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                             James

Camminammo su quel sentiero di ghiaia bianca un paio di volte...quando alzai lo sguardo il sole stava tramontando: mi sembrava che il tempo non fosse passato. Avevamo parlato per ore senza accorgerci che il tempo andava avanti e la città continuava a vivere nonostante io e lei ci fossimo soffermati un po' di più sulle piccole cose...

La riaccompagnai all'ospedale, la sua seconda casa.

Lo vedevo, si vedeva.

Non l'avevo mai vista prima che questa malattia la prosciugasse, ma prima non era affatto come era in quel momento.

Il sorriso era lì, non se ne andava mai, non abbandonava neanche per un attimo quella fanciulla, che, nonostante non stesse nel pieno delle sue forze, era comunque brillante a modo suo: il viso era pallido e le occhiaie che aveva sotto agli occhi avevano scavato un solco violetto, i suoi occhi erano spenti: se pur lei fosse felice i suoi occhi non lo facevano vedere come avevano sempre fatto...

"Ci vediamo domani..."

Mi salutò così. Quando la riaccompagnai a casa.

Scappò via salutando con la mano tutta la gente che la salutava o che soltanto le sorrideva.

Era fatta così.

                             ***

Non sono mai stato un ragazzo fedele, religioso.

Non sapevo cosa ci fosse dopo la morte. Non me ne era mai importato più di tanto.

Non pensi alla morte fino a quando non ne senti la sensazione addosso.

Ma, qualunque cosa ci sia dopo la vita terrena, vorrei sia bella... sembra una cavolata, ma auguro ad Austin il paradiso.

Il posto più bello del paradiso: quello fra le persone importanti. Intelligenti e gentili. Buone, umili e sorridenti.

Non avevo mai sentito il bisogno di pregare,non avevo mai sentito il bisogno di rifugiarmi nell'unico angolo vuoto della stanza, poco usato, quello della preghiera. Quello che molti credono sia l'ultima spiaggia quando per me fu la prima: la fede.

Austin mi aveva insegnato che la fede era la chiave per andare avanti.

Qualunque tipo di fede, la speranza, che lei non se ne andasse mai e che il suo paradiso lo possa trovare in terra accanto a me.

Insieme ad affrontare il mondo: tutto e tutti.

Ma lei era buona.

Era dannatamente buona e protettiva.

Era talmente altruista che preferiva non stare con me. Preferiva sognare la nostra vita insieme anziché viverla.

Ed io non le avevo dato altro che un assaggio di quello che poteva essere il nostro piccolo angolo di mondo, niente di più.

E anche io avevo preso esempio da lei: me l'ero goduta finché ho potuto, stando vicino a lei quando ne aveva bisogno e, regalarle, o meglio regalarci, ogni tanto, il nostro piccolo angolo di mondo. Bastava solo un bacio, solo uno,per farmi sentire al settimo cielo.

Anche per poco, ma quel sapore, il sapore di felicità, mi rimaneva comunque in bocca, e, piano piano, quando si tornava alla dura realtà, quel sapore dolce, che era quello della felicità, svaniva e faceva posto all'amaro del pensiero della mia vita senza di lei.

Ecco che cosa provavo...non volevo abbandonarla e non volevo farle pesare ancora di più i suoi ultimi attimi di vita...

Perchè, ora solo avevo capito il perché, questo fanno i ragazzi quando amano le ragazze.

Preferivo stare male io che fare stare male lei.

Se potessi le risucchierei da dentro quel mostro che la sta prosciugando piano piano e portarlo via, lontano.

Preferivo tornare a casa a piangere per lei perché non la potevo avere come volevo, che dirglielo e farla stare male.

Non smetterò mai di dire che Austin Anderson, una ragazza speciale, mi ha regalato la vita e mi ha insegnato come viverla...

La Ragazza Che Mi Ha Insegnato Ad AmareWhere stories live. Discover now