La donna dai capelli neri, aggrottò la fronte, incuriosita.

«Cosa mangi di buono?»

«Spaghetti di riso con pollo.»

«I tuoi preferiti.»

Di casini, ne aveva fatti in passato, negarlo sarebbe stato da ipocriti. Infatti sua madre, gli raccontava sempre quanto fosse malandrino già i primi mesi di vita. Non c'era stata notte in cui il pargoletto non avesse interrotto il sonno dei poveri genitori. Jungkook di questo, non poteva farsene una colpa; l'unica cosa che poteva fare, era accennare ad un sorriso imbarazzato.

«Sono gli unici piatti che riesco ad apprezzare qui.»replicò, girando la forchetta per afferrare quel minimo di pasta.

«Immagino ti sia stanco dei soliti hamburger.»scherzò sua madre, ridacchiando subito dopo.

«Beh, in realtà-»

La donna portò le mani in avanti, scuotendole.«Okay, non voglio saperlo!»

Jungkook si ritrovò a ridere insieme a lei, mentre masticava meccanicamente. Se suo padre non si trovava lì con loro, era perché stava per prendere un aereo che l'avrebbe portato a Hong Kong. I viaggi d'affari lo stancavano molto, anche se non l'avrebbe mai ammesso.

D'un tratto però, i suoi pensieri, chissà perché, si spostarono altrove. Pensò alla chiamata di quella mattina, a V e al suo carisma così palpabile. In un momento del genere, si chiese perché mai qualcuno fosse arrivato al punto di uccidere chi trasgrediva le regole.

Era da pazzi.

«Qualcosa non va, tesoro?»

Il corvino scosse la testa, cercando di contenersi per non far trasparire nulla di strano.«No, niente. È solo che queste salse hanno un sapore strano.»mise il piatto da parte, per poi aprirsi la birra.

«Jungkook»lo richiamò la donna, con voce piatta.«ti conosco.»

«Non sto mentendo.»prese un piccolo sorso, attento a non strozzarsi per le parole che seguirono.

«Seguo i notiziari, sai?»

«Cosa vuoi dire con questo?»

«Perché non mi hai detto che ti hanno assegnato un nuovo caso?»

«Non vedevo alcun motivo per metterti al corrente. Sono questioni di cui non potrei parlare.»

«Nemmeno con tua madre?»

«Mi dispiace.»

La donna abbassò il capo, sospirando.

«Stai dormendo regolarmente?»

«Se per "dormire regolarmente" intendi un incubo ogni volta che chiudo gli occhi, sì, dormo.»ribadì per l'appunto.

«Forse è dovuto all'incidente»espresse ad alta voce, tornando poi ad attaccarlo.«dovevi parlarmene.»

«E tu dovevi parlarmi del mio amico d'infanzia, dato che l'amnesia l'ha cancellato dai miei ricordi.»

Alzò gli occhi al cielo, non credendo alle sue orecchie. Pensava di averlo superato, e invece non era così.

«Ancora con questa storia? Sono stufa.»

«Quello a essere stufo sono io.»precisò Jungkook, ormai al limite.

«Perchè dobbiamo litigare adesso?»

«Sai bene quanto possa essere testardo.»

«Non dovrebbe interessarti, fa parte del passato.»

«Già, il mio passato.»

Il ragazzo incrociò le braccia al petto, assumendo una di quelle pose che era tipico usare quando non poteva andare al luna park a divertirsi.

«La sua famiglia non ci è mai andata a genio... Nessuno in paese aveva rapporti con loro.»

«Erano soltanto i nostri vicini.»

In realtà, non poteva sapere com'erano andate le cose. Aveva dedotto questo solo da alcuni racconti, mischiati alle chiacchiere di paese.

«Sì, nonostante ti abbia detto milioni di volte di non avvicinarti a quella casa.»il suo tono, più duro di prima.

«Mamma, ti prego.»l'ammonì, cercando una via di fuga da ciò che lui stesso aveva portato a galla.

Era stata una pessima idea.

«Non puoi ricordarmi quanto sia stato atroce vivere con la consapevolezza che forse, non ti saresti più svegliato dal coma.»

Suo figlio si avvicinò allo schermo, portando le dita ad accarezzarne lo spessore, come se in qualche modo, potesse toccare la sua guancia.«Non mi accadrà niente.»la confortò, e mai prima d'ora aveva sentito il peso della distanza farsi così opprimente.

HOMICIDA ― taekookWhere stories live. Discover now