Sono un guscio vuoto

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Il mio cervello ci mise un paio di secondi a mettere insieme tutte le informazioni e, quando collegai, scattai in piedi alla velocità della luce. Corsi alla porta e la spalancai, spezzando l'incantesimo di Daghain con la sola forza del pensiero, e mi lanciai fuori, in veranda.

Le braccia di Neacht mi accolsero con affetto e, inspirando il profumo di vaniglia e bosco dei suoi capelli, sussurrai: «Ce l'hai fatta».

La fissai da capo a piedi e, con sommo sgomento, constatai che, a parte un paio di escoriazioni sul volto e una caviglia malconcia, stava bene.

Sporsi gli occhi oltre la sua spalla e, lentamente, li feci correre sulle altre figure che sostavano in veranda: c'era Cian, con un braccio piegato in modo innaturale e una smorfia sul volto; Aodh, con una macchia di sangue sulla maglietta marrone e una mano inerte lungo il fianco; Meaghan, con un profondo taglio sulla guancia; Peig, con i rossi capelli scompigliati e un occhio pesto... e Rían.

Se ne stava in fondo, sulle scale, con lo sguardo attento ma distaccato, un livido violaceo sulla mandibola e una ferita aperta sulla spalla. Nel posare gli occhi su di lui, il mio cuore mancò un battito: «Rían...» sussurrai, e mi gettai verso di lui.

Lo strinsi con forza in un abbraccio, beandomi del suo profumo e ringraziando tutte le divinità esistenti per averlo fatto tornare da me, ma le sue braccia rimasero inerti lungo il torace. Solo dopo un paio di secondi mi strinse a sua volta, e mi parve stranito, quasi impacciato.

Sollevai lo sguardo su di lui e lo fissai con le sopracciglia aggrottate: «Rían, va tutto bene? Sono Rowan, non mi riconosci?».

Il suo sguardo si accese di un bagliore argenteo: «Rowan? Sì, sì certo che ti riconosco, Rowan. Perché non dovrei?» mi domandò, con un sorrisetto ferino.

Mi sciolsi dal suo abbraccio con un sorriso caldo, poi, tornando verso Neacht, le domandai: «Sta bene? Mi sembra... strano».

«Credo abbia solo battuto la testa. L'abbiamo trovato svenuto, per terra... ha combattuto lui contro la fata, praticamente da solo. L'ha messa in fuga» mi rispose la ragazza, rivolgendo uno sguardo carico di affetto alla mia Strega Guida.

Mi rilassai progressivamente e solo quando il terrore di aver perso Rían mi ebbe abbandonato riuscii a guardarmi intorno con la dovuta attenzione.

«Dov'è Artgal?» domandai, cercando il giovane Guerriero dagli scompigliati capelli rossi.

Il silenzio avvolse i sei Guerrieri, e dai loro sguardi bassi e addolorati capii la verità ancor prima che Cian me la sbattesse in faccia: «È morto. La fata l'ha impalato con il ramo di un albero... non siamo riuscirti a liberare il suo corpo dal legno. È ancora nel bosco, incastrato» mi disse in tono duro, senza voler indorare la pillola.

«È per quello che stavamo cercando Daghain. Abbiamo bisogno del suo aiuto» ingiunse Peig, attorcigliandosi tristemente una riccia ciocca rossa sul dito.

Con lo shock ancora impresso sul volto, balbettai: «M-mi ha lasciata qui. Ha detto che doveva proteggere il suo villaggio e se n'è andata».

«So dove trovarla. Andiamo» disse Aodh, serio in volto, procedendo lungo la scalinata della veranda.

Ci incamminammo tutti e sei lungo la strada principale, ed io affiancai Rían, stringendo la sua mano fredda e callosa con la mia, piccola e morbida.

«Come stai?» gli domandai con apprensione, fissandolo con sguardo preoccupato.

Lui mi osservò dal basso verso l'altro, e i suoi occhi grigi, più chiari del solito, mi scrutarono con una curiosità quasi morbosa: «Credo bene. Domani starò meglio, molto meglio. Tu come stai, Rowan O'Brien?».

Stirpe Di StregaWhere stories live. Discover now