Austin pt.2

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Camminavo a passo svelto per le vie di New York con gli auricolari nelle orecchie che mi distraevano dai rumori che avevo intorno.

La musica che stavo sentendo mi faceva solo da sottofondo mentre imboccavo il vicolo dove c'era casa mia.

Ero totalmente con la testa da un'altra parte, il mio corpo era in città ma la mia testa era altrove. Salì le scale del piccolo condominio che ospitava casa mia.

Ero moggio non avevo emozioni in quel momento. Mi appoggiai alla ringhiera perché sentivo di avere un mancamento.

Presi le chiavi e aprì la porta.

Tolsi la giacca e la appesi sull'attaccapanni, tolsi le cuffiette e le buttai sul divano, sfilai le scarpe e corsi a piedi scalzi verso il divano, intenzionato a rimanere steso lì per il resto della mia giornata.

Erano passati già due anni dalla scomparsa di Austin, non l'avevo superata per nulla.

Era stato un ostacolo da superare bello alto. Sapevo che lei voleva il meglio per me e di certo non voleva che io ci stessi male in quel modo, voleva solo il meglio per me ed io glielo avevo promesso.

Mi ricordavo come se fosse stato ieri la telefonata da parte dei suoi genitori. "Austin...non ce l'ha fatta..." Mi disse sua madre tra un singhiozzo e l'altro.
Presi la giacca e uscì per andare all'ospedale.

Tutti sapevamo che lei ci avrebbe lasciato, tutti noi l'avevamo baciata e abbracciata prima che fosse troppo tardi, ma ti rimaneva sempre quel senso di colpa che ti assaliva che ti faceva pensare di non esserti goduto al meglio quella persona, di non averla abbracciata abbastanza... Quando arrivai nella sua camera c'erano i suoi genitori e tutti i dottori del reparto.

Sua madre era accasciata sul suo corpo senza vita e piangeva versando lacrime piene di sensi di colpa.
Le presi la mano e la portai verso il mio cuore.

Ero scioccato, non riuscivo a piangere in quel momento. Era successo tutto così in fretta.

Mara era nell'angolo della camera in piedi a guardare la scena, era impassibile. Venne verso di me e mi posò una mano sulla spalla:

"Ha avuto una crisi respiratoria"

Noi tutti sapevamo come sarebbe andata a finire.

Sempre i migliori ci abbandonano.

"Ha avuto le convulsioni e i suoi l'hanno portata qui. Le abbiamo dato la morfina per calmarla ma non ce l'ha fatta"

Io la guardai negli occhi per un attimo, le lacrime stavano raggiungendo gli occhi per fuori uscire.

Mara mi abbracciò.

Quel giorno fu il più brutto della mia vita.

Mi ricordo che chiamai mia madre. Lei non era con me neanche quando ne avevo bisogno. Al terzo squillo senza risposta attaccai e scagliai il cellulare contro il muro.

Si ruppe in mille pezzi.

Ero arrabbiato, presi un cuscino e ci urlai dentro. Passai quella notte in bianco, a piangere come un bambino nel mio letto.

Finì le superiori diplomandomi con la sufficienza e me ne andai da Penbrook, lasciando la famiglia di Austin da sola il giorno dell'anniversario della sua morte.

Mi trasferì a New York, i miei si vollero trasferire lì. Pensai fra me e me che era arrivato il momento di un cambiamento, forse era quello che ci voleva.

Cominciai a frequentare il college, ma lo lasciai, non avevo la testa per tornare di nuovo a studiare.

Mi presi cinque mesi per riflettere.

Cominciai a lavorare in un fast food per tenermi distratto, coprivo tutti i turni possibili, non era per i soldi era per pensare ad altro.

Austin mi aveva cambiato ed era difficile elaborare.

Ero giunto alla conclusione che il dolore rimaneva per sempre, bisognava imparare a conviverci, la cosa che si poteva fare era elaborare a modo tuo la perdita.

Ognuno di noi affronta diversamente un lutto.

Io lavoravo e stavo frequentando un gruppo di supporto dove si poteva parlare e sentire le esperienze degli altri.

Lo dovevo fare per me, e soprattutto per lei.

Pensai a come sarebbe stata la mia vita se non avessi conosciuto Austin, credo che il dolore ci fosse comunque, non di questo tipo però.

Mi sarei ritrovato a vivere una vita che non era la mia, mi sarei cacciato in un guaio per scelta mia. Sarei stato in una casa con tutta la mia gang a fumare erba e a ubriacarmi dando feste ogni giorno.

Non smetterò mai di dire che Austin mi ha cambiato la vita in meglio e di questo gliene sarò per sempre grato.

Era per lei che io trovavo la forza di svegliarmi la mattina, penso che lei avrebbe voluto questo, avrebbe voluto che io la pensassi con il sorriso, ed è per questo che ce la metto tutta per farlo.

Credo che se sapesse che sto ancora in queste condizioni nonostante fosse passato del tempo dalla sua morte, mi direbbe:

"James, svegliati, vestiti bene, sorridi e vai a goderti la vita."

In quel momento sul mio viso apparve un accenno di sorriso e finalmente capì cosa voleva dire Austin quando diceva che ognuno di noi doveva pensare a lei con il sorriso.

***
Mi arrivò un messaggio di Sierra.

Come stai?
Meglio

Le risposi, eravamo rimasti in contatto.

I primi giorni ci sentivamo via messaggio. Ogni mattina mi arrivava una frase incoraggiante da parte sua ed io facevo la stessa cosa con lei.

Stava completando il modulo per adottare quella bambina africana dal viso tenero.

Lei era titubante ma io le dissi che Austin avrebbe voluto così, si convinse e insieme ad Award si decisero di contattare l'agenzia per prenotare il viaggio per andare a conoscere la bambina che oramai si era fatta grande.

Quando la videro per la prima volta era uno scricciolo dal visino innocente. Ora era cresciuta e aveva le guanciotte paffutelle.

Per fortuna, o per sfortuna, nessuno l'aveva ancora adottata e la famiglia Anderson l'aveva chiesta prima che un' altra famiglia potesse adottarla.

***
Mara invece aveva cominciato a studiare medicina per diventare dottoressa specializzata in cure per il cancro.

L'aver conosciuto Austin l'aveva spinta ad aiutare altri bambini nelle stesse condizioni della sua migliore amica, perciò, sta sostenendo degli esami per laurearsi in medicina. Lo aveva fatto per Austin.

Voleva aiutare e salvare più persone possibili contribuendo alla ricerca di un antidoto per questa malattia mortale che porta via sempre i migliori.

***
Io invece ero ancora alla ricerca della mia strada, smarrita da quando la mia luce era salita in cielo con le altre stelle.

Sapevo che era lì a guardarmi e a supportare tutte le mie scelte.

Mi sarei iscritto al college e avrei ottenuto la laurea. Poi non sapevo bene come sarebbe andata a finire la mia vita.

Avrei portato per sempre nel cuore il ricordo di quella ragazza malata di cancro che come suo ultimo desiderio aveva scelto di incontrare un ragazzo che aveva smarrito la retta via.

Dopo essersi accertata che questo ragazzo l'avesse ritrovata lo ha abbandonato lasciandogli solo i ricordi di lei.

Sapevo che questo ragazzo non si sarebbe smarrito di nuovo, ma avrebbe fatto di tutto per essere se stesso e vivere una vita con il sorriso, cercando di essere gentile e avere coraggio, proprio come faceva quella ragazza.

Anche se non avevo potuto sposarla, anche se non ero potuto partire con lei, avevo vissuto tanti bei momenti con lei che mi sarebbero rimasti impressi per sempre.

Perchè Austin era e sarà per sempre la ragazza che mi ha insegnato ad amare.

La Ragazza Che Mi Ha Insegnato Ad AmareWhere stories live. Discover now