§ Capitolo Ventunesimo §

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Narcissa era abituata a controllare. Da ragazzina comandava a bacchetta la sua cameriera personale, istruendola su quale fosse il miglior modo per profumare la biancheria, piegare gli indumenti e servire il tè. Non dava confidenza alla servitù, il suo codice di comportamento lo riteneva inopportuno e indelicato. Cosa le avrebbe dovuto dire? Era volgare fingere di essere interessati alla vita di un integrale sconosciuto. Si impegnava ad essere corretta e a far rientrare i rimproveri nei limiti del decoro. Non voleva fornire a nessuno il pretesto di lamentarsi.

Se qualcuno avesse osservato la mente della bionda dall'alto, avrebbe ammirato la sua affascinante struttura a stanze. Ogni stanza aveva la sua porta ben delineata, socchiusa a propria discrezione. Se le stanze avessero voluto comunicare, l'arbitrio era suo.

Era stato di vitale importanza costruire un tale reticolo a comparti separati. Nella casa della famiglia Black una lista infinita di argomenti era tabù. Sua sorella Bellatrix, essendo la più piccola, poteva essere esonerata dal pranzo della domenica ed in seguito avrebbe imparato ad evitarlo come la peste, ma Narcissa no. La primogenita doveva garantire la propria presenza intavolando conversazioni adeguate, né frivole né da meditazione profonda. Era come un esame rituale, che i genitori allestivano per il diletto dei loro invitati.

Già a quell'epoca la ragazza era consapevole dell'immagine che gli altri avessero di lei. Una bambola di porcellana dai rigidi ingranaggi. Lei non faceva nulla per alterare questa visione. Non ne era disturbata, anzi. La divertiva essere sottovalutata. Grazie a ciò, le sue frecce arrivavano inaspettate e il risultato era d'impatto.

Quando aveva iniziato a frequentare la scuola, il suo universo non aveva subìto incrinature. Aveva un cervello matematico, ci aveva messo cinque minuti a carpire il sistema di Hogwarts e a sfruttarlo a suo vantaggio. Sapeva organizzarsi e organizzare, due caratteristiche sufficienti a permetterle di acquisire rispetto.

Degli algoritmi che non capiva attenuava l'influenza. Lucius era stato uno di questi e l'aveva sposato. Severus l'aveva stimato e se l'era fatto amico. Tom, particolarmente sfuggente nella sua cerchia di amicizie, l'aveva onorato diventando una dei suoi Mangiamorte.

A differenza della stragrande maggioranza delle persone, non attribuiva una connotazione negativa al calcolo. Era un valido strumento di strategia e guadagno. Ciò che scampava al suo metro di perfezione erano le coincidenze. La coincidenza era un fattore inscindibile che in matematica non aveva ragion d'essere. L'incognita alla fine rivelava il suo contenuto, la coincidenza era un attimo non misurabile. 

Narcissa era ora nella sua camera da letto e ripiegava maglioni già piegati. Li disfaceva e ricominciava tutto daccapo. La acquietava. Le sgombrava la mente. Poteva giungere al millesimo capo e non aver pensato a nulla per l'intero pomeriggio. Non comprendeva che dinanzi ad uno shock non c'è mania che regga.

Aveva guardato vitrea la bara di Lily calare nella buca terrosa diciassette anni prima. Si era imposta con violenza sovrumana di non graffiare di disperazione la gente al funerale. Una persona razionale è molto rischiosa se perde il controllo.

Il gesto di piegare i panni era un ammortizzatore mentale. Immergersi in azioni semplici per scacciare avvenimenti complessi. Impedirsi di esplodere. Assorta in quel rito esorcista non aveva avvertito i passi di Vivian per il maniero.

Lily era viva.

L'ago della bilancia oscillava incerto.

Era penoso per Narcissa. Aveva scelto ogni anno i gigli più candidi e voluminosi da posare sulla sua tomba. Il lilium auratum era stato difficile da reperire e coltivare nella sua serra, ma le aveva donato delle soddisfazioni.

La Sinuosa Linea del Serpente - The Sinuous Line of the SnakeWhere stories live. Discover now