Austin pt.1

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                           James

Toccò a me.
"Vorrei chiedere a James Scott di raggiungere l'altare e di dire qualche parola se è possibile"
La madre di Austin era a pezzi, le lacrime che aveva versato la sera e la mattina del funerale l'avevano consumata e i suoi occhi non erano illuminati come sempre, erano spenti e tristi. Era struccata e portava un vestito nero che le arriva sotto il ginocchio e ai piedi portava delle ballerine nere. Mi alzai dal mio posto con un mazzo di fiori in mano e lo appoggiai sulla tomba, poi mi diressi sul leggìo dove c'era il microfono per parlare; abbracciai Sierra e le sussurrai nell'orecchio che mi dispiaceva e poi mossi leggermente il microfono. Non avevo in mente un discorso, qualcosa da dire, ma sapevo che non ce n'era bisogno, sapevo che per lei le parole sarebbero uscite dal profondo del mio cuore e sarebbero arrivate alla bocca per parlare:
"Mi ricordo che Austin mi diceva sempre di ricordarla con il sorriso, di pensare solo ai ricordi belli che avevo con lei, mi disse che non voleva pensare a ciò che aveva, alla sua condizione, ma purtroppo non ci riusciva. Mi ricordo che lei non voleva stare con me perché credeva che mi avrebbe ferito quando sarebbe volata via, ma a me non importava. Alla fine ci siamo fidanzati e abbiamo passato insieme tantissimi momenti indimenticabili, sapevo che il giorno della sua morte sarebbe arrivato, che nulla è per sempre. Il fatto era che non ero pronto. Non ce la facevo e tutt'ora non ce la faccio a pensare ad una vita senza di lei. Tutti noi si ricordano di lei perché aveva fatto a tutti qualcosa di buono, magari un favore o un complimento oppure aveva regalato ai più fortunati, la luce che emanava il suo sorriso. Quando camminava per i corridoi dell'ospedale dove ormai viveva, salutava tutti e aiutava tutti. Le infermiere, i bambini. Tutti in quel posto le volevano bene. Io non riuscivo a capire il perché una ragazza come lei credeva di non aver fatto nulla per cambiare, anche solo di una virgola, la vita delle persone che la circondavano. Quando mi arrivò la telefonata dall'ospedale ero incredulo, non riuscivo a capacitarmi che una ragazza in fin di vita come suo ultimo desiderio avesse scelto di vedere per un ultima volta un ragazzo incontrato per caso a scuola, quel posto che a lei tanto piaceva ma che non poteva frequentare per colpa della sua malattia. Andai lì con l'intento di regalarle un sorriso, ma ad attendermi non c'era una ragazza malata di cancro, bensì c'era una persona che mi ha ridato la mia vita. Austin mi ha fatto capire che è bello essere unici, non tutti sanno esserlo però: oramai il mondo è popolato da persone che, per farsi notare copiano altrettante persone, è un gioco di popolarità. Nella nostra società i ragazzi sono tutto fumo e niente arrosto, si sono persi quei valori che rendevano le persone uniche. Siamo tutti uguali, ma ognuno dentro di sè è diverso. Lei me lo ha fatto capire e adesso posso dire di essere James Scott, non un ragazzo come tanti com'ero prima. Austin mi ha aiutato ed io le sarò immensamente grato per sempre per questo regalo che mi ha fatto. Quindi posso dire di essere stato una di quelle poche persone a ricevere un sorriso da parte sua che mi ha cambiato la vita. Austin credeva di essere sola, credeva che nessuno notasse ciò che lei faceva per fare stare bene gli altri, ma credo che tutti noi ci ricordiamo cosa Austin ha fatto di buono. Lei pensava prima agli altri e poi a sé stessa. Quindi, Austin che sei lassù, sappi che mi hai aiutato e se sono il ragazzo che sono diventato è tutto per merito tuo e sappi che ti amo e ti amerò per sempre..."

Alzai la testa per guardare il cielo e le lacrime mi scesero su una guancia. Con il dorso della mano le asciugai e mi sforzai di non piangere, di non farlo perché lei me lo aveva chiesto, riuscì a trovare la forza di continuare a parlare:

"Austin Anderson è la ragazza che mi ha insegnato ad amare. Quando sarò grande e diventerò adulto mi ricorderò ancora di lei e se riuscirò a rivivere vi assicuro che parlerò ai miei figli di lei, di quella ragazza sfortunata che è riuscita ad accantonare le sue condizioni per aiutare gli altri. Ci manchi Austin, manchi a tutti"

Il mio discorso finì ed io non riuscì a trattenermi, scoppiai a piangere come un bambino, non me ne importava, non bisogna nascondere le proprie emozioni solo perché lo dice la società. Il padre di Austin mi raggiunse sul palco e mi strinse a sè, tutti applaudirono e lui mi consolò, piansi fra le sue braccia bagniandogli con le lacrime la giacca.

"Manca a tutti noi figliolo"

Mi accompagnò al mio posto e chiamò Mara a parlare e a dire qualche parola. Mi fece sedere accanto a Sierra che mi abbracciò e insieme piangemmo. Non avevo quasi la forza di vedere la sua foto incorniciata che si trovava vicino alla tomba.
Mara non ce la fece, disse qualche parola e le lacrime le arrivarono agli occhi e cominciarono a scendere ma lei continuò cercando di combatterle per finire ciò che aveva da dire. La sua voce si faceva sempre più nasale, il parroco le diede un fazzoletto e lei concluse il suo discorso posando una delle cartoline di Austin sulla sua tomba.

Il padre di Austin lesse una lettera che le aveva scritto sperando di riuscire a dargliela prima che lei morisse. Ma disse che aveva scritto delle parole molto toccanti e ogni volta che la leggeva piangeva. Lui era una di quelle persone alla vecchia maniera, non gli piaceva piangere davanti a tutti. Raccontò che la sera, quando pensava che sua figlia il giorno dopo non si sarebbe più risvegliata, andava in camera sua e le accarezzava il viso, poi si chiudeva in bagno e piangeva fino a notte fonda. Un giorno decise di scrivere su carta tutte le emozioni che stava provando in quei momenti e giurò a sé stesso di riuscire a dargliela prima che fosse stato troppo tardi:

"Sono stato un vigliacco..."

Disse: "non riuscivo a dargliela perchè credevo di rovinarle la giornata con queste parole così sdolcinate che le facevano pensare a quel terribile giorno che prima o poi sarebbe arrivato..."

Disse che non pianse mai in presenza di sua figlia perché non voleva farle pensare al giorno in cui le lacrime che stava versando in quel momento sarebbero state versate per lei...

La cerimonia si concluse con una fila di gente che metteva un fiore sulla tomba. I genitori volevano che il momento della sepoltura fosse privato e avevano invitato anche me, inizialmente accettai, pensai di andare per loro, ma poi in un secondo momento, pensai di non farcela e con il cuore a pezzi per quella povera coppia di genitori che avevano perso la loro figlia, declinai l'invito. Quando era arrivato il momento del rinfresco i genitori di Austin mi presentarono alla loro famiglia come il ragazzo di Austin e raccontavano loro la storia di come ci eravamo conosciuti.

La Ragazza Che Mi Ha Insegnato Ad AmareWhere stories live. Discover now