§ Capitolo Ventisettesimo §

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Rufus Scrimgeour morì un mattino soleggiato, stecchito da un attacco di cuore fulminante. Non era stato stabilito quale fosse stata la causa scatenante. Kingsley Shacklebolt l'aveva trovato riverso sul materasso, il viso contratto in una smorfia di orrore allarmato. Stringeva in mano una pergamena che era stato arduo sfilare dalla sua presa irrigidita dalla morte. Quando avevano avuto successo nell'intento, l'avevano dispiegata per appurare che era un pezzo di carta vuoto. All'inizio Remus Lupin aveva supposto stesse scrivendo una lettera a qualcuno. Setacciando però l'alloggio non avevano rilevato indizi che indicassero il Ministro della Magia stesse componendo una lettera. L'ex professore riteneva fosse una circostanza sospetta, ma Kingsley liquidò il suo dubbio ricordandogli che c'erano questioni più urgenti da risolvere. Come la nomina di un nuovo Ministro della Magia alla quale non gli era consentito partecipare. In situazioni di conflitto erano i maghi anziani della nazione che deliberavano normative e designavano ministri speciali. La metà di questi era stata abbindolata, eliminata o diversamente controllata dal nemico. I pochi che erano rimasti erano coetanei di Albus Silente. Fu proprio quest'ultimo a proporre Sturgis Podmore.
Remus era stato un suo allievo e non conservava una buona memoria di lui. Probabile fosse da attribuire alla sua abitudine di disobbedire alle modalità di esecuzione dei compiti. Non era uno a cui piacesse studiare assiduamente e i suoi voti erano sempre stati mediocri. Le sue conoscenze le aveva acquisite tutte sul campo, non di sicuro con l'aiuto del professor Podmore. Ricordava i favoritismi di Sturgis nei confronti di coloro che si sbilanciavano a sperimentare nelle Arti Oscure. La sua era un'attrazione perversa, come un bambino che è rapito dalla fiamma, la attraversa con la punta delle dita e ne rimane scottato. Fino a che non aveva rischiato di essere radiato dall'albo degli insegnanti per l'incidente di Mirtilla Malcontenta del quale la sua classe era stata sospettata. Non era colpevole ma la responsabilità sarebbe ricaduta su di lui se avessero scoperto qualcosa. Remus aveva subìto uno dei momenti più umilianti della sua vita quando i suoi effetti personali erano stati perquisiti e un Auror aveva indugiato un minuto di troppo sulle sue catene d'argento. Le parole gli si erano impastate sulla lingua ed era ammutolito dall'imbarazzo. La McGrannitt aveva delucidato privatamente la guardia sulla natura del loro uso. Lo stress provocato in Podmore dall'assassinio di Mirtilla lo indusse a lasciare la scuola per un mese. Al ritorno era dimagrito e pareva aver adottato uno stile di vita ascetico, in completo disprezzo per la magia. Era stato semplice per Remus superare gli esami di fine anno. Il professore era ormai indifferente agli incantesimi.
Era surreale che ad un individuo del genere fossero affidate le redini di una comunità magica in rapido sfaldamento. Il cervello di Remus aveva pulsato in una scarica d'allarme quando era stato nominato. Non capiva lo schema di Silente. Perché scegliere un Podmore invece di un Kingsley? Voleva combattere il nero col nero? Ma Sturgis era in pensione da un secolo, a meno che... Lupin tremò leggermente di fronte a questa supposizione.
A meno che non fosse un burattino nelle mani del preside di Hogwarts.
Bevve il suo caffè tutto d'un sorso. Non gli era mai sembrato così amaro.



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Lucius Malfoy non amava essere contraddetto e, in generale, gli erano avversi i cambiamenti imprevisti.
