Capitolo 11 - per una volta

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"mi senti, Lily? Magari sì. Ti ricordi quel giorno in cui avevo litigato con Albus?" Chiedo senza aspettarmi una risposta.

Sono seduto su uno sgabellino posizionato accanto al letto di Lily, mentre tengo la sua piccola manina fredda tra le mie calde. Il mio gladio è distrattamente appoggiato per terra.

Attorno a noi non c'è nessuno, nonostante l'infermeria sia piena di lettini vuoti. Si sente appena un ronzio, probabilmente di una macchina che tiene al fresco le medicine più importanti.

"Quando abbiamo litigato sei stata tu a farmi capire il principale problema dei litigi che avevamo. Eravamo uno contro l'altro, non insieme contro il problema. Può sembrare una frase fatta, ma mi hai aiutato tanto, piccola Lily." Ricordo, con un lungo sospiro finale.

"Se solo ora tornassi indietro, gli chiederei scusa prima, per avere anche solo un giorno accanto a lui in più. Mi manca tutto di lui, proteggerlo dal veleno che ho in corpo è più difficile di quanto immaginassi, piangere da solo la notte pensando al modo in cui mi guardava prima e con cui non mi guarda più, fa più male di quanto pensassi. é proprio una bella persona tuo fratello, sai?" Continuo, mentre intreccio le mie dita alle sue.

"L'ho fatto soffrire tanto, ma non mi odia. A volte mi chiedo come faccia, perchè anche io mi odio."
Ammetto, abbassando il capo e chiudendo gli occhi.
"Scorpius?" sento una voce chiamarmi da dietro.
Mi giro di scatto e lascio la stretta ferrea sulla mano di Lily, allontanandomi di poco.
La voce appartiene a Rose, la quale, con la sua katana dietro alla schiena, è ferma dietro di me e mi guarda.
Io mi alzo dallo sgabello in fretta, mi sposto, la salutò e me ne vado, senza permetterle di parlarmi.
Vedermi con gli occhi arrossati davanti al letto di Lily, l'avrá riempita di domande, alle quali non ho intenzione di rispondere.
All'inizio penso di dirigermi ad allenarmi con il mio gladio, poi mi accorgo di averlo dimenticato in infermeria. Torno allora sui miei passi, avvicinandomi lentamente alla sala che ho appena lasciato.
"Scorpius è un idiota. Non lo capisco, si comporta in questo modo strano e fa star male tutti quanti. Mente in continuazione, ma io me ne accorgo, Lily." Sento Rose bisbigliare alla ragazzina sdraiata sul lettino, sperando che lei senta.
"fa sempre quel giochetto con le labbra, quando mente. Le tira leggermente in dentro e le inumidisce. Gli ho chiesto se ama ancora Albus e ha fatto quel giochetto. Non lo capisco e non so cosa fare per aiutarlo." Conclude Rose, con aria rassegnata.
Mi decido ad entrare nella stanza dopo aver deciso di aver ascoltato abbastanza.
Fingo un colpo di tosse e mi dirigo verso la ragazza dai capelli rossi, una Weasley nata.
Una volta la amavo e, se devo essere sincero, capisco il perchè. Ha un viso fine, con le lentiggini spruzzate sopra come su una tela bianca, che rendono il suo viso meno serio.
Le labbra sono fini, mentre gli occhi mori e le ciglia folte. È una bella ragazza, inutile negarlo. Eppure, non riesco più a guardarla in QUEL modo, nello stesso modo in cui guardo Albus.
In silenzio, dopo averla raggiunta, raccolgo il mio gladio e le do le spalle, non prima di accorgermi del suo viso rosso per l'imbarazzo dopo che si è accorta della conversazione che ho sentito.
Esco in fretta dalla stanza, distrutto dalle bugie che devo ripetere alle persone che amo, così decido semplicemente di andare in camera mia, nella mia stanza comune.
Percorro la strada in silenzio e con il mio gladio in mano, fino ad arrivare al muro della stanza delle serpi che nasconde l'interno da occhi indiscreti.
Non ci sono più parole d'ordine, così entro con calma.
Tanti divanetti sono occupati da ragazzi di ogni casata che si ritrovano con gli amici, ma solo dei ragazzi colpiscono la mia attenzione.
Uno è Albus, girato di spalle ma che ormai riconoscerei ovunque.
L'altro é un ragazzo dai capelli color carbone, la pelle chiara che risalta. Il ragazzo ha gli occhi azzurri, simili ai miei e, osservando bene, noto che ha un'orecchino sul quale è appesa una piccola croce nera al contrario.
La camicia nera è leggermente sbottonata e la cravatta rossa della sua casata, grifondoro, è smollata.
Fisso per pochi secondi i due ragazzi che parlano in silenzio, finchè lo sconosciuto appoggia, ridendo, una mano sulla coscia di Albus, ammiccando.
Lì non ci vedo più, perdo il controllo di qualunque cosa di cui mi ero ripromesso, mentre gli occhi iniziano a bruciarmi e le mani, strette a pugni, lasciano il segno roseo a forma di mezzelune delle unghie sul palmo della mano.
Non riesco a rimanere lì immobile, così esco dalla stanza in cui speravo di trovare un po' di pace e mi dirigo nel posto in cui non ci sarà nessuno: la stanza delle necessità.
Il gladio continua a sbattermi sulla gamba, mentre io accelero il passo per raggiungere la stanza prima di scoppiare in lacrime.
Appena ne raggiungo il muro spoglio, chiudo gli occhi e penso all'entrata che, appena si crea nella mia mente, si incide anche sulla roccia.
Apro il portone con rabbia e lo sbatto dietro di me.
La stanza é piccola e poco illuminata, piena di vasi delicati, fatti di porcellana. Creano una specie di cerchio attorno a uno strano pozzo a cui, all'inizio, non faccio caso.
Prendo il primo vaso che mi capita alla mano e, in preda al dolore totale, lo lancio a terra.
Fa molto rumore e si rompe in mille pezzi, liberando un po' dell'aggressività che mi assale.
Lo faccio di nuovo, e poi di nuovo ancora, con gli occhi offuscati dalle lacrime, ma sentendomi il cuore più leggero.
È solo quando, prendendo un piatto di porcellana bianca dalle rifiniture dorate, lo lancio e questo attraversa il corpo trasparente di Mirtilla Malcontenta, che mi fermo.
Alzo lo sguardo e la guardo negli occhi, poi mi inginocchio, mi copro il viso con le mani e scoppio a piangere in silenzio.
"Oh no, piccolo Malfoy, che succede?" Chiede il fantasma dalla voce stridula.
"Lasciami in pace per favore!" Rispondo io aggressivamente.
"Oh, non usare quel tono con me!" Mi rimprovera Myrtle.
"S-scusa." Rispondo singhiozzando.
"Sono malato. Se baciassi il ragazzo che amo, lo ucciderei. Eppure, vederlo felice con un altro, non lo posso sopportare." Spiego, tra le lacrime, ripensando a come lo aveva guardato lo sconosciuto e a come Albus non aveva rifiutato le avance.
"Malato, eh? Beh, la stanza delle necessità non fa mai le cose per caso." Commenta Mirtilla, allontanandosi da me e dirigendosi, svolazzando, verso il pozzo al centro della stanza.
Mi alzo e mi avvicino a lei, accorgendomi che esce una luce limpida dal fondo della struttura.
Sui bordi fatti in pietra, si intravedono venature dorate.
"Cosa é questo pozzo, Mirtilla?" Chiedo io confuso dall'affermazione che ha fatto prima, mentre mi sporgo per vedere alla fine della struttura.
"Questo "pozzo", come lo chiami tu, è di proprietá di Hogwarts da centinaia di anni, forse era qui da prima che Salazar tradì i suoi fratelli e nascose il suo basilisco. Si chiama "pozzo di felicis ", è il pozzo da cui si prendono alcune essenze primarie per creare la felix felicis. Sai cosa è?"
Penso alla battaglia finale di Hogwarts in cui combattè mio padre, dando ai suoi amici una boccetta di Felix Felicis.
"Fortuna Liquida, no? Da' incredibile fortuna a chiunque la beve. Ma come potrebbe aiutarmi questo?" Chiedo.
"Vedo che sei intelligente. Questa non è fortuna liquida, è come bevanda degli dei. Cura ogni ferità, ogni malattia, per un giorno." Spiega lei.

"È incredibile! Potrei guarire dalla mia malattia, potrei venire ogni giorno qui e curarmi. Potrei salvare Lily, potrei salvare Teddy!" Urlo io in preda all'entusiasmo.

"Non funziona così, caro." Mi interrompe il fantasma della donna.
"Cosa intendi?"
"Il pozzo è magico e ha il potere di uccidere chi ne abusa. La persona più fortunata, si narra che riuscì a berne parte del liquido solo due volte. Alla terza morì."
"Come è possibile?" Chiedo, demoralizzato.
"Fu creato da un dottore che voleva curare tutti, ma senza che qualcuno se ne appropiasse, così fece un incantesimo potentissimo."
"E in cosa consiste, precisamente?"
"Si puó bere una volta sola, la volta dopo, il pozzo giudicherà se i tuoi propositi sono abbastanza eroici per permetterti di bere. Se non lo sono, morirai." Conclude lei.
"Una volta sola, per un giorno?" Chiedo ancora io, incantato sull'acqua limpida del pozzo.
Mirtilla intanto si allontana lentamente, come se volesse andarsene.
"Si, caro Malfoy. Fai attenzione, non tutti hanno la stessa idea di "azione eroica".
"Cosa intendi, Mirtilla?"
"Intendo che il secondo sorso equivale quasi sempre a morte certa. Il dottore che creó questo pozzo bevve il secondo sorso per curarsi da una malattia mortale. Non morì per la malattia, ma per la sua stessa creazione, il pozzo." Conclude il fantasma, prima di uscire dai muri della stanza, lasciandomi nel silenzio assordante dei miei pensieri.

Fight for Him. [Scorbus 2]حيث تعيش القصص. اكتشف الآن