L'attacco pt.2

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I miei occhi corsero alla figura che nuotava al mio fianco, e riconobbi la sirena bellissima con il diadema in testa, che mi aveva interpellato poco prima. Sgranai gli occhi, colmi d'orrore, e spalancai la bocca per urlare, ma tutto ciò che ottenni fu inghiottire un'ingente quantità d'acqua, che mi compresse il petto e mi provocò involontari sussulti convulsi. Macchie nere iniziarono ad offuscarmi la vista e, quando la Moruadh parlò di nuovo, la sua voce giunse distorta alle mie orecchie: «Somigli così tanto a Saraid... Ucciderti sarebbe come uccidere lei. È per questo che ti terrò in vita, creaturina» sussurrò, avvicinando il suo volto al mio e accarezzandomi una guancia. Le sue labbra scarlatte aderirono alle mie in un bacio dolce, e un soffio vitale raggiunse i miei polmoni, permettendomi di respirare di nuovo. Mi portai le mani alla gola e tossii, espellendo tutta l'acqua che avevo inghiottito; poi, fissando la sirena che si allontanava rapidamente, strillai: «Dove vai?».

«Mi ritiro, creaturina. I miei soldati stanno morendo, li sento. Un piccolo dio li sta annientando, e io non voglio trovarmi qui quando la sua furia raggiungerà l'oceano» sillabò, per poi aggiungere: «Ti conviene raggiungere la superficie in fretta... è una brutta morte, quella per annegamento» aggiunse poi, ghignando e mostrandomi una fila di denti aguzzi e brillanti come la neve.

La Moruadh scomparve rapidamente dalla mia vista, e io mi affrettai a seguire il suo consiglio, nuotando verso l'alto, anelando l'aria fredda e salmastra nei polmoni.

Quando finalmente riuscii a mettere la testa fuori dall'acqua e a respirare liberamente, mi sentii la persona più fortunata al mondo. Inspirai ed espirai, galleggiando nel gelido oceano di dicembre, e solo quando iniziai a non sentirmi più gli arti dal freddo nuotai verso riva. Mi graffiai sugli scogli ma, troppo felice di essere ancora viva, non feci caso al dolore, e mi sdraiai sulle rocce aguzze, rivolgendo gli occhi alle stelle che mi sovrastavano.

Improvvisamente, una luce accecante illuminò a giorno la notte e un vento bollente mi soffiò in faccia, mentre un assordante boato mi faceva vibrare la cassa toracica. Seguirono quindi gli strilli assordanti e i gemiti stridenti dei Moruadh, che furono polverizzati dalla forza sconosciuta in una manciata di secondi.

«Porca troia» sussurrai, osservando con sguardo incantato i piccoli cumuli di cenere che venivano soffiati lontano dalle forti raffiche di vento oceaniche.

Dolorante ma decisa a scoprire cosa fosse appena successo e, soprattutto, a non congelare ai piedi di una scogliera, mi alzai faticosamente in volo, barcollando e faticando a mantenere una traiettoria retta.

Quando finalmente riuscii a raggiungere la sommità del faraglione, mi accasciai sull'erba, ritrovandomi di fronte ad uno spettacolo alienante: alcune streghe giacevano immobili sul prato carbonizzato, altre si dibattevano debolmente mentre la loro pelle assumeva un colore sempre più violaceo, altre ancora se ne stavano ferme, intente a fissare con una sorta di timore reverenziale una figura inginocchiata fra gli steli roventi.

«Che è successo?» gracchiai, spezzando l'innaturale silenzio che avvolgeva la notte.

Nell'udire la mia voce, la figura carponi sollevò lo sguardo, e un paio di iridi di un grigio brillante si incatenarono ai miei occhi.

«Rowan!» sussurrò Rían, allungando una mano verso di me. Come attratta da una forza invisibile, mi sentii trascinare rapidamente verso il ragazzo, e mi resi conto con stupore che il Guerriero stava usando la telecinesi per attirarmi a sé.

«Sei stato tu, non è vero?» domandai in un soffio, non appena Rían mi ebbe stretta fra le braccia ed ebbe nascosto il viso fra i miei capelli bagnati e aggrovigliati.

«Sì. Ho... ho ucciso in un colpo solo qualcosa come venti Moruadh» gracchiò, con voce roca.

«Cian... Cian mi ha detto che tu eri morta» sibilò poi, «Volevo distruggerli, tutti» aggiunse, e un velo scuro adombrò il suo sguardo.

Stirpe Di StregaWhere stories live. Discover now