§ Capitolo Trentaduesimo §

122 3 0
                                    

Alecto Carrow scrutava stralunata Lily che ora fissava spaurita il vuoto dinanzi a lei. La donna mormorava qualcosa.

Una sensazione di gelo e spiacevolezza le attanagliò lo stomaco. Sua nonna aveva contratto la schizofrenia paranoide all'età di quarant'anni e da quando lei era stata al mondo aveva manifestato la sua malattia con frasi sconnesse, deliri e allucinazioni frequenti. Aveva avuto paura di lei per anni, il suo sguardo inerte e inespressivo che pareva vedere esseri invisibili oltre la spalla della nipote. Aveva accolto con sollievo la sua morte una sera dei suoi dodici anni. Avrebbe smesso di terrorizzarla con la sua ingombrante presenza, perennemente seguita dalla sua infermiera personale.

Schizofrenia era il termine lapalissiano che il cervello di Alecto aveva formulato non appena Lily aveva gridato quel nome di donna. Scorse i volti degli astanti per capire se il loro pensiero si avvicinasse al suo. Severus era completamente girato dalla parte di Lily, sembrava attendere una sua ulteriore mossa ma per il momento lei si limitava a dilatare gli occhi nel nulla. Lucius era esterrefatto da tale spettacolo, le labbra serrate. La maggioranza di loro faceva vagare le espressioni disorientate senza accennare ad intervenire in qualche modo. Era impossibile non notare l'impassibilità di Antonin Dolohov in quel trambusto generale. Il suo non muoversi di un millimetro.

Non aveva mai conosciuto una persona insensibile come lui. Lei stessa non brillava per capacità empatiche ma pareva che nelle iridi di quell'uomo fosse cristallizzata la freddezza dei venti siberiani.

Lord Voldemort aveva affondato le unghie nell tavolo per lo stupore derivato dall'atteggiamento strambo della sua amata. Le pupille dell'Oscuro Signore fremevano come se non si capacitasse di ciò che stesse succedendo. Si portò una mano alla tempia reclinando leggermente il capo. Ora guardava davanti a sé, facendo guizzare di tanto in tanto gli occhi nella direzione di Lily, forse sperando recuperasse magicamente il senno. Tom non poteva né ritardare né sciogliere la seduta, era di estrema importanza strategica.

Yaxley vide il tumulto interiore che stava consumando l'Oscuro Signore: avrebbe voluto comprendere il motivo del comportamento inspiegato della sua ex consorte, però doveva comunque proseguire la riunione.

Lily iniziò a camminare verso la rampa di scale in fondo alla sala.

Severus squadrò ansioso il viso di Tom. Questi assentì, le iridi infiammate tutt'altro che calme.

Seguila, gli intimò nella testa Lord Voldemort.

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Il primo istinto di Harry era stato quello di andare da Silente.

No, Silente gli aveva mentito.

Sperava gli avesse mentito per il suo bene.

Sperava.

Lui ed Hermione non avevano più parlato dopo le sue rivelazioni. Si scrutavano a vicenda in Sala Comune, lei dispiaciuta e lui tacitamente indifferente. Ron non aveva ancora inquadrato come comportarsi con lui. A volte gli sferrava delle pacche sulle spalle sforzandosi all'inverosimile di trattarlo in modo normale, a volte lo beccava a scoccargli occhiate poco rassicuranti. Come se in quegli anni fosse vissuto sempre accanto ad un totale estraneo. E il ragazzo che era riflesso nel bagno del settimo piano era esattamente un estraneo.

Harry si era tolto gli occhiali poggiandoli su un'estremità del lavandino, nel tentativo di vedersi e non vedersi.

Scansò le ciocche arruffate sulla fronte. Anche nella penombra tetra di quel lugubre posto era possibile intravederla. La cicatrice gli incideva la fronte partendo da sotto l'attaccatura della chioma terminando sopra la linea delle sopracciglia. Un tempo era stata una ferita che aveva sanguinato come stava sanguinando un'altra componente del suo corpo in quell'istante: il cuore.

La Sinuosa Linea del Serpente - The Sinuous Line of the SnakeWhere stories live. Discover now