Quando gli era stato messo sulla scrivania l'ordine di sgombero dal segretario del Ministro aveva stentato a crederci. Come era possibile? Scrimgeour era trapassato solo da un giorno. Chi l'aveva rimpiazzato? Aveva riletto parecchio il foglio diplomatico, la firma in calce riportava soltanto: "Ministero della Magia". I suoi nervi si erano tesi come corde di violino. Puzzava di complotto. Si meravigliava fosse arrivato sotto forma di attacco frontale. Chi era il nuovo arrivato? Era assurdo pensare fosse Silente in persona. Era un tipo di uomo che prediligeva muoversi nell'ombra invece che piazzarsi in prima linea.
Aveva abbandonato il suo ufficio fiducioso di potervi ritornare. Doveva accertarsi che identità avesse il nuovo Ministro. Non poteva andarsene a testa bassa come un normale impiegato. In fondo era lui che offriva un servizio al Ministero servendolo e non viceversa.
Mentre Lucius si avvicinava alla sede centrale vide dall'alto delle logge che circondavano la fontana dorata del ministero un viavai di Auror ed esecutori del Wizengamot. Stavano identificando le persone maledette ed annullando i corrispettivi anatemi.
Sorrise d'indulgenza. Aveva già visto simili scene in passato, ma era accaduto quando i Mangiamorte erano deboli e sull'orlo del tramonto. La loro guida aveva avuto altro a cui badare ed erano caduti facilmente preda delle retate. Questa volta sarebbe stato differente.
Un vecchio dai capelli radi si intravedeva dalla fessura della porta d'ingresso nell'ufficio del Ministro della Magia. Era intento ad esaminare delle scartoffie. Negò con il capo e le strappò decisamente. Aveva un che di famigliare.
Bussò forte per attirare l'attenzione.
- Avanti.
Il vecchietto alzò gli occhi grigiastri su Lucius.
- Non avrei mai immaginato di vivere tanto a lungo da vederti invecchiato, Lucius. – Lucius Malfoy non aveva un profilo comune. Pur essendo inglese da generazioni aveva mantenuto le caratteristiche peculiari del suo ceppo originario. La chioma platino argentata e le iridi fredde come il vento del Nord tradivano la sua unicità. Era impossibile non riconoscerlo a distanza di tempo.
Sturgis Podmore saggiò il suo stupore con compiacenza. Era palese che il Malfoy stesse facendo mente locale per capire chi avesse dinanzi.
Un bagliore.
- Professor Podmore? – spiccicò Lucius immensamente stupefatto. Non si era seppellito in un'isola? Penò nel mascherare il suo totale sconcerto. Il danno ormai era fatto. Il suo stupore era stato largamente recepito da Sturgis che continuava a sorridergli, sornione.
- La sua nomina è stata improvvisa. – e non annunciata, avrebbe volentieri aggiunto il Malfoy.
- Se si è in stato di emergenza, le procedure non vengono rispettate nella maniera classica. – gli ricordò pacifico.
Mpf. Lucius avrebbe desiderato conoscere l'artefice del suo prelievo dal buco in cui aveva vegetato. L'affare era serio. Podmore non era un fantoccio qualunque. Aveva avuto dei problemi ad Hogwarts in passato, però poteva ipotizzare che non era stato inattivo su un pezzo di terra battuto dal mare e dai venti. Aveva sempre sofferto delle restrizioni della scuola su certi tipi di magia. E se avesse continuato a praticarla indisturbato? Non poteva escluderlo. I pensieri vorticavano alla velocità della luce nel suo cervello e non capiva a quale dare retta.
Se fosse stato ragguagliato sulla verità, il mare in tempesta dentro il suo petto si sarebbe appianato.
- Sono qui per l'ordine di sgombero. – dichiarò Lucius, imponendosi decoro. Le scenate non erano nel suo stile. Tom gli aveva assegnato un incarico e doveva portarlo a termine fino in fondo.
- C'è un punto che non ti è chiaro? – era una ironica domanda retorica. Ma guarda, Podmore non aveva perso il suo senso dell'umorismo.
Era stato un suo ottimo alunno ad Hogwarts. Lo aveva tenuto in considerazione finché l'incidente di Mirtilla Malcontenta non aveva gettato discredito sulla sua persona. Ovviamente era al corrente su chi fosse il vero colpevole, infatti non aveva preso le difese della sua classe. Questo aveva ferito tutti quanti, soprattutto Lucius che aveva un rapporto intimo con lui per la sua posizione di capoclasse. All'epoca l'aveva condannato senza riserve come solamente i ragazzi sanno fare. La vigliaccheria del professore in confronto a quella di Lucius anni dopo aveva un accento interamente opposto. Podmore se ne era lavato le mani per salvare se stesso, lui aveva rinnegato l'appartenenza ai Mangiamorte per il bene della sua famiglia. Non si biasimava affatto per questo.
- L'unico punto che non mi è chiaro è il motivo della sua presenza qui. – confessò Lucius inaspettatamente. La sua eccessiva schiettezza dimostrava quanto poco stimasse l'avversario.
- Potrei arrestarti per la tua affermazione, - lo scandagliò con lo sguardo – comunque, stiamo, come dire, avendo un ricambio di personale.
- Temo non vi riuscirà. – era un fasullo dispiacersi quello di Lucius.
- Perché mai? – Podmore non era partecipe. Certo, eseguiva pure lui delle direttive. Le lamentele del vice di Voldemort erano brezza estiva per le sue senili orecchie.
- Siete troppo sicuri di voi ora. – il Malfoy usciva di scena ma circolavano individui insospettabili non pilotati dalla Maledizione Imperius che erano dalla loro parte. Inoltre, Augustus Rookwood, ex Indicibile, aveva metà del Dipartimento dei Misteri nelle sue esperte mani. Era questa la sezione veramente influente nel Ministero.
Quella non era la mitica battaglia delle Termopili. Si giocava sui numeri e questi dicevano che i Mangiamorte erano in vantaggio. Per il momento.
Nell'aver pronunciato quella frase Lucius poteva giurare di non confidare nemmeno lui nelle loro forze. Tuttavia in guerra è vitale bluffare per vincere ed era alquanto scafato in questo mestiere.
- Vedo che la tua supponenza nel difendere le tue tesi non è poi così cambiata negli anni, ragazzo. – lo punse sul vivo Sturgis.
Lucius si inumidì le labbra per contrattaccare, tuttavia si riprese immediatamente. Era da incauti dare mostra delle proprie debolezze davanti a qualcuno che poteva trasformarle in armi contro di lui e i Mangiamorte.
- Le auguro una buona giornata, signor Ministro. – lo salutò Lucius con il volto disteso, gli occhi di ghiaccio imperscrutabili tornati alla loro abituale indifferenza. Non gli avrebbe servito la soddisfazione di vederlo sconfitto.
Girò sui tacchi e se ne andò regalando un lieve cenno a Yaxley che stava spingendo un carrello di documenti verso l'ufficio del Ministro.



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Ginny si era ammalata proprio durante la settimana in cui sarebbe dovuta rientrare ad Hogwarts. Era stata imprigionata nella sua cameretta con un febbrone da cavallo. Ora la temperatura era diminuita e sostava su un trentasette e mezzo da quel pomeriggio.
Sul baule ai piedi della testata del letto giacevano sparse diverse lettere dei suoi ammiratori che si informavano sulla sua salute, alcune lagnanti di Blaise Zabini (perché i Serpeverde erano così insistenti?) e nessuna di Harry Potter. Doveva ammettere con se stessa che ci era rimasta male. Era vero che non era stata un mostro di correttezza con lui, visto che chiacchierava ancora con Blaise in quanto amico e che ci era scappato un bacio in quanto furbo amico. Però, avrebbe potuto scriverle due righe minuscole per pura cortesia.
Il mal di testa accrebbe. Ginny buttò il piumone di lato, afferrò la vestaglia di lana e si sedette sul bordo del davanzale interno che dava su una finestra ad oblò. Ebbe una leggera vertigine per colpa del suo alzarsi repentino. Si sentì la fronte con il palmo della mano. Sbuffò. La febbre probabilmente stava risalendo.
Non è che non fosse interessata ad Harry, è che la sua serietà la spaventava. Lei era una ragazza spensierata e nell'ambiente scolastico era consona comportarsi in maniera superficiale. Non che fosse una sciocca, è che gli piaceva dare quell'idea di sé così da essere capace di mimetizzarsi con la massa dei suoi compagni, percepirsi una di loro, un'appartenente al gruppo. Salvo dopo far restare tutti di stucco mentre inviava una frecciatina velenosa o esternava un'osservazione arguta all'insegnante.
In casa era stata sempre una bambina giudiziosa. Copriva le marachelle dei fratelli da quando aveva padroneggiato parola, si occupava di loro (e dei loro compiti), e infine aiutava la madre in cucina dall'età di otto anni. Nel momento esatto in cui aveva cominciato ad andare a Hogwarts, era stata irremovibile nel voler chiudere le sue responsabilità fuori dalla porta. Aveva eluso cariche importanti per vivere in pace e tranquillità dentro quelle mura paradisiache.
Come spesso accade quando uno è in cerca di quiete, questa aveva tardato e perseverava ad arrivare. L'amore, o un abbozzo di questo, le aveva scombussolato il cuore sin da subito. Harry Potter era stato solo il primo di una lunga serie di infatuazioni "non consumate" e "consumate".
Curioso adesso fosse tornata all'origine, prendendosela per il fatto che il Prescelto non la calcolasse. Forse per la ragione che in precedenza non aveva pensato precisamente a lui come persona. Era stata intrigata dalla sua aura da personaggio famoso e si era fermata alla scorza, non preoccupandosi di sbucciarla. Con i problemi ormonali e l'egocentrismo a cui sono soggetti i sedicenni come è sperabile scavino nella personalità altrui? È un'impresa impossibile.
Ginny era stata tentata di fare sul serio con Blaise ma c'era stato qualcosa che l'aveva bloccata. Non capiva con esattezza cosa fosse, in ogni caso esisteva. Dunque aveva rotto con lui nonostante il suo corpo le inviasse segnali eloquenti quando lo incrociava per i corridoi. Si era imposta mentalmente di resistere, pur se aveva ceduto miseramente un paio di volte di cui non andava fiera.
Harry era parso attratto da lei però proprio a causa di queste "volte" in cui Ginny aveva perso il lume, si era disinteressato in un battibaleno. Probabilmente la considerava una poco di buono, si rattristò imbronciandosi.
Udì di sotto la madre che strepitava se si fosse misurata la temperatura. Lei gridò di rimando di sì, mentendo. Roteò gli occhi. Non era più abituata a stare alla Tana a lungo. Era stata una terza settimana d'inferno, attorniata dalle premure assillanti di Molly.
Guardò distrattamente oltre il vetro la neve che celava le distese di campi che circondavano la casa. Dal nulla apparve un puntino nero in uno dei campi che circondava l'abitazione. Ginny aguzzò la vista per scoprire che si trattava di una persona in carne ed ossa... e con gli occhiali! Harry!, strillò nel suo cuore sbattendo gli occhi. Era la febbre che le generava visioni?
Un secondo puntino comparì nel bianco accecante e granuloso. No, i suoi deliri non le avrebbero mai mostrato una ragazza al seguito di Harry.
Aggrottò le sopracciglia, affannandosi a comprendere.
I capelli inconfondibili rivelarono una Hermione Granger fucsia in volto per l'irritazione.
Harry continuava a camminare a grandi falcate, maldestre per la neve profonda, verso casa sua. Hermione gridò qualcosa che non riuscì a distinguere. "Ino?" La conclusione di un nome? Un aggettivo?
Il ragazzo arrestò la sua corsa, voltandosi dalla sua parte. Lei lo raggiunse e gli pose incerta una mano sul braccio. Lui se ne liberò immediatamente, sgarbato.
Che ci facevano quei due assieme a casa sua? Hermione Granger non stava insieme a Draco Malfoy da un pezzo, tanto che solo quel babbione di suo fratello l'aveva capito per ultimo?
Perché stava mettendo le mani addosso al suo ex? Ginny si tormentò il labbro inferiore.
Chissà per quale arcano motivo gli adolescenti ritengano che il mondo ruoti sempre intorno a loro.



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Mentre Molly spolverava si era aperta di scatto una panca a molla rivelando il suo dimenticato contenuto. Le tinte erano quelle vivaci di una coperta di lana grossa realizzata a mano.
Sorrise di ricordi sepolti nelle pieghe del tempo. Si chinò per svolgere la sua decorazione. Non era ancora l'ora di cena e poteva dedicarsi un po' a se stessa.
Era una coperta patchwork che raccontava una storia..
Nei tondi erano raffigurati separatamente un castello tornito di torri, una modesta folla di bambini in divisa, il cappello parlante, due bimbe che parlottavano, le stesse che si imbattevano in una terza bambina e la loro crescita insieme. Nell'ultimo era riportato il simbolo irlandese del Claddagh. Significava amicizia, amore, lealtà. Ciò che rappresentava la coperta era difatti il racconto dell'amicizia tra Lily, Narcissa e Molly. Quest'ultima ne aveva regalato esemplari simili a ciascuna di loro per conservarne la memoria. Aveva impiegato tre anni ad ultimarle. Non poteva prevedere che di lì a poco si sarebbero perse di vista.
Scommetteva che Lily ci si fosse avvolta ogni volta che stava male ed invece Narcissa l'avesse riposta con molta cura in soffitta. Aveva apprezzato il pensiero ma quel tipo di coperte non erano il suo stile.
Molly l'aveva utilizzata spesso come copriletto. La panca in cui la custodiva era nel soggiorno sotto ad un vasetto di fiori e un centrino ad uncinetto. L'aveva riposta quando era morta Lily.
Stese la trapunta sul sofà passando la mano sulle raffigurazioni come se potessero trasmetterle le memorie appannate.
Molly era sempre in petulante cicaleccio nel corso delle lezioni del primo anno. Giornalmente era punita dagli insegnanti intransigenti. Lily la inceneriva sempre con le sue occhiatine spazientite. La piccola Prewett le si appiccicava come una pignatta. Trovava Evans bellissima e bravissima, quindi aveva stabilito dovesse diventare sua amica in qualche modo. L'unico mezzo con cui avesse dimestichezza era la chiacchiera e Lily all'inizio cercava di schivarla con ogni strategia. Provava una fitta al cuore quando dimostrava la sua aperta disapprovazione. Era stata gelosa come una biscia di quel ragazzo alto e allampanato dagli unti capelli neri con cui lei trascorreva di solito la sera: Severus Piton.
Poi un giorno, senza preavviso, Molly non aveva parlato più. Era taciturna durante le spiegazioni e rimaneva in Sala Comune assorta nei suoi pensieri. Lily aveva osservato il suo radicale cambiamento con sgomento. Si era abituata a quel ciangottare che riempiva l'austera atmosfera di Hogwarts.
- Ehi, ti è morto il gatto? – le aveva chiesto ad abrupto una mattina nel loro dormitorio. Molly aveva sospirato enfaticamente e aveva sputato il rospo: - Sono innamorata.

La Sinuosa Linea del Serpente - The Sinuous Line of the SnakeDonde viven las historias. Descúbrelo ahora