1.

467 40 26
                                    


Due anni prima




Le ultime gocce di pioggia rotolarono su loro stesse, guidate dalla forza di gravità che le spingeva verso quell'unica direzione, finendo subito dopo contro il bordo della finestra. Chiunque si fosse trovato a passeggiare da quelle parti, sarebbe stato costretto a rintanarsi in un posto sicuro, evitando la bomba d'acqua mandata dal cielo scuro. Il rombo delle autovetture vennero coperte dalle pareti spesse; il corpo fiacco ed esausto stava trovando il proprio torpore dopo tante ore di lavoro passate a cercare nomi e attitudini vari. Il cellulare prese a squillare, accompagnato dalla sua consueta vibrazione, su quel comodino posto vicino al letto. La mano, in automatico, cominciò a vagare alla cieca, nel tentativo di trovare l'apparecchio elettronico e ponendo fine a quel martirio. Spalancò di poco gli occhi e col pollice, spostò l'icona verde a destra, accettando la chiamata. Portò poi il cellulare all'orecchio, tenendo lo sguardo rivolto al soffitto.

«Pronto?»

Solo una persona poteva chiamarlo a notte fonda, e non per fare una semplice chiacchierata.

«Ha colpito di nuovo.»

Scattando con i muscoli delle gambe, si mise seduto all'instante, come se avesse preso una scossa. Il tono sommesso di Namjoon gli fece intuire, che molto probabilmente, stesse fumando l'ennesima sigaretta. Lo faceva soprattutto quand'era nervoso. E probabilmente, c'era dell'altro.

«Che cazzo.»sbottò Jungkook, preso alla sprovvista, passandosi istintivamente una mano tra i capelli, ora ridotti ad un ammasso scomposto.

Poggiò un piede a terra, constatando quanto fosse freddo il parquet e quasi non perse l'equilibrio per tutta l'irruenza usata. Avvertì dall'altro lato della linea, un mormorio concitato, segno che il suo collega di lavoro non fosse solo.

«So che è il tuo giorno libero, ma volevo che lo sapessi per primo. I giornalisti sono già qui...»

Allontanò per brevi secondi il cellulare dal viso, calando poi lo sguardo sul display, constatando che fosse da poco passata la mezzanotte.Se prima aveva soltanto pensato di lasciar perdere e dedicarsi al proprio riposo, non ci avrebbe pensato più di una volta a muoversi. Ma non poteva mandare tutto a puttane per così poco.

«Ti raggiungo.»replicò alla fine, tenendo ben saldo il telefono tra le falangi, allungando l'altra mano per recuperare le scarpe lucide e nuove al di sotto del materasso.

Namjoon trattenne un'altra esclamazione, pensando a quanto si sentisse in colpa per averlo disturbato.«Fa presto.»ma se non l'avesse fatto, Jungkook glielo avrebbe sicuramente rinfacciato il giorno dopo.

Terminata la chiamata, non perse altro tempo. Recuperò la camicia usata quello stesso giorno, posta sulla stessa vecchia sedia. L'ordine gli era nemico, insieme a tutti i criminali a cui non piacevano rispettare le regole. Evitò di prendere l'auto, dato che il fedele collega gli aveva appena inviato l'indirizzo dove il presunto "misfatto" si era consumato.

Indossò la giacca di pelle nera, sospirando nel frattempo, e una volta aver chiuso la porta di casa, si precipitò giù per le scale. Era abituato a sgattaiolare via di notte, o più raramente, alle prime luci del mattino. Lo sapeva bene: fin da quando aveva firmato quel foglio che gli avrebbe dato libero accesso alle forze dell'ordine.

Nemmeno il tempo di arrivare a destinazione, che poté testare quanto Namjoon non avesse esagerato. C'erano numerosi giornalisti appostati proprio dietro le transenne, mille flash ad accompagnarli. Ormai non poteva tornare indietro o prendere una strada secondaria. Ad aggravare la situazione, fu anche il fatto di essere stato beccato da uno di loro, il quale non perse tempo a chiamarlo a gran voce, seguito poi dagli altri.

A quel punto, non gli restò molto da fare. Con freddezza e determinazione, attraversò quella marmaglia di voci impazzite, a testa bassa.

«Jeon! Una dichiarazione, la prego.»

«I cittadini vogliono sapere, hanno il diritto di sapere.»

«Avete qualche buona pista?»

Quelli furono solo pochi dei mille assilli che era costretto a subire ogni giorno. Niente di troppo impegnativo. L'abitudine si trovava dalla sua parte. Tempo addietro, non avrebbe mai pensato di ricoprire un ruolo di una simile portata; era rimasto sempre in disparte, aspettando che i sacrifici dessero i suoi frutti e per fortuna, il suo turno era arrivato. Tenne la bocca chiusa, perché dai quattro anni di servizio, qualcosa l'aveva sicuramente imparata, e cioè non dare retta a quei parassiti. Se c'era una cosa che il detective Jeon odiasse di più al mondo, erano proprio gli approfittatori.

Li sorpassò, dando loro le spalle. Da lui non avrebbero ottenuto un bel niente.

Dopo tanto tempo a vivere nella giungla, impari a cacciare come gli altri predatori.

Un uomo poco più grande di lui, vedendolo arrivare, sollevò la striscia gialla che lo divideva dalla scena del crimine. Jungkook a quel punto, ricambiò con un segno di saluto a quest'ultimo, ringraziandolo. Le luci blu poste sulla sommità delle macchine ancora accese, lo accecarono per un attimo. Poco più avanti, vide Namjoon intento a finire per l'appunto, la famosa sigaretta, i capelli ormai tinti di un viola acceso a distinguerlo tra gli altro colleghi.

Come non riconoscerlo?

L'aria umida si era attenuata, ma servì a ben poco. Solo due centimetri li dividevano, ma la strafottenza del più giovane prevalse senza che potesse fare niente per contenerla o fermarla.

«Lo sai che non puoi fumare quando sei in servizio?»lo rimbeccò, poggiando entrambi i palmi sui fianchi stretti.

Namjoon fece in tempo a stringere tra le dita il mozzicone, ormai consumato fino all'estremità, e girarsi.

«Da quanto sei diventato così rompicoglioni?»

Jungkook rise a quella sua uscita, così poco cordiale, ma così ben calcolata.

Non ci diede molto peso, e un altro sospiro gli fece intuire che ciò che avevano tra le mani non era un caso come gli altri.«Che cos'abbiamo qui?»chiese poi, tornando serio, facendo scorgere lo sguardo oltre.

Alla ricerca del tipico panno bianco. L'altro buttò la sigaretta a terra, calpestandola con la pianta del piede. Mise la mani in tasca e bastarono poche parole per far tremare il petto di Jungkook, trasportandolo nel vortice che sperava tanto di non subire ancora.

«Lo stronzo è tornato.»

HOMICIDA ― taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora