Sui monti di Wicklow pt.2

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Aggrottai le sopracciglia e mi guardai intorno, rendendomi improvvisamente conto che il paesaggio era radicalmente cambiato rispetto a prima: ora le ombre regnavano sovrane sulla foresta e, dove prima c'era il dorato colore dell'autunno, ora c'era solo il buio della notte.

«Ma cosa cazzo...» sussurrai, tirando poi fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.

«Le nove? Sono le nove?!» strillai, mostrando il display luminoso ai miei due amici come se fosse un trofeo.

Segnava le ventuno e sette minuti. L'ultima volta in cui lo avevo controllato, ne ero certa, era stato appena prima di subire la prima scossa di energia... alle sedici e venti.

«Com'è possibile che sono passate cinque ore e non ce ne siamo minimamente accorti?» sbottò Labhraidh, camminando in tondo come un animale in gabbia.

«È stato quel maledetto folletto. Quella creatura, quel coso... lui. Cosa ci ha fatto? È come se avesse dilatato il tempo» sbuffò di frustrazione Michan, ma non ebbe risposta alcuna se non il brontolio sonoro del mio stomaco.

«A proposito di cibo...» cominciò Labhraidh «Dobbiamo ritrovare il nostro clan».

«E prepararci ad una sfuriata di dimensioni colossali. Vorranno sicuramente sapere dove diavolo siamo stati fino ad ora» borbottai, pensando al cazziatone che mi avrebbe sicuramente fatto papà.

«Lo vorrei tanto sapere anch'io» commentò Michan, con aria truce, incamminandosi lungo la strada buia che si snodava davanti a noi.

«Qualcuno ha una minima idea di dove si possa trovare il luogo di ritrovo?» domandò dopo qualche minuto Michan, voltandosi verso me e Labhraidh e indicandoci una biforcazione, un centinaio di metri più avanti.

«Merda» sibilò Labhraidh, sbuffando.

«Potrei provare a guardare dall'alto... magari vedo le luci» proposi, togliendomi lo zaino e poggiandolo a terra.

«Libera come il vento!» sussurrai, e senza il minimo sforzo sentii i piedi staccarsi dal suolo.

Mi spostai in alto, sempre di più, ma lo feci con lentezza: era piuttosto buio, e avevo paura di impigliarmi in qualche fronda o di perdere di vista la strada, e con essa i miei amici. Quando fui sufficientemente in alto da sfiorare le cime dei pini con i palmi delle mani, sorrisi: la luna quasi piena, che dal suolo non si vedeva perché la sua luce era offuscata dai fitti rami degli alberi, riluceva alta nel cielo e donava una visuale ottimale dell'intera vallata. Mi presi una manciata di secondi per ammirare la luce argentea che si rifletteva sulle lontane acque di un fiume e rabbrividii a causa del vento gelido che mi penetrava sotto vestiti, poi setacciai la foresta con lo sguardo.

«Cazzo!» sussurrai non appena mi accorsi di alcune luci che si stavano avvicinando molto velocemente al punto in cui avevo lasciato Michan e Labhraidh. Molto probabilmente mio padre aveva reclutato una decina di streghe con le quali si era messo alla nostra ricerca... dopotutto erano cinque ore che eravamo scomparsi senza lasciare traccia.

Mi sfregai le braccia nel tentativo scaldarmi almeno un pochino e tornai dolcemente al suolo, facendomi aiutare da Michan durante l'atterraggio, l'unica parte del volo che mi creava ancora dei problemi.

«Visto niente?» mi chiese Labhraidh, passandomi il mio zaino.

«Sta arrivando qualcuno, ho visto le luci. Sono molto vicini, dovrebbero arrivare...» cominciai, ma fui interrotta da Michan: «...Ora» concluse per me, indicando con il mento una curva in fondo alla strada, dove riuscii a vedere una manciata di figure che ci veniva in contro.

«Michan, Labhraidh! Rowan!» chiamavano delle voci, e capii al volo che mio padre aveva davvero assoldato una squadra di soccorso.

Il primo a raggiungerci, correndo come un forsennato, fu Solamh, che mi stritolò in un abbraccio e disse: «Ci avete fatti preoccupare! Siete pazzi a sparire così?».

Stirpe Di StregaWhere stories live. Discover now