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Sono confusa, non capisco: fino ad un'ora fa stavo morendo di caldo, ora invece ho addirittura la pelle d'oca. La luce accecate che mi colpiva il viso sembra sparita, così come il bruciore che sentivo a fior di pelle, suppongo che il sole sia stato coperto da delle nuvole, anche se ero abbastanza sicura che in California non piovesse mai. Degli schiamazzi provenienti dalla piscina mi costringono ad aprire gli occhi e, non appena sollevo le palpebre, tutti i tasselli del puzzle tornano al loro posto. Mi sono addormentata mentre cercavo di prendere il sole, Blake era al mio fianco, ora sembra sparito mentre io sono stata spostata all'ombra del portico, probabilmente dal mio ragazzo iperprotettivo in previsione di una mia praticamente certa ustione solare. Le urla e le risate che sento, invece, sono opera di Jane e Simon intenti a tentare di affogarsi a vicenda in piscina. Li osservo per qualche secondo, prima di alzare un sopracciglio scettica, visto che questa è solo una scusa per toccarsi senza doversi assumer alcun tipo di impegno: sono impossibili. Mi metto seduta composta e poso i piedi sul pavimento in pietra, prima di strofinarmi gli occhi ben consapevole del fatto che dopo questo pisolino non programmato non sono affatto più riposata, ma nervosa. Questa notte non ho chiuso occhio a causa di un incubo, e della consapevolezza che mi sarebbe bastato raggiungere Blake dall'altra parte della casa per far passare la paura e l'ansia, cosa che però non ho fatto; persino ora è sparito. D'improvviso decido di alzarmi, di recuperare il mio vestitino bordeaux abbandonato sullo schienale della sdraio e di indossarlo per partire alla ricerca del mio ragazzo: ho bisogno di un suo abbraccio, ne ho bisogno più di quanto sia normale.

Eppure non lo trovo. Cerco in tutta la casa, godendomi la frescura dell'aria condizionata e rendendomi conto, non appena passo di fronte ad uno specchio, di essermi leggermente bruciata spalle, gote e naso. Dopo aver alzato gli occhi al cielo raggiungo la cucina, convinta che se non troverò Blake per lo meno individuerò Marisòl e le chiederò se l'ha visto. Ma non è la governante ad accogliermi, bensì Daisy: seduta sul grande bancone in marmo scuro, mastica lentamente un minuscolo spicchio di mela, mentre su un piattino al suo fianco ne sono sistemati almeno altri venti delle stesse dimensioni. Come ha fatto a dividere una mela in così tante parti? I suoi occhi azzurri sono fissi sul paesaggio esterno visibile dalla finestra, ma non appena si sente osservata si volta per vedere di chi si tratta. Non mi sfugge il suo sospiro di sollievo nel vedere me. E non Alex, suppongo.

« Rose!» esclama sorridendo, subito dopo finisce lo spicchio, scende dal bancone e fa sparire il resto nella spazzatura come se niente fosse.

Non mi sfugge niente e non sono stupida, eppure decido di farmi gli affari miei, perché ho come l'impressione che quel sorriso si trasformerebbe in una smorfia se provassi a dirle qualcosa.  « Non volevo disturbarti, stavo cercando Blake.» esordisco, cercando di sorridere ma non riuscendoci.

« Credo sia al campo da basket insieme ad Alex. Vieni, ti ci porto io.» si offre, per poi prendermi a braccetto e condurmi di nuovo al giardino sul retro. In silenzio camminiamo per almeno cinque minuti, mentre il sole batte impietoso sulla mia pelle arrossata e nella mia testa cerco un argomento di conversazione che non implichi le mele, cosa improvvisamente impossibile. Per fortuna però, è Daisy la prima a parlare. « Non dire a nessuno quello che hai visto, per favore.» sussurra, seria come non mai.

Incapace di fare altro mi blocco, lei fa lo stesso, ma quando siamo una di fronte all'altra evita il mio sguardo. « Stai bene?» chiedo prendendo coraggio.

Daisy annuisce e, dopo aver sospirato, torna a fissare i suoi occhi nei miei e a sorridere. Una maschera, quel sorriso è una maschera. « Io... suppongo che Jane te l'abbia detto.»

Annuisco imbarazzata. « Mi dispiace...»

« Non importa, davvero. Però voglio che tu sappia che non ci sono ricaduta, in nessun modo, e non ho nemmeno perso peso.» si interrompe, prima di alzare gli occhi al cielo ed imprecare sottovoce rivolta a se stessa. « Non dire nemmeno questo, non dovrei pesarmi da sola. Se Alex lo sapesse...»

Flecks Where stories live. Discover now