§ Capitolo Sedicesimo §

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Tom Riddle la osservava, pensieroso. Bellatrix Lestrange stava eseguendo le sue disposizioni alla lettera. Le bloccò le mani distrattamente, fissandola perplesso. Era dedita a lui fino al midollo, si sarebbe gettata in qualunque palude per salvarlo, avrebbe spazzato via decine di babbani se solo lui l'avesse desiderato. Eppure si sentiva oppresso in sua presenza. Da quando non tornava a casa da suo marito? Settimane, mesi. Fedele e morbosa.

Lord Voldemort ridusse gli occhi a due fessure indagatrici. Quanto poteva fidarsi di lei? Dopo il brusco abbandono di Lily e l'annuncio della profezia che riguardava il figlio di James Potter, non ancora nato a quanto sapesse, si era trascurato e aveva trascurato i suoi compagni come mai prima.

Bellatrix lo aveva accudito amorevolmente, consolato e svolto le questioni più urgenti. Non nascondeva di essere stato lusingato da un simile trattamento. Lui stesso non era stato consapevole fino a quell'istante della serietà del sentimento della donna nei suoi confronti. I timori di sua moglie Lily erano stati fondati.

Per Tom era un'esperienza nuova. Era l'unica dei suoi seguaci che l'aveva sostenuto in quel periodo. Gli stessi suoi amici avevano le loro gatte da pelare e non avevano avuto giustamente tempo per stare dietro ai suoi problemi personali. Lucius aveva il primo figlio in arrivo e Severus era assistente di un professore di Pozioni ad Hogwarts.

Nonostante la Lestrange pendesse dalle sue labbra, non era un ragazzino. Il suo cuore apparteneva a Lily. La sua anima, il suo corpo, il suo sangue urlavano per il desiderio di rivederla, anche se per un unico attimo. La mora era conturbante, focosa, ma aveva soggezione nei suoi confronti e lo assecondava.

Lily non aveva paura di lui. Bellatrix ne aveva un reverenziale timore.

L'istinto gli mormorava di stare all'erta. Era indubbiamente pericolosa. Se un'azione non rientrava nella sua ristretta scala del normale, assumeva un'espressione stranita o si ritraeva offesa. Se avesse alzato troppo il tiro, si sarebbe trovato in un vicolo cieco. Le sue reazioni erano imprevedibili. Restare con lei ancora un po' avrebbe significato essere coinvolto nella sua pazzia quotidiana. Si convinceva di avvenimenti o cose che non esistevano. Autoalimentava il suo astio per il mondo babbano inveendo contro di loro tra sé e sé. Spesso la coglieva a parlare fluentemente da sola e Tom spariva in fretta, agghiacciato da cotanto spettacolo.

Non sarebbe durata tra loro.

Era serena e pacifica soltanto quando le veniva comandato qualcosa. Sorrideva, sussiegosa.

Non gli piaceva essere soddisfatto in tutto e per tutto. Gli dava inquietudine, come se fosse di fronte ad una sorta di automa. Non c'era confronto, dialogo o lite. Per quanto lo amasse e lo adorasse, Bellatrix rimaneva comunque un surrogato. Uno scalcagnato palliativo.

Lily era sempre stata una spalla energica, una testarda consigliera e amica.

Forse quella Morrigan gli si addiceva più di quanto fosse in grado di ammettere.

La fuga dell'amata aveva aperto una ferita devastante nell'inconscio di Tom. Il suo equilibrio era svanito. Colpiva a caso, per puro sfogo. Aveva annullato parecchie iniziative anti-governative per vagare senza meta tra i boschi, lo sguardo vacuo e perso in pensieri privi di ritorno.

Non aveva mai avuto nessuno che fosse stato tanto a lungo al suo fianco nella sua vita intera come Lily. Ne era uscito annientato. Non esisteva sfida magica o incantesimo ricevuto che ne reggesse il paragone. La donna gli mancava come l'acqua al deserto.

L'aveva trascurata. Si erano trascurati. Aveva permesso alla sua stessa ambizione di inghiottirlo in un gorgo abissale. Consegnarsi all'Ordine della Fenice era stata una mossa scaltra da parte della moglie. Anche da potenziale "nemica" ponderava con intelligenza le sue scelte. Sapeva bene come fargli del male.

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