§ Capitolo Decimo §

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Ufficialmente lui, Arthur Weasley, non aveva mai incontrato il suo fratellastro, Nicholas Weasley. In realtà, "fratellastro" non era il termine che lo identificava ai suoi occhi. Era l'amico d'infanzia di Lily Evans, che per caso era anche suo conoscente.  Nessuno era a conoscenza dell'antico legame tra i tre. La segretezza era dovuta al fatto che la famiglia Weasley aveva disconosciuto Nicholas in quanto Mago No. Un incapace. Una vergogna da oscurare. Il fratello era stato tolto dal loro albero genealogico. In pochi erano a conoscenza della loro "macchia". Era una condizione innaturale.

Nicholas aveva frequentato il primo anno di Hogwarts quel tanto che era bastato per rendersi conto del suo handicap. Il mondo magico in cui era vissuto sin dalla nascita non era adatto a lui. Un destino crudele, se ci si soffermava a pensare. Era stato trasferito in una scuola babbana esclusiva, però era fuori dal giro. Da bambino alquanto remissivo e taciturno, aveva cercato di lenire la pena del non essere accettato tra i suoi simili buttandosi a capofitto e con estrema dedizione in qualsiasi compito intraprendesse. Il desiderio di emergere lo guidò ben presto a laurearsi in giurisprudenza e a rientrare con pazienza nell'universo da cui tempo prima era stato estromesso. Era diventato avvocato, uno tosto, di quelli che non si arrendono e combattono fino all'ultimo, giusta o sbagliata che sia la causa. Tra i maghi quelli del suo mestiere venivano chiamati "Thorns", che nel futhorc* anglosassone significa "spine", dato che per sistema magico semidittatoriale erano pungenti e fastidiosi proprio come le spine di una rosa. E Nicholas aveva una dote innata nel far divenire verdi di bile le facce idiote dei componenti del Wizengamot.

Del resto non potevano farne a meno, sarebbero stati accusati di negare diritti legittimi ai cittadini. Un errore madornale: dovevano conservare una parvenza di legalità.

Peccato che il numero dei Thorns fosse misero e che in quel periodo di efferate stragi e omicidi l'unico statale fosse Nicholas. Allucinante, ma gli altri avvocati erano vecchi quanto basta da capire quando fosse necessario tirarsi indietro. Certo, il Weasley non vedeva di buon occhio l'operato del Ministero, ciononostante possedeva sufficiente lucidità mentale da comprendere che non si sarebbe rovesciata in quattro e quattr'otto un'istituzione che permaneva da secoli. Attraverso una catena di assassinii, per giunta. Uccidendo famiglie di potenti personaggi babbani in contatto con il mondo della magia, che cosa si augurava di ottenere Lord Voldemort? Gloria? Riconoscenza? Giustizia?

Arthur digrignava i denti  quando Nicholas si imbarcava in questi discorsi provocatori. Voldemort, comunque la mettesse, rappresentava una soluzione. Il cambiamento doveva avvenire, non aveva importanza in che maniera.

Il fratello si accalorava e allentava il nodo della cravatta, proferendo secco e perentorio a voce elevata : - Non può esserci un cambiamento senza un mutamento di mentalità. Allo stato attuale delle cose non è possibile.

Il signor Weasley sorrise amaro a quel ricordo. Si era sentito a disagio di fronte a Nicholas. Malgrado fosse stato più piccolo d'età, aveva avvertito una sorta di inferiorità nei suoi confronti per quasi tutta la vita. Quasi. Ah, sì. E non si sarebbe perdonato finché avesse respirato quell'assaggio di superiorità su Nicholas. Era stata una frazione di secondo. La notte in cui era accaduto, Arthur si era visto in uno specchio e...quello che vi aveva scorto non gli era piaciuto. Affatto.

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Nicholas fissava lo sguardo fermo, i suoi occhi cerulei, sul viso di Lucius Malfoy.

- Non rispondete?

- Mi state accusando di una faccenda di cui io sono perfettamente all'oscuro. - dichiarò senza scomporsi.

La Sinuosa Linea del Serpente - The Sinuous Line of the SnakeWhere stories live. Discover now