Capitolo 36: L'età del Male

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Anche nel sonno, Annabeth era tormentata da Percy Jackson. Era il salvatore o il demone dei suoi sogni. Sognava il passato, quando lo aveva incontrato per la prima volta fino a quando lui aveva preso il trono dell'Olimpo. Era passato molto tempo dal lor primo incontro, da quando avevano dodici anni e si erano dati il primo bacio. Se Annabeth avesse avuto il potere di tornare indietro ai tempi più semplici, lo avrebbe fatto in un battito. Ma quei tempi più semplici non sarebbero più esistiti, nemmeno nel sonno.

Annabeth venne svegliata da Piper, che era seduta vicino a lei nella piccola e soffocante cella buia. Si sedette, sfregando via il sonno dagli occhi. Cercò di alzarsi, ma le catene legate alle sue caviglie le ricordarono la verità, la verità che non si sarebbe mai più messa contro Percy e che non avrebbe mai avuto una possibilità.

Con un sospiro di sconfitta, si risedette sul freddo pavimento, con le catene che echeggiavano mentre si muoveva. Percy li aveva rinchiusi nell'oscurità, senza dire se avrebbero mai rivisto la luce del giorno.

"Da quanto siamo qui sotto?" Chiese Hazel, la sua voce gentile ma potente spezzò il silenzio fatale.

Nessuno rispose, perché nessuno lo sapeva. Era passato di sicuro più di un giorno, in base a quando avevano ricevuto i loro pasti. Ma nessuno di loro si era preoccupato di contare, li avrebbe solo portati più vicini alla pazzia.

Il resto di Campo Mazzo-Sangue era stato rinchiuso nelle altre celle, ma gli dei minori si erano uniti al lato di Percy nella battaglia, dei codardi che si erano immediatamente inginocchiati davanti a lui. In ogni caso, anche Annabeth era una codarda. Quel giorno non aveva combattuto contro Percy per il trono. Lui aveva imbrogliato tutti, si era arrampicato sul loro dolore e sulla loro miseria per arrivare alla vittoria, al suo trono. Forse era suo di diritto, forse era il re giusto ed erano loro a sbagliare opponendosi a lui. La profezia era stata in suo favore, non loro. Avrebbero dovuto considerare la profezia, avrebbero dovuto seguirla.

Percy era stato più intelligente di tutti loro, di ogni singola persona. L'aveva usata, manipolata a suo favore. Sapeva che era innamorata di lui, sapeva che era la sua debolezza. Annabeth non aveva mai pensato che l'amore potesse essere una debolezza, ma l'amore l'aveva tradita, perché veniva solo da lei, non da lui. Mai da lui.

"Dobbiamo pensare a un piano d'attacco per quando siamo fuori." Disse Jason.

Non aveva detto una parola da quando si era inginocchiata davanti a Percy. Jason Grace, il comandante dell'esercito dell'Olimpo e il codardo che aveva troppa paura di uccidere Percy Jackson. Due titoli fusi in una persona: il coraggioso e il codardo. Ma per lei, Jason sarebbe sempre stato il semidio alla ricerca di attenzione che aveva avuto un ruolo nel farli finire lì.

Lui aveva voluto lasciare l'isola perché aveva paura di Percy.

Lui non era riuscito a uccidere perché aveva paura dell'oscurità.

Lui non era riuscito a combattere perché la sua luce era debole in confronto all'oscurità.

Lui non era riuscito a vincere perché lo aveva fatto solo per se stesso.

Annabeth non si era mai accorta di tutta quella rabbia accumulata verso di lui, tutta quella rabbia bollente che tratteneva.

"Tu sei l'ultimo che può parlare di fare piani, mi sono spiegata?" Sbottò Annabeth, la sua rabbia soffocava il piccolo spazio oscuro.

"Annabeth..." Avvertì Piper.

"No." Rispose Annabeth, interrompendo la sua migliore amica. "Quando è troppo è troppo." Indicò Jason. "Tu sei una delle tante ragioni per cui siamo finiti qui dentro! Ammetti e basta."

Ricercato [Traduzione di Wanted (Percy Jackson Fanfiction)]Место, где живут истории. Откройте их для себя