24.

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Ho la gola secca. Continuo a deglutire ma la situazione non migliora, e non so se sia per la lasagna di ieri, per il fatto che non sono riuscita a bere un goccio d'acqua, a parte quella che ho usato per lavarmi i denti una volta certa che Blake non fosse nei paraggi, o perché sento un gran caldo, nonostante il rumore del vento furioso sia un chiaro segno del fatto che la tempesta là fuori è ancora in corso. Tossisco in un ultimo tentativo disperato, però non cambia niente e alla fine sono costretta ad aprire gli occhi e a fare i conti con la realtà: è mattina. La luce esterna sembra quasi bianca, non si vedono gli alberi del bosco su cui di solito si affaccia la mia camera, non si vede niente se non la neve che precipita dal cielo ad una velocità impressionante. Dentro di me prego perché smetta, visto che una cosa è certa: finché non si placherà rimarrò bloccata qui con Blake.

All'istante, brevi flash di ieri sera cominciano ad invadermi la mente, il vinile di Sinatra fa da sottofondo al ricordo di quel bacio, di quelle sensazioni, dei brividi, per un attimo pare tutto così reale che mi sembra di sentire il profumo di Blake. Poi, come da copione, l'emozione viene stroncata da un altro tipo di ricordo: Blake che mi dice che non può farlo, che mi vede piangere e non fa niente, che mi ascolta inveirgli contro e rimane in silenzio. Penso di odiarlo, anzi ne sono certa: io odio Blake Darcy.

Sospiro soddisfatta e sorrido brevemente, prima di rendermi conto di avere ancora caldo, forse un po' troppo caldo. Il mio cuore fa un balzo, mentre mi volto sull'altro fianco e lo vedo, esattamente come ieri mattina: Blake è sdraiato sul mio letto, il volto rivolto verso la sottoscritta, le labbra leggermente dischiuse, i capelli neri sempre più scompigliati ed un'espressione completamente serena e tranquilla in volto, come se non avesse alcun pensiero per la testa, alcuna preoccupazione, come se quelle di ieri fossero state parole al vento.

Lo fisso iraconda, prima di posare la mano sulla sua spalla e cominciare a scuoterlo. « Blake, svegliati.» gli ordino a denti stretti. Lui mugugna qualcosa, ma invece di fare come gli dico afferra la mia mano e se la porta vicino al petto, tenendola ferma. Non ci deve nemmeno provare. « Blake, apri gli occhi.» continuo, sempre più nervosa. « Svegliati immediatamente.».

Riesco a liberare la mia mano e a ricominciare a scuoterlo, con tanta veemenza che alla fine vedo le sue palpebre sollevarsi ed i suoi occhi verdi guardarmi confusi. « Che succede?» chiede assonnato. Per tutta risposta alzo un sopracciglio e batto la mano ormai libera sul mio copriletto arancione; lui corruga la fronte sempre più disorientato, poi capisce. « Oh cazzo.» mormora, prima di girarsi sulla schiena e di coprirsi il viso con entrambe le mani.

« Ti voglio fuori dalla mia stanza.»

« Rose, mi dispiace.» mormora, ora evidentemente ben sveglio e nervoso.

« Non mi interessa, conto fino a dieci, Blake, poi ti voglio fuori di qui.»

« Rose...»

« Uno.» comincio decisa.

« Non essere ridicola.» borbotta scoprendosi il viso e voltandolo leggermente per guardarmi in faccia.

Lo ignoro. « Due.»

« Cosa hai intenzione di fare, cacciarmi?»

« Tre.»

« Non riusciresti nemmeno a farmi alzare dal letto, e lo sai.».

Alzo gli occhi al cielo sapendo perfettamente che è la verità, ma sono troppo arrabbiata per dargliela vinta e posso fargliela pagare anche senza doverlo minacciare. Non lo degno di risposta, mi scanso le coperte di dosso e mi alzo dal letto, prima di sciogliere i capelli ormai impazziti e di voltarmi verso la porta.

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