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Siamo ufficialmente in Connecticut, e questo significa che non posso più fare finta di niente. Rinsaldo la presa sul braccio di Blake, mentre mi stringo di più al suo corpo maledicendo il cambio automatico. Lui mi lascia distrattamente un bacio sui capelli, sospira e in tutto non ciò non schioda gli occhi dalla strada. Ne sono segretamente felice: se lo guardassi in faccia il groppo che sento in gola rischierebbe di sciogliersi facendomi scoppiare a piangere; ho resistito finora, non posso arrendermi una volta in Connecticut.

Abbasso le palpebre, prendo un bel respiro, deglutisco, e cerco di far vagare la mia mente verso luoghi più sicuri. La cerimonia del diploma, per esempio: la festa nel giardino di Portal Road, la signora Wilson che mi regala la copia della biblioteca di "Tess dei D'Urbervilles" dicendo che "ormai non lo leggerà più nessuno", il bicchiere di spumante che il dottor Darcy mi ha passato di nascosto, il discorso di Simon pensato appositamente per mettermi in imbarazzo. Jane arrivata in tarda serata dalla sua festa, insieme a Daisy e Alex; la stessa Jane sparita misteriosamente insieme a mio fratello dopo qualche minuto e... Blake che elude le domande della nonna e riesce a portarmi via, a casa sua, per una notte intera. Sento immediatamente gli occhi bruciare, quindi faccio prendere una strada diversa ai ricordi.

Penso all'estate appena passata, la migliore della mia vita: ai bagni nel lago dietro casa, le gare di tuffi tra Simon e Jane, le passeggiate chilometriche insieme a Belle, le mie corse in bici, le temperature insolitamente alte, Andrew che si rifiuta di indossare i pantaloni e gira in mutande per casa, la nonna che lo insegue ma, dopo aver sbuffato sonoramente, torna a piantare girasoli nella sua serra, i barbecue, le gite fuori porta, Blake che alla prima occasione mi trascina a Wells per andare al mare, che mi rapisce per una settimana intera, che mi fa ridere, e mi bacia, e mi riporta a letto due, tre, quattro volte...

Dio Santo, devo smetterla.

Sbuffo e mi rannicchio ancora di più contro il sedile dell'auto, per tutta risposta il mio ragazzo mi lascia un altro bacio sui capelli, da quando siamo partiti in realtà non ha fatto altro. Ho salutato Simon e Jane ieri sera, sono partiti per Burlington questa mattina presto e, per quanto mio fratello volesse accompagnarmi di persona a Yale, l'ho fatto rinsavire: anche per Jane comincia una nuova avventura. Cinque ore fa, invece, è stato il turno della nonna, del dottor Darcy e di Andrew. Dopo aver caricato nell'auto di Blake l'ultimo scatolone, ho abbracciato tutti e tre, facendo finta di non notare Hortense intenta ad asciugarsi le lacrime col grembiule da giardinaggio macchiato di terriccio. Andrew non l'ha presa bene, affatto, il dottor Darcy l'ha dovuto staccare da me mentre stava ancora piangendo e sebbene abbia ricevuto un colpo al cuore, Blake ha pensato bene di farmi salire in auto all'istante, prima di avere un qualsiasi tipo di ripensamento. Poi si è ammutolito, non una sola parola per ben cinque ore.

Una volta a New Haven il mio stomaco comincia a fare i salti mortali, non appena vedo i primi edifici in mattoni scuri del campus, poi, anche i polmoni cominciano a dare forfait. Quando Blake parcheggia, sento le gambe diventare improvvisamente di gelatina. Sto morendo, è ovvio.

« Rosie?» sussurra dandomi l'ennesimo bacio. «Dobbiamo scendere.» afferma stranamente tranquillo. Aspetto almeno due minuti, prima di decidere di smetterla di fare la codarda, di lasciare il suo braccio, aprire la portiera e mettere piede nel campus. Devo dire che l'aria fresca riesce a farmi stare un po' meglio, o sarà la frenesia trasmessa da tutti gli studenti che camminano nei vialetti, che studiano sul prato, che entrano ed escono dalle enormi porte in legno scuro come se andassero incredibilmente di corsa. La cosa buffa ed inquietante, però, è che le lezioni non sono nemmeno cominciate. Blake mi raggiunge, afferra immediatamente la mia mano e la stringe, ma ancora non mi guarda in faccia. « Avanti, troviamo la tua stanza.»

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Il campus dell'università di Yale è composto da quattordici colleges residenziali, secondo l'email che il comitato di ammissione mi ha mandato pochi giorni fa, a me è toccato il Timothy Dwight, che è esattamente uguale a tutti gli altri ma ha un nome diverso. Grazie ai cartelli Blake ed io raggiungiamo in fretta l'edificio e poi, su indicazioni balbettate di un paio di ragazze incredibilmente rosse in viso di fronte al mio ragazzo, arriviamo alla mia stanza.* Uso la chiave ritirata presso la reception d'ingresso e una volta varcata la soglia tiro un sospiro di sollievo: non è né un buco né una suite, ci sono semplicemente due letti attaccati alle due pareti laterali (quello di destra è già sistemato con una trapunta e dei cuscini color rosa cipria), due comodini nel mezzo (su quello di destra c'è un libro dalla copertina scura è l'aspetto pesante), due scrivanie e due armadi (suppongo che quello di destra sia già pieno).

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