§ Capitolo Trentaquattresimo §

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“Here are snakes within the grass;

and you methinks, o Vivien,

save you fear the monkish manhood,

and the mask of pure worn by this court,

can stir them till they sting.”- Lancelot

“Why fear? Because that fostered at thy

court I savour of thy-virtues? Fear them?No.

As Love, if Love is perfect, casts out fear,

so Hate, if Hate is perfect, casts out fear.”

- Vivien

(Idylls of the King, L.A. Tennyson)

Quel dannatissimo idiota di un Potter!

Draco ansava per i corridoi di Hogwarts, accaldato. Si slacciò il colletto della camicia e allentò la cravatta per respirare agilmente.

Harry era scomparso davanti ai suoi increduli occhi senza che lui avesse potuto impedirglielo. Lo indisponeva dover star dietro alle gonne di Potter. Fatto che avrebbe scampato se non avesse usato la sua lingua biforcuta in modi irreparabili con Hermione. Ricadeva sempre nei soliti schemi e avrebbe sbattuto volentieri la testa da qualche parte se fosse servito realmente a qualcosa. Lei era stata capace di distruggere un muro invalicabile con tale irruenza da lasciarlo assolutamente spiazzato. Si era penosamente accorto che gli era piaciuto sguazzare nella segretezza e nei sotterfugi finché aveva potuto. Pure quando Hermione gli aveva concesso di entrare nella torre dei Grifondoro, era stato sollevato fossero tutti alla partita di Quidditch. Si era sentito come un ladro che sgusciava di soppiatto in un’alcova esclusiva. Aveva provato terrore misto ad eccitazione. Eppure sapeva bene che metà corpo studentesco mormorasse della loro relazione. Sarebbe bastata una mossa in pubblico e si sarebbe scatenato il putiferio. O meglio, era ciò che lui pensava. O forse era semplicemente ciò che voleva loro pensassero. Era più facile. Non esigeva responsabilità e si aveva l’illusione di vivere in pace, come se la difficile circostanza non si ripercuotesse su entrambi.

In quel momento invece di andare a cercare lo scemo di Potter, avrebbe dovuto fare dietro-front e marciare da lei.

Ma non poteva. Non avrebbe saputo che dirle. Non poteva assicurarle, giurarle e prometterle nulla. Draco era precario. Sarebbe potuto morire il giorno dopo per casualità. Come si poteva scusare se era incerto sulla sua sopravvivenza?

No, Draco, proprio per questo dovresti prostarti ai suoi piedi come se a maggior ragione non ci fosse un domani.

E lui l’avrebbe anche fatto, fermandosi sul pianerottolo della rampa di scale che conduceva al portone d’ingresso di Hogwarts e scrutando incerto i gradini che aveva percorso. Tuttavia, lo scintillio di una luce nel colonnato della scuola lo fece desistere dal suo debole proposito. Che non fosse lo Sfregiato col suo stupido anello che decideva di ardersi vivo?

Si precipitò fuori, animato più dalla curiosità che dallo spirito di salvataggio. Questo non aveva mai attecchito in lui, che Draco sapesse.

Harry era seduto su una stringa del loggiato, le mani tra i capelli illuminati ad intermittenza di bianco dai globi di luce emanati dall’anello di Merlino.

- Che diavolo hai combinato per farlo lampeggiare? 

Harry, stupito dalla voce del Malfoy, tolse con flemma la mano dal capo e contemplò spaurito la lega di metallo al suo dito.

Ottimo, non l’aveva azionato lui. A meno che quel maledetto oggetto non fosse in sintonia col suo umore.

- Ho solo mormorato en to pan. – disse sconvolto dallo sfrigolio delle orbite bestiali del drago forgiato sull'anello. Draco lo fissò accigliato e proferì istintivo per la sua incolumità e non per quella di Harry:

La Sinuosa Linea del Serpente - The Sinuous Line of the SnakeHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